Nancy Andreasen e lo studio della schizofrenia

I sintomi della schizofrenia sono molto diversi e complessi. Negli ultimi anni, tuttavia, sono stati messi in atto intensi sforzi al fine di semplificare la percezione di questa malattia. A questo proposito, dobbiamo molto alla dottoressa che vi presentiamo in questo articolo: Nancy Andreasen.
Nancy Andreasen e lo studio della schizofrenia
Paula Villasante

Scritto e verificato la psicologa Paula Villasante.

Ultimo aggiornamento: 18 febbraio, 2023

Nancy Andreasen è una dottoressa americana, docente di Psichiatria e Direttrice del Centro di Ricerca di Neuroimaging. Esercita anche presso il Centro di Ricerca Clinica di Salute Mentale del Carver College of Medicine dell’Università dell’Iowa.

Tuttavia, per chi non è professionisti di medicina o psichiatria, il nome di Nancy Andreasen potrebbe non suonarci familiare. Eppure, parliamo di una rinomata ricercatrice il cui lavoro ha contribuito enormemente a diversi studi sulla schizofrenia. Ma la sua vita accademica, in realtà, non è sempre stata legata alla medicina; al contrario, la Andreasen studiò lettere.

Possiede, infatti, un dottorato in letteratura inglese ed è specializzata in letteratura rinascimentale. Iniziò a lavorare come professoressa in questo campo, ma la sua vita prese una piega inaspettata. Dopo il parto della sua prima figlia, la Andreasen entrò in uno stato di salute che l’avrebbe portata a prendere una decisione che le avrebbe cambiato la vita: studiare medicina. La sua sete di conoscenza fu soddisfatta e la portò a dedicarsi alla psichiatria.

I suoi studi, tuttavia, non si limitano alla sola psichiatria, bensì abbracciano diversi rami. Tra questi: la creatività, la spiritualità, la neuroimaging, la genomica, la storia naturale e i meccanismi neuronali della schizofrenia. Vi invitiamo a continuare a leggere per scoprire i contributi di questa straordinaria dottoressa.

I meccanismi della mente

Le “prime volte” di Nancy Andreasen

Cosa vogliamo dire esattamente con “prime volte”? La Andreasen è stata una pioniera da vari punti di vista; una donna che ha osato fare la prima mossa in diverse occasioni. La sua carriera è stata profondamente segnata da queste “prime volte”:

  • Il primo studio quantitativo di Risonanza Magnetica (RM) sulla schizofrenia.
  • Lo sviluppo delle prime scale per misurare i sintomi positivi e negativi della schizofrenia.
  • Il primo studio empirico moderno di creatività che esaminò i fattori familiari e ambientali, la cognizione e l’associazione con la malattia mentale.
  • Il primo studio che combina tecniche genomiche e tecniche di neuroimaging.

Ha anche contribuito all’area della diagnosi psichiatrica nell’Ambito degli studi DSM III e DSM IV. Si incaricò, infatti, di gettare le basi per lo studio dei disturbi da stress, definendo il disturbo da stress post-traumatico (TEPT) per il DSM III.

La Andreasen, inoltre, è stata presidentessa dell’Associazione Americana di Psicopatologia e della Società per la Ricerca Psichiatrica. Attualmente è membro dell’Istituto di Medicina dell’Accademia Nazionale delle Scienze e dell’Accademia Americana delle Arti e delle Scienze.

Nancy Andreasen e il suo studio sulla schizofrenia

La Dottoressa Nancy Andreasen è un’esperta nel campo della schizofrenia. Ha condotto diversi studi di ricerca che hanno contribuito a comprendere i meccanismi di questa malattia e a migliorare le terapie.

La schizofrenia è uno dei problemi di salute pubblica più gravi. Colpisce l’1% della popolazione mondiale e secondo l’Organizzazione Mondiale della Salute, occupa il nono posto tra le malattie mediche in termini di incidenza a livello mondiale. In cima alla lista troviamo il cancro, l’AIDS, le malattie cardiovascolari, le diverse forme di diabete e altre patologie gravi.

I sintomi e i segnali della schizofrenia sono diversi. Tra questi, i disturbi della percezione (vale a dire, le allucinazioni), il pensiero inferenziale (ovvero i deliri); comportamenti relativi agli obiettivi (avolizione) ed espressione delle emozioni (appiattimento delle sensazioni). Tuttavia, nessuno di questi numerosi sintomi e segnali possono essere considerati patognomonici o definitivi.

Di conseguenza, ogni sintomo è presente in alcuni pazienti, ma nessuno è presente in tutti loro. In tal senso, la schizofrenia si distingue dalla maggior parte delle altre malattie mentali che, di solito, colpiscono un solo sistema cerebrale, come il morbo di Alzheimer (che colpisce la memoria) o i disturbi maniaco-depressivi (che colpiscono lo stato d’animo).

I sintomi e i segnali tipici della schizofrenia sono di vario genero e complessi. Per questo, di recente, è stato fatto un ulteriore sforzo per rendere più comprensibile questa malattia, suddividendola in categorie naturali.

La riconcettualizzazione della schizofrenia secondo la Dottoressa Andreasen

La moderna riconcettualizzazione sviluppata dalla Dottoressa Andreasen divide i sintomi in “positivi” e “negativi”. Definisce i sintomi positivi come un’esagerazione delle normali funzioni (la presenza di qualcosa che dovrebbe essere assente); invece, i sintomi negativi sono una perdita delle normali funzioni (l’assenza di qualcosa che dovrebbe essere presente).

  • I sintomi positivi includono: deliri, allucinazioni, linguaggio e comportamento disorganizzato.
  • I sintomi negativi includono: alogia, avolizione, anedonia e appiattimento delle emozioni.

Nel linguaggio della neuroscienza, la schizofrenia è una malattia che colpisce i circuiti neuronali distribuiti, piuttosto che cellule individuali o regioni individuali. Tali disturbi, a volte, sono conosciuti come sindromi da connessione erronea. La maggior parte delle persone affette da schizofrenia ha la sensazione soggettiva che le proprie capacità di pensiero e la propria percezione non abbiano più un ordine o si siano disconnesse in qualche modo.

Gli strumenti di neuroimaging ci hanno permesso di studiare i cervelli delle persone affette da schizofrenia e notare che funzionano in modo diverso. Questi studi hanno dimostrato che l’esperienza soggettiva di “disconnessione” o di “disorganizzazione” riflette un problema di capacità delle regioni cerebrali distribuite per quanto riguarda un invio efficace e preciso di messaggi “andata-ritorno”.

Per questo motivo, l’etimologia del nome stesso della malattia risulta più che appropriata: letteralmente significa “mente frammentata o disconnessa”. In questo modo descrive quanto osservato attraverso gli strumenti di neuroimaging.

Nancy andreasen

Nancy Andreasen oggi

Oggi Nancy Andreasen continua il suo lavoro di ricerca, eseguendo studi che contribuiscono a una sempre maggiore conoscenza della schizofrenia e, quindi, a migliorare le terapie.

Tra questi studi troviamo quelli strutturali e funzionali di neuroimaging. Oltre a studi di corso longitudinale e ai loro risultati, e studi che esaminano i fattori genetici e genomici integrati a studi di neuroimaging.

Senz’altro un’importante figura nel campo della psichiatria e precisamente della schizofrenia. Una dottoressa, insomma, che si dedica senza sosta alla ricerca. Una dottoressa a cui dobbiamo gli enormi progressi in questo campo.

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  • Andreasen, N. C., Berrios, G. E., Bogerts, B., Brenner, H. D., Carpenter, W. T., Crow, T. J., … & Lewine, R. R. J. (2012). Negative versus positive schizophrenia. Springer Science & Business Media.
  • Arndt, S., Alliger, R. J., & Andreasen, N. C. (1991). “The distinction of positive and negative symptoms: The failure of a two-dimensional model”. The British Journal of Psychiatry, 158(3), 317-322.
  • Meet Dr. Nancy Andreasen. Retrieved from http://www.nancyandreasen.com/

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