È necessario un passato sano per avanzare
Avanzare nella vita significa crescere, sviluppare le potenzialità, ideare progetti (personali, professionali e sociali) e realizzarli. Tuttavia, più di una volta ci si rende conto che questo sviluppo non si verifica, che il passato è ancora presente e che quest’ultimo ha un ritmo troppo lento, nonostante si investano molti sforzi in esso. Cosa succede?
Di solito si cercano le cause del nostro blocco in circostanze esterne che riguardano il presente. Si presentano, dunque, spiegazioni che si relazionano con deficit nell’ambiente in cui viviamo e si aggiudica ad esso la responsabilità delle nostre difficoltà. Anche se non si deve sottovalutare l’incidenza di questi fattori, di certo il progresso dipende sempre da se stessi.
Molte volte, semplicemente, non riusciamo ad avanzare perché c’è qualcosa nel passato con sufficiente forza da intorpidire la nostra evoluzione personale. È un errore pensare che il passato sia rimasto indietro e non conta più nulla. Di fatto, si verifica l’opposto: di tutti i tempi della vita, il passato è il più determinante.
Il passato si presenta sempre…
È vero: il passato si presenta sempre. Nel lavoro che realizziamo oggi in modo così efficiente in ufficio, vi è anche il bambino che imparò a ricevere le stelline dorate per ogni compito terminato. In questo persona che oggi si innamora in modo appassionato, vi è anche quel piccolo che faceva attenzione ai gesti di approvazione e disapprovazione di sua madre.
Siamo essenzialmente passato, anche se dobbiamo agire nel presente ed in funzione di quello che immaginiamo sarà il divenire. Il passato, dunque, è in realtà quel fattore che catapulta o che ostacola il nostro progresso nella vita.
L’infanzia è la fase decisiva della nostra esistenza. È il tempo originale del nostro essere, il periodo in cui assorbiamo e processiamo una posizione rispetto noi stessi ed il mondo. Gli altri tempi della vita sono adattamenti e accomodamenti di questo passato.
Una massima dice che “il miglior regalo che un essere umano possa fare ad un altro è un’infanzia felice”. Sfortunatamente, si verifica anche il contrario: i maggiori traumi dell’esistenza nascono da un’infanzia miserabile. Sono ferite che possono impiegare tutta la vita per guarire e a volte non guariscono mai.
Quanto detto non vuol dire che una volta stabilito il passato, non ci sia più nulla da fare. In realtà, ognuno di noi può prendere le esperienze vissute e trasformarle in un fattore arricchente o limitante. Da passati traumatici sono nate meravigliose opere d’arte e pensieri geniali, così come da infanzie fortunate si sviluppano persone “senza gloria e senza infamia”, come si suol dire.
Il passato fornisce una materia prima che, essenzialmente, è immutabile. Tuttavia, questa materia prima, come indica il nome, è solo un materiale di base. Quello che si costruisce con essa dipende dalla sostanza stessa e dal lavoro di chi modella.
Imparare a depurare il passato
Nessuno scappa alle esperienze dure, difficili o ingiuste. Tuttavia, la durezza, la difficoltà e l’ingiustizia di queste vicissitudini possono potenziarsi o ridursi, in base a come si procede. Ad ogni modo, la peggiore delle alternative è cercare di nascondere le esperienze negative, con l’intento di ignorare il dolore e fingere che non sia mai successo nulla.
Questa negazione del passato doloroso genera solo confusioni sempre più difficili da risolvere. Se qualcuno ha vissuto, per esempio, il disamore o il rifiuto dei suoi genitori e cerca di ignorare tutto il dolore che ne deriva, probabilmente si trasformerà in una persona apparentemente insensibile, a cui risulta difficile legarsi agli altri, ma che scoppia in lacrime guardando un annuncio pubblicitario.
Non si sentirà conforme a se stessa né a chi la circonda. Probabilmente è troppo esigente e allo stesso tempo ipersensibile alla critica. Avrà difficoltà a valutare con obiettività il valore delle sue azioni e, in generale, si sentirà molto meglio o molto peggio degli altri, mai uguale.
Questo insieme di atteggiamenti ed emozioni influiscono su una vita intera, nella quale la nota predominante sarà il conflitto e l’insoddisfazione. Tuttavia, il tutto non proviene da questo disamore o rifiuto di cui si fu vittima da bambini, quando si era vulnerabili, ma dal negarsi a rivedere queste esperienze per attribuire esse un senso costruttivo.
Per questo motivo, tante volte le cose non vanno come speriamo. Non si tratta di avere una laurea o di un partner migliore, figli più obbedienti o di una casa più bella. La risposta del blocco di certo si trova nel passato, in questi lacci sciolti che non leghiamo del tutto, in questi dolori che non guariscono.
Depurare il passato è un compito che tutte le persone devono realizzare in qualche momento della propria vita. Soprattutto quelli in cui notiamo che i nostri sforzi non vengono ricompensati da risultati incoraggianti. Non si tratta di “avere qualcosa di sbagliato” o “non avere qualcosa”. A volte non ci rendiamo conto che, per avanzare, è necessario un passato sano.
Immagine per gentile concessione di Anna Dittman