Parole pericolose e limitanti che è meglio evitare

Il linguaggio è alle radice del pensiero. Ecco come le parole usate ogni giorno condizionano la nostra vita. 
Parole pericolose e limitanti che è meglio evitare
Elena Sanz

Scritto e verificato la psicologa Elena Sanz.

Ultimo aggiornamento: 25 gennaio, 2023

La programmazione neurolinguistica ci aiuta a comprendere l’influenza del linguaggio sul pensiero. La scelta delle parole che usiamo, di fatto, ci predispone a vivere la realtà in un certo modo. Risulta importante, quindi, evitare le parole pericolose che ci limitano senza che ce ne accorgiamo.

Alcune espressioni di uso comune hanno una valenza concettuale forte e poco positiva. Poiché non ne siamo consapevoli, tuttavia, continuiamo a farne uso. Vediamo quali sono e come agiscono sulla nostra psiche.

Donna che pensa

6 parole pericolose che ci limitano

No

Si tratta di una parola che, paradossalmente, tende ad avvicinarci al risultato che vogliamo evitare. Si tratta di una parola ambigua che la mente non registra. Per esempio, se diciamo a qualcuno: “non pensare a un elefante giallo”, stiamo favorendo quell’immagine nella sua mente.

Quando usiamo espressioni di questo tipo, tendiamo inconsciamente a eliminare il “no” e a concentrarci sull’enunciato che segue. Per questo, se diciamo “non innervosirti” o “non voglio ammalarmi” in realtà stiamo programmando nervosismo e malattia.

Meglio trasformare queste affermazioni con un linguaggio positivo come: “mantieni la calma” o “voglio restare sano”.

Devo

Quando usiamo l’espressione “devo”, stiamo anticipando un’azione imposta, sgradevole o che comporta uno sforzo. “Devo andare a lavorare“, “devo essere più socievole”, “devo dimagrire”: immediatamente rendiamo queste azioni negative e faticose.

È meglio usare la formula “voglio” o “faccio“: “voglio essere più socievole o voglio dimagrire”. L’espressione “voglio andare a lavorare” risulterebbe un po’ falsa o forzata e, allora, diremo “vado a lavorare”. Con queste parole ci programmiamo a eseguire un’azione più leggera o semplice da realizzare.

Ma: una delle parole pericolose e limitanti 

Quando usiamo la parola “ma” per unire due concetti, annulliamo il valore della prima frase. In questo modo, a chi ci ascolta verrà trasmessa l’idea negativa che poniamo alla fine del discorso. “Ti amo, ma litighiamo troppo”, “ho preso un buon voto, ma potevo fare meglio”.

Per evitare questo effetto, possiamo provare a sostituire il “ma” con “anche se”: il messaggio resta intatto e aggiungiamo un’altra informazione. Possiamo anche invertire l’ordine delle frasi: “litighiamo tanto, ma ti amo”. Così facendo, il messaggio sarà senz’altro più positivo.

Poverino

Si tratta di una parola che usiamo spesso per esprimere comprensione o solidarietà verso gli altri o noi stessi. “Poverina, ti hanno licenziato” o “La tua ragazza ti ha lasciato, poverino!”

Anche se lo facciamo con le migliori intenzioni, con questa parola non è la più indicata. Programmiamo il nostro interlocutore a sentirsi vittima impotente delle circostanze. Meglio sostituire questo termine con altre espressioni che diano più potere alla persona che ascolta e le ricordino la sua capacità di andare avanti.

Mai, sempre, nessuno, tutti

Si tratta di parole pericolose perché esprimono una sentenza, un pensiero rigido e dicotomico. “Ti sbagli sempre”, “non mi ama nessuno”, “non sarò mai felice”. Queste affermazioni sono dannose perché ci inducono a proseguire in quel modo, senza via d’uscita.

Cerchiamo, piuttosto, di usare parole più vicine alla realtà e, soprattutto, che consentano un margine di miglioramento o cambiamento. “Hai sbagliato”, “quella persona non mi ama”, “oggi non mi sento felice”: sono affermazioni riferite a eventi isolati e non generici che ci permettono di intervenire per modificarli.

Albero sagomato a formare due visi di profilo

Dopo, poi, un giorno: altre parole pericolose

Queste espressioni si riferiscono al tempo in modo ambiguo e ci impediscono di definire i nostri progetti. Ci invitano a rimandare le azioni a un momento indefinito. “Una volta o l’altra mi rimetterò a studiare”: una volta quando?.”Uno di questi giorni comincio a mangiare sano“: quale giorno?

Se desideriamo davvero raggiungere un obiettivo, evitiamo di parlare in questi termini. Fissiamo una data, un’ora esatta per metterci in marcia.

In conclusione, ricordate che la lingua è alla base del pensiero e della comunicazione con gli altri e noi stessi. Quando ragioniamo, lo facciamo partendo da frasi o affermazioni precise. Alla luce di ciò, la scelta di una parola piuttosto che l’altra condiziona la nostra percezione del mondo.


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  • Balordi, E. S. (2005). Modos de divulgación de los principios básicos de la psicología cognitivacomportamental y de la Programación Neurolingüística orientados al cambio lingüístico. Quaderns de Filologia-Estudis Lingüístics10, 293-309.
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