Il complicato mondo dei favori, tra nobiltà d'animo e rancore
Spesso le persone tendono a dimenticare la lunga lista di favori che abbiamo fatto loro, tranne uno, ovvero quello che rifiutiamo. È come se il mercato dei favori fosse un campo minato, pieno di condizioni e doveri da rispettare, quando in realtà non dovrebbe esserci niente di più libero, sincero, umile e altruista del semplice atto di dare e ricevere.
Nei suoi libri Nietzsche spiega che ci sono numerose anime schiave di un favore ricevuto che per tutta la vita si strangolano da sole con la corda della riconoscenza. Stiamo parlando senza dubbio di dinamiche relazionali interessanti e complesse, almeno dal punto di vista psicologico. Un atto che inizialmente dovrebbe risultare positivo (fare o ricevere un favore o un complimento di solito è la prova di un rapporto positivo e sano), diventa spesso motivo di disagio a causa di diversi fattori.
Di fatto, anche voi vi sarete trovati nella stessa situazione. Quando un amico vi si avvicina per “chiedervi un favore”, attivate subito i segnali d’allarme. È automatico, in pochissimi secondi la vostra mente è invasa da valutazioni ed elucubrazioni: “Sarà qualcosa di grave?”, “Cosa dovrò sacrificare per fare questo favore?”, “Tempo, soldi? Finirò per ritrovarmi in una situazione scomoda?”.
Nonostante questi pensieri, la vostra bocca ha già risposto a voce alta: “Certo, tutto quello che vuoi”, soprattutto se la persona che avete davanti è qualcuno a cui siete particolarmente legati e, quindi, avvertite una sorta di “obbligo” nei suoi confronti in quanto a soddisfare una piccola o grande richiesta. Sono situazioni complicate in cui si mescolano emozioni, pressioni e sacrifici personali, per cui vale la pena avere le idee chiare.
Vi invitiamo a riflettere sull’argomento.
Il doloroso mercato dei favori
Siamo tutti grati quando ci fanno un favore, purché non ci facciano sentire in “debito”, altrimenti ci sentiamo quasi minacciati. Il confine è molto labile, ma è una realtà piuttosto frequente. Ad esempio, negli Stati Uniti, in occasione delle elezioni presidenziali nel 2008, si è verificato un episodio molto curioso e degno di nota.
Quando si organizza una campagna elettorale e si sponsorizza un candidato, di solito se ne esaltano l’esperienza, le doti di leader, i successi o le aspirazione legislative. Quando venne presentato il candidato repubblicano John McCain, l’approccio fu completamente sbagliato.
Parlarono di McCain come di un eroe di guerra, di un soldato che aveva compiuto molti sacrifici per il suo paese, di un prigioniero di guerra che era stato torturato; era, quindi, una persona che meritava di essere “ricompensata”, perché tutto il paese era in debito con lui.
L’espressione “essere in debito” ritornava in ogni discorso. Nessun membro del suo team comprese che un’espressione del genere suona nella nostra testa come una minaccia. A nessuno piace avere debiti. A nessuno piace agire sotto pressione. Se qualcuno ci fa un favore, l’ultima cosa che vogliamo è che pretenda da noi una libbra di carne, come diceva Shylock, personaggio de Il Mercante di Venezia.
Questo esempio non è molto lontano dalla vita di tutti i giorni. Se ci fanno un regalo, dobbiamo ricambiare il favore. Se ci invitano ad un battesimo, a una matrimonio o ad una comunione, spesso siamo “obbligati” a restituire in forma di denaro o regali l’equivalente dell’invito. Passiamo gran parte della nostra vita condizionati da ciò che gli altri fanno per noi, a volte senza chiederlo, o dalle critiche che ci muovono per aver rifiutato un favore.
Come comportarsi nel circolo vizioso dei favori?
Dire che l’atmosfera è tossica nel mercato dei favori non è di certo un’esagerazione. La psicologia sociale ci ricorda che le relazioni più positive, forti e soddisfacenti sono quelle in cui facciamo e riceviamo favori senza avvertire mai una sensazione di ricatto, esigenza o manipolazione.
Fare un favore è comune in qualsiasi contesto, infatti in qualche modo convalida il legame con la famiglia, il partner, gli amici o i colleghi. Tuttavia, non si può negare che si sentano spesso anche frasi del genere: “Io per te lo farei”, “Dopo tutto quello che abbiamo fatto per te, ora tu…”.
Come comportarsi, dunque, in queste dinamiche che nascondono chiaramente un fondo avverso e tossico? Vi invitiamo a riflettere sulle seguenti frasi:
- Evitate in primo luogo di assegnare un prezzo ad ogni favore che fate. Tutto quello che fate per gli altri deve venire dal cuore, non da un senso di obbligo, deve essere fatto in piena libertà e in sintonia con i vostri valori e la vostra identità.
- Non accettate che nessuno faccia per voi qualcosa che non avete approvato, che non avete chiesto, che vi fa sentire a disagio o che, a lungo andare, vi richieda un sacrificio troppo elevato.
- Ascoltate il vostro istinto, il vostro intuito. Quando ci chiedono un favore, c’è una vocina interiore che all’istante ci dice se soddisfare o meno quanto ci chiedono. Analizzate questo messaggio interiore e agite di conseguenza.
- Se qualcuno reagisce in malo modo quando rifiutate un favore giustificando la vostra decisione, valutate se quella reazione è sincera o meno.
In conclusione, cercate di intendere i favori come regali senza prezzo, una prova di reciprocità basata sulla fiducia e sulla complicità più vera, mai sul ricatto. Ricordate, inoltre, che i migliori favori, quelli che non si dimenticano, sono quelli che si fanno senza che ci siano stati chiesti. Dimostrano che siamo in grado di anticipare le necessità di chi amiamo e rispettiamo.