Psicologia buddhista per i momenti difficili
Le situazioni emotivamente difficili e dolorose sono parte del ciclo della vita. Questo situazioni spesso sfuggono al nostro controllo oppure sono il risultato diretto delle nostre decisioni o azioni. Così tendiamo a chiuderci in noi stessi non sapendo cosa fare o come reagire. Questo è uno dei casi in cui la psicologia buddhista ci può essere di aiuto.
Per affrontare qualsiasi situazione sgradevole, spesso è il sostegno delle persone intorno a noi che ci tiene a galla o ci aiuta ad andare avanti. E quando non vogliamo o non abbiamo amici o familiari accanto? È il momento di conoscere più a fondo i vantaggi che la psicologia buddhista può offrirci.
Psicologia buddhista: nata per porre fine alla sofferenza umana
Il buddhismo è considerato come una delle principali religioni del mondo orientale. 2.500 anni fa questa corrente nacque come sistema filosofico e psicologico, senza alcun tipo di pretesa religiosa. Secondo l’asceta Siddhartha Gautama, conosciuto come Buddha, il buddhismo era la scienza della mente.
Buddha fondò questa scuola al fine di fornire un metodo per sradicare la sofferenza, la nostra. A tal fine, partì da una serie di principi e da una struttura di pensiero molto utile per capire e accettare i nostri sentimenti.
4 nobili verità della psicologia buddhista
La psicologia buddhista parte da un’idea che, anche se può sembrare pessimista, è fiduciosa: la natura della vita umana è la sofferenza. Partendo da questo presupposto, si propone quattro nobili verità che contengono la maggior parte degli insegnamenti della psicologia buddhista e sono la base su cui poggia questa forma di meditazione:
- La sofferenza esiste.
- La sofferenza ha una causa.
- La sofferenza può esaurirsi, estinguendo la sua causa.
- Per estinguere la causa della sofferenza, dobbiamo seguire il Nobile Ottuplice Sentiero.
Sradicare la nostra sofferenza o “dukkha”
Per affrontare le situazioni difficili e sradicare il dolore, Buddha suggerisce di conoscerne l’origine. E solo quando avremo individuato questa causa potremo liberarci della nostra sofferenza. Solo allora saremo in grado di vedere la futilità delle nostre preoccupazioni e scoraggiamenti.
“Il 10% della nostra vita è legata a ciò che ci accade, il restante 90% con il nostro modo di reagire.”
-Stephen R. Covey-
Secondo la psicologia buddhista, le persone mantengono molte abitudini che le hanno portate a essere ignoranti della vita. Sappiamo quali sono i processi e le fasi della vita ed è questo che ci fa soffrire.
“Il dukkha deriva dal desiderio, dall’attaccamento e dall’ignoranza. Ma può essere sconfitto.”
-Buddha-
I postulati pratici
L’ultima delle quattro verità parla di Nobile Ottuplice Sentiero. Un percorso o un sentiero costituito da 8 rami o postulati pratici che consentono di raggiungere l’armonia, l’equilibrio e lo sviluppo della piena consapevolezza. Di solito è rappresentato dalla ruota del dharma, nella quale ciascuno dei raggi simboleggia un elemento del sentiero. Questi rami possono essere raggruppati, a loro volta, in tre grandi categorie:
- Sapienza: la comprensione e il pensiero corretto
- Condotta etica: parola, azione e occupazione corrette
- Allenamento della mente: impegno, consapevolezza e concentrazione, meditazione o assorbimento corretto.
Questi otto principi non devono essere interpretati come passaggi lineari. Devono essere, bensì, sviluppati contemporaneamente in base alle capacità personali.
La felicità incompresa
Vogliamo essere tutti felici, ma nessuno è d’accordo su come definire la felicità. Ogni persona ha una diversa idea al riguardo: una promozione al lavoro, abbondanza materiale, avere dei figli… La psicologia buddhista assicura che non ci si sente completi nemmeno quando si raggiungo gli obiettivi prefissati.
Quando uno dei nostri desideri viene soddisfatto, passiamo a un altro e poi un altro. E così, a poco a poco, finiamo per entrare in un circolo vizioso che non sembra avere fine. Il tutto con la falsa speranza di essere felici un giorno.
Bisogno di liberarci dall’attaccamento
La psicologia buddhista ritiene che i desideri instaurati nella nostra mente ci portino alla deriva psicologica e sfocino nella dipendenza (da persone, da beni materiali, da credenze…). È proprio questa una delle principali cause della sofferenza, perché attaccandoci ci identifichiamo con oggetti o persone e perdiamo la nostra identità. Dimentichiamo noi stessi e i veri bisogni umani.
Il buddhismo ci offre strumenti per lavorare sull’attaccamento e raggiungere la conoscenza. Solo partendo da essa possiamo capire di cosa abbiamo bisogno (sviluppo personale, vita affettiva armoniosa…) e muoverci nella scuola della vita con maggiore consapevolezza.
Come smettere di soffrire?
Attraverso la meditazione. Come abbiamo visto, le pratiche di riflessione buddhista hanno lo scopo di aumentare la comprensione e la saggezza e sradicare la sofferenza. Sebbene le tecniche varino a seconda di ogni scuola e tradizione, hanno tutte l’obiettivo comune di raggiungere uno stato di massima attenzione e tranquillità.
Queste sono le principali correnti del buddismo che possono aiutarci a smettere di soffrire nei momenti particolarmente difficili:
- Theravada: è definito come analista. Per questo anela a descrivere diversi stati psicologici o meditativi per sistematizzare l’esperienza meditativa.
- Zen: si concentra sulla spontaneità e l’intuizione della saggezza. La sua pratica cerca una naturale armonia nell’individuo ed evita il dualismo nella comprensione della realtà.
- Tibetano: cerca di aumentare la comprensione della realtà a livelli profondi, pertanto si concentra sui meccanismi simbolici e inconsci della mente. È il più simbolico e magico di tutte le tradizioni buddhiste.
- Della Terra Pura: mette in evidenza la devozione, l’umiltà e la gratitudine come vie dirette per la realizzazione spirituale. Si tratta di una meditazione devozionale in cui i mantra sono i protagonisti.
In breve, il buddhismo riguarda una relazione diretta con le proprie emozioni. Renderle coscienti, definirle e accettarle. Fanno parte della nostra esistenza, ma come tutto il resto sono mutevoli, quindi non c’è alcun bisogno di controllarle.