Monsignor Romero, santo contemporaneo

Monsignor Arnulfo Romero è conosciuto come il "santo d'America". Dichiarato martire, gli si attribuisce il miracolo di aver guarito una donna chiamata Cecilia Flores.
Monsignor Romero, santo contemporaneo
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 22 marzo, 2023

Monsignor Romero è il primo salvadoregno e centroamericano a essere stato dichiarato santo dalla chiesa cattolica. È anche il primo cattolico consacrato martire dopo il Concilio Vaticano II. Venerato dai cattolici, ma onorato anche dagli anglicani, i luterani e persino dai non credenti.

Il nome di Arnulfo Romero fu proposto per il Nobel per la pace nel 1979 dal parlamento inglese. In quell’anno, tuttavia, il premo è stato assegnato a Madre Teresa di Calcutta. Papa Francesco lo ha infine canonizzato nel 2018.

“Non è la volontà di Dio che alcuni abbiano tutto e altri non abbiano nulla… È volontà di Dio che tutti i suoi figli siano felici.”

-Mons. Arnulfo Romero-

Era una leggenda vivente e continua a esserlo anche dopo la sua morte. Noto per la bontà e il coraggio, monsignor Romero difendeva dal suo pulpito i diritti umani; non aveva paura di esporsi in prima persona per denunciare chi li calpestava.

Il suo omicidio, avvenuto durante la messa della domenica, è considerato tra i fattori scatenanti della fase più sanguinosa nella guerra civile a El Salvador.

Mano con colomba

Monsignor Romero, una vocazione precoce

Monsignor Arnulfo Romero nacque a Ciudad Barrios, comune del dipartimento di San Miguel, El Salvador, il 15 agosto del 1917. Proveniva da una famiglia umile: il padre era telegrafista e la madre una domestica. Secondo le parole dei suoi amici, sentì la vocazione molto presto. La sua giornata cominciava sempre nella cappella della chiesa, dove andava a pregare per la sua famiglia.

Terminate le scuole elementari, si dedicò alla falegnameria e alla musica. A soli 13 anni espresse a un sacerdote il desiderio di entrare in seminario. Le scarse risorse economiche della sua famiglia rappresentavano un ostacolo, ma grazie all’aiuto della comunità clarettiana, riuscì presto ad avverare il suo sogno.

Nonostante le difficoltà a proseguire gli studi in seminario, a causa delle ristrettezze economiche familiari, dimostrò di essere brillante e studioso. Ebbe modo, quindi, di continuare i suoi studi a Roma. In Italia ebbe un insegnante d’eccezione: colui che sarebbe poi diventato Papa Paolo VI.

Una vita con alti e bassi

C’è un episodio poco noto nella vita di Monsignor Romero. Avvenne durante il suo viaggio di ritorno in patria, quando il religioso lasciò la Spagna con la nave Marqués de Comillas. Era il 1943 e l’Europa era precipitata nella Seconda Guerra Mondiale.

Durante uno scalo della nave a Cuba, Monsignor Romero fu arrestato e portato in un campo di concentramento. Proveniva, infatti, dall’Italia di Mussolini e dalla Spagna di Franco. La sua prigionia durò 127 giorni, fino a quando convinse i suoi sequestratori di non essere una spia dell’Asse.

Nel 1944 tornò finalmente a El Salvador dopo un soggiorno in Messico. Nella sua terra natale cominciò a dedicarsi con fervore ai più deboli. Intraprese anche una carriera ecclesiastica di successo, che lo portò a diventare arcivescovo di San Salvador il 3 febbraio 1977. A quel punto nel suo paese si stava già respirando una grande tensione politica.

Mani che si stringono

Monsignor Romero, martire americano

Molti reputano Monsignor Romero un conservatore, tuttavia fu soprattutto un cattolico fortemente impegnato, incapace di tacere di fronte alle ingiustizie commesse nel suo paese. Usava il pulpito per denunciare le violazioni dei diritti umani.

In quel periodo molti religiosi furono uccisi a El Salvador, quasi sempre per lo stesso motivo: la loro colpa era essersi schierati dalla parte dei più poveri. Alla totale impunità degli omicidi, Romero rispondeva con le sue denunce. In una prima occasione chiese udienza a Papa Paolo VI e ne ricevette il sostegno.

Qualche anno dopo, tuttavia, Giovanni Paolo II, si rifiutò di ascoltarlo. In Vaticano correva voce che Romero fosse un sacerdote rivoluzionario e la sua presenza non era gradita. In definitiva, il Papa mise in dubbio le sue denunce e monsignor Romero tornò a El Salvador scoraggiato e abbattuto.

Il 24 marzo 1980, mentre celebrava la messa nella sua parrocchia, un gruppo armato fece irruzione e gli sparò. L’episodio, che scioccò il paese, è considerato l’inizio di una guerra civile che ha causato più di 75 mila morti e 7000 dispersi. Oggi Sant’Arnulfo Romero è una della grandi leggende d’America.


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  • SALCEDO, J. E. (2000). El martirio de monseñor Oscar Arnulfo Romero. Theologica Xaveriana, (133), 115-118.


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