Mente aperta sì, ma senza rinunciare al cervello

In che modo un eccesso di apertura mentale può penalizzarci?
Mente aperta sì, ma senza rinunciare al cervello
Sergio De Dios González

Scritto e verificato lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 08 marzo, 2023

I bambini mostrano spesso delle abilità naturali che non smettono di stupirci. Tra queste, quella di guardare il mondo senza troppi preconcetti; il che garantisce loro una minore resistenza all’apprendimento. In tal senso, i bambini incarnano il paradigma della mente aperta.

Gli adulti, d’altro canto, operano con schemi predefiniti che nel tempo vengono modificati, rivisti o perfezionati. Questi schemi rendono il mondo più prevedibile, e spesso generano una resistenza al nuovo, alimentando la paura del cambiamento. La scienza, in questo caso, ci fornisce ottimi esempi di mente aperta. Copernico, Galileo o lo stesso Einstein sperimentarono la forza che può essere dispiegata da un punto d’appoggio sbagliato, ma valido.

Secondo alcuni studiosi, tali schemi influenzano aspetti importanti come l’educazione e i possibili problemi comportamentali nei bambini che da essa derivano.

Cervello alato

Le prime impressioni

Tornando al livello microscopico, a quello personale, sappiamo bene quanto è difficile cambiare la prima impressione che ci siamo fatti di una persona. Perché? Perché a partire da essa iniziamo a farci delle idee o a formulare ipotesi su ciò che le accade intorno. Un castello di sabbia che comporta un notevole sforzo cognitivo (investimento), ma che non disdegniamo.

In tal senso, ci piace vedere gli altri come esseri coerenti, spazzando via una delle nostre principali certezze: siamo pura contraddizione. Esseri interessati il ​​cui interesse varia. Esseri emotivi il cui umore cambia. Individui con una personalità, che imparano e cercano di adattarsi.

Mantenere la mente aperta significa dunque rinunciare in parte a una posizione in cui ci sentiamo a nostro agio. Significa mettere in discussione ciò che sappiamo e ciò che abbiamo costruito. Se ci siamo fatti l’idea che Pietro è una persona generosa, tenderemo a interpretare le sue azioni come mosse dall’interesse per gli altri. Al contrario, se pensiamo che sia un egoista, tenderemo a interpretare ogni suo atto di generosità come un modo per lavarsi la coscienza.

Qualcuno potrebbe anche pensare che ciò non ha alcuna importanza, perché in fondo, Pietro è quello che è. Tuttavia, la nostra interpretazione del mondo fondata su idee preconcette ha delle conseguenze rilevanti. Ad esempio, nel modo di trattare gli altri. Accetteremo l’aiuto del Pietro che consideriamo generoso e sospetteremo del Pietro che riteniamo egoista.

In tal senso, mantenere la mente aperta ci consente di essere flessibili, disposti anche a operare schemi che abbiamo già adottato. Tuttavia, in che modo un eccesso di apertura mentale può penalizzarci?

Cervello in gabbia

Mente aperta sì, ma senza tralasciare la capacità di analisi

Sono tante le nuove teorie che viaggiano di bocca in bocca, di giullare in giullare e che si dissolvono sotto la lente curiosa e implacabile della scienza. Sono tanti i fenomeni rilevati in un primo studio e che studi successivi non sono più stati in grado di replicare. E altrettanti sono quelli nati da esperienze personali per i quali in seguito ha agito solo un favorevole pregiudizio di conferma.

Ogni anno, inoltre, i media diffondono notizie di persone che hanno abbandonato le cure mediche, riponendo tutta la loro fiducia e speranza in trattamenti alternativi dall’ottimo marketing, ma di nessuna efficacia. Gente con una mente aperta al nuovo e bisognosa di un punto d’appoggio; un’esigenza che la porta a investire il proprio futuro in questo genere di interventi, non supportati da studi seri.

Possiamo dedurne che avere una mente aperta può indubbiamente arricchirci e aiutarci a trovare nuove soluzioni, ma è di scarsa utilità se rinunciamo a essere critici, oltre che prudenti, rispetto a tutto ciò che di nuovo abbracciamo e che potrebbe comportare conseguenze disastrose.


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