Molestie sessuali sul posto di lavoro: cosa fare?

Le molestie sessuali sul lavoro generano angoscia, dubbi e paura. Nella maggior parte dei casi, tacere e lasciare che il tempo passi fa aumentare l'intensità e la frequenza degli abusi. Situazioni simili richiedono un intervento tempestivo.
Molestie sessuali sul posto di lavoro: cosa fare?
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 28 marzo, 2023

Il concetto di molestia sessuale è nato negli anni ’70 nell’ambito del movimento femminista. Allora come oggi, le molestie sessuali sul posto di lavoro sono associate a comportamenti sconvenienti, soprattutto da parte degli uomini verso le donne, che costituiscono un esercizio di potere.

Dopo una serie di scandali negli Stati Uniti negli anni Ottanta, la questione ha guadagnato fama e un posto nel quadro giuridico. Le molestie sessuali sono passate dall’essere un comportamento inappropriato a una condotta violenta e infine un crimine.

Nonostante tutto, nel mondo di oggi si verificano ancora numerose molestie sessuali sul posto di lavoro. Situazioni in cui la persona che subisce l’abuso si trova in una condizione di grande vulnerabilità, poiché teme di poter perdere il lavoro se denuncia la situazione.

Meno spesso rispetto alla loro controparte, anche gli uomini possono essere vittime di questi abusi. Allo stesso modo, alcune donne hanno rilasciato false testimonianze rovinando la reputazione dell’accusato.

“Di fronte alle atrocità dobbiamo schierarci. Il silenzio stimola il boia.”

-Elie Wiesel-

Donna spaventata dalle molestie sessuali sul posto di lavoro.

Come riconoscere le molestie sessuali sul lavoro

Non è sempre facile riconoscere le molestie sessuali sul lavoro, soprattutto in ambienti in cui vi sono rapporti stretti e di fiducia. A volte la linea che separa il cameratismo, lo scherzo o il flirtare dal mobbing stesso non è chiara. In generale, si può parlare di molestie quando esistono le seguenti premesse:

  • Non c’è corrispondenza. Una delle persone coinvolte mostra interesse sessuale verso l’altra; tale sentimento non è ricambiato e non le manifestazioni di interesse non sono ben accette.
  • Trasgressione simbolica o diretta. Si verifica quando una persona viene strumentalizzata tramite parole, azioni, disegni, battute, ecc. La situazione sfocia così su un piano sessuale.
  • La risposta della persona disinteressata ha delle conseguenze. Lo stalker prende decisioni basate sulla reazione della vittima. A volte può essere un licenziamento, ma può anche essere ostracismo, rifiuto o privilegi e stabilità.
  • Si verificano comportamenti intimidatori. Non necessariamente minacce, bensì dimostrazioni di forza o potere, sia fisiche sia gerarchiche. La vittima si sente minacciata in uno o più modi.

Principali tipi di molestie sessuali sul lavoro

Le molestie sessuali possono essere principalmente di due tipi: ambientali o di ricatto. Entrambe sono forme di indebita pressione su un’altra persona affinché accetti le avances sessuali di un superiore o di un collega.

  • Molestie ambientali. Corrisponde a un comportamento umiliante, ostile o minaccioso che un soggetto mostra verso un altro. Possono essere insulti verbali, fisici o simbolici, oppure reati minori o gravi, ma sono sistematici.
  • Ricatto sessuale. Si verifica quando alla vittima viene chiesto apertamente di lasciarsi usare sessualmente in cambio di qualcosa, che potrebbe essere mantenere il suo lavoro, un aumento di stipendio, migliorare le sue condizioni lavorative, ecc.

Uno studio condotto da Inmark, Estudios y Estrategias S.A. nel 2014, indica che in quasi il 60% dei casi di molestie sessuali sul posto di lavoro, l’autore del reato è un collega. Nel 14,3% l’aggressore è un cliente; nel 2% un dirigente e nell’1,3% un subordinato. Tuttavia, il 50% dei casi gravi è a opera di un superiore.

Uomo che poggia una mano sulla gamba della donna.

Come fermare lo stalker?

È molto comune per le vittime di molestie sessuali tendere a minimizzare la gravità di ciò che accade loro. Ne consegue anche il rifiuto di denunciare la situazione. Si convincono che la situazione sia di poco conto, quindi perché fare tante storie?

Non importa quanto sia grande la speranza che il mobbing finisca da un giorno all’altro, la verità è che queste situazioni tendono a diventare croniche. È meglio confrontarsi direttamente con il molestatore, con un atteggiamento calmo ma fermo. Verbalizzare e definire quanto sta accadendo e le possibili conseguenze è già un modo per fermare molti molestatori.

Se la molestia passa da una minaccia o un’insinuazione a gesti fisici, la prima cosa da fare è denunciare. Se l’azienda in cui lavorate prevede degli interventi mirati per questi casi, ancora meglio. In caso contrario, la cosa più appropriata da fare è andare da un superiore e metterlo al corrente. Meglio farlo per iscritto, indicando in dettaglio in che modo si sta perpetrando la molestia.

Per quanto possibile, è meglio raccogliere prove e testimoni. Se l’azienda ignora il reclamo, bisogna rivolgersi alle autorità. Oggi nella maggior parte dei paesi occidentali la legislazione protegge le vittime di abuso. Il silenzio non è un’opzione.


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