Pensiero Alice, vivere nel paese delle Meraviglie

Il pensiero Alice ci intrappola in un mondo irreale, infantile e ingenuo dove tutto è bello, meraviglioso e in cui non esistono difficoltà. Sono diversi i pericoli celati dietro questo modello di pensiero, a partire da una profonda frustrazione quando si riprende contatto con la realtà. 
Pensiero Alice, vivere nel paese delle Meraviglie
Alicia Escaño Hidalgo

Scritto e verificato lo psicologa Alicia Escaño Hidalgo.

Ultimo aggiornamento: 25 gennaio, 2023

A volte la realtà è così complicata e dolorosa che non resta altra scelta che costruirci una corazza protettiva. Una corazza che all’inizio può aiutarci a sopportare gli eventi della vita, ma che può anche farci perdere il controllo della situazione. Quali sono le conseguenze del cosiddetto pensiero Alice?

Siamo esseri pensanti e questa capacità è una risorsa inestimabile che ci ha portato dove siamo adesso. Pensare ci consente di evolvere, migliorare, studiare, scoprire, realizzare imprese meravigliose. Ma quando questa capacità risulta compromessa, veniamo ostacolati dai nostri pregiudizi, da una forma di pensiero che ci impedisce di progredire.

Freud parlava di meccanismi di difesa, strategie psicologiche inconsce che ci aiutano ad affrontare la realtà e a mantenere integra la nostra immagine. Usati con parsimonia, possono essere funzionali, ma alla lunga finiscono per danneggiarci.

Ragazza che guarda l'aeroporto.

Possiamo considerare il pensiero Alice come un errore di pensiero: si è convinti che tutto vada bene, che il mondo sia un eterno Paese delle Meraviglie. Ciò significa chiudere gli occhi di fronte alla realtà. Come ben sappiamo, gli ostacoli e le barriere esistono.

“Il pensiero Alice è una deformazione ideologica della coscienza di tipo infantile, ingenua e sempliciona” dice il filosofo spagnolo Gustavo Bueno che ha coniato questa espressione. “Tuttavia, nel rappresentare il mondo sottosopra, il pensiero Alice non vuole essere cosciente delle difficoltà da superare per raggiungerlo, e tanto meno delle strategie o delle strade da percorrere. Tutto è molto più semplice: si ha la volontà di raggiungere questo mondo sottosopra, punto e basta”.

Essere ottimisti non è negativo, è il seme della speranza. Essere realistici, però, è molto più importante. Percepire la realtà in modo simile a come effettivamente si presenta ci aiuta a maturare, a creare le strategie necessarie a superare i problemi.

Se ci comportiamo come Alice, convinti di vivere nel Paese delle Meraviglie, sarà difficile prendere contatto con il mondo reale e, dunque, mettere in atto un comportamento adeguato alla sfida.

Alice nel Paese delle… Meraviglie?

La realtà è davvero un letto di rose? Viviamo nel Paese delle Meraviglie? Certo che no. La protagonista del romanzo di Lewis Carrol è una ragazzina che attraversando uno specchio, accede a una realtà al rovescio, una realtà distinta. Senza affrontare nessun ostacolo, semplicemente lo raggiunge. Nel suo nuovo mondo tutto sembra favoloso: non a caso è il Paese delle Meraviglie.

Il pensiero infantile è così, ingenuo, semplicista, roseo, difficilmente mette in conto le avversità. Tutto sembra davvero molto facile, gli ostacoli non esistono.

Questo modo di pensare può ricordare l’utopia, con la differenza che le utopie contemplano la possibilità di incontrare ostacoli lungo il percorso. Anche il pensiero utopico o il pensiero di Mao insegue un mondo ideale.

Pensare che un altro mondo sia possibile implica, a differenza del pensiero Alice, avere coscienza delle sfide da affrontare e di come le approcceremo. Il pensiero utopico è in contatto con la realtà e non esclude la lotta come “mezzo di trasporto”; questo ci può far riconsiderare le possibili conseguenze di un progetto di cambiamento.

Il pensiero utopico, inoltre, sa che l’errore è possibile, semplicemente perché è parte della nostra quotidianità. Nel pensiero Alice ciò non avviene: passiamo attraverso lo specchio e, oplà, abbiamo raggiunto il nostro mondo alternativo.

Ragazzo che osserva il tramonto sul fiume.

I pericoli del pensiero Alice

Da diverso tempo è facile trovare libri di auto-aiuto o frasi motivazionali estremamente ottimiste o trionfali che ci infondono idee che non corrispondono alla realtà.

Una sorta di ode alla felicità che ci invita a sentirci sempre felici in ogni circostanza. Ci obbliga a pensare che tutto deve essere così, ora e sempre, che la vita è meravigliosa e che se adottiamo questo pensiero attireremo tutto quello che desideriamo e senza troppi sforzi.

Questo atteggiamento può essere pericoloso. Ci induce a costruire nella nostra mente delle aspettative, realizziamo una serie di azioni nella convinzione che il nostro sogno si deve avverare per forza, e per di più in modo quasi magico.

Se questo non si compie – cosa abbastanza comune – e ci vediamo sommersi da ostacoli da affrontare, corriamo il rischio di affondare, perfino di deprimerci.

Sottrarsi alla forza del pensiero Alice

È necessario sottrarsi a questo pregiudizio. Dobbiamo certo concederci la speranza, l’entusiasmo che nasce dall’avere uno scopo oppure realizzare un cambiamento, ma senza smettere di essere coscienti che tutto questo richiede uno sforzo da parte nostra.

È molto più salutare seguire un progetto per il futuro che includa i possibili ostacoli da affrontare, piuttosto che voler semplicemente attraversare uno specchio e catapultarci in un mondo diverso. Non accadrà, e finiremo per fare i conti con la frustrazione più totale.

Dobbiamo parlare a noi stessi con razionalità e realismo. Lasciamo la fantasia ai cartoni animati della Disney. È sensato e legittimo dire a noi stessi: inseguirò i miei sogni; so che non sarà facile, ma questo darà essi ancora più valore. Una tale consapevolezza ci permette di dare corpo al nostro progetto, creare risorse, prendere decisioni radicate nella realtà e avere più successo in tutto quello che intraprendiamo.


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