Psicosi puerperale: sintomi e trattamento
Diventare madre presuppone enormi cambiamenti a livello ormonale, fisiologico, cognitivo e sociale, per cui le donne che hanno partorito devono adattarsi se vogliono mantenere il loro equilibrio fisico e mentale. Questo adattamento diventa ancora più complicato quando compaiono disturbi come la psicosi puerperale.
Per anni la medicina e la scienza hanno creduto che la maternità fosse un cambiamento positivo per la salute mentale delle donne. Si tendeva a minimizzare i sintomi psicopatologici delle donne incinte e di quelle che avevano appena messo al mondo un bambino. Erano considerati inerenti alla maternità e si pensava che si sarebbero risolti spontaneamente.
Per fortuna, oggi la salute mentale perinatale non viene presa alla leggera, ma la verità è che non ci sono ancora delle diagnosi e dei trattamenti specifici.
Nonostante la percentuale dei disturbi mentali perinatali sia elevata, intorno al 25%, ancora oggi alcune donne non vengono ascoltate né comprese, bensì liquidate con la prescrizione di antidepressivi.
Eppure, la relazione tra il periodo post-partum e i disturbi dell’umore, in particolare la psicosi, risale a Ippocrate (700 a.C.). I primi studi sui casi di psicosi puerperale vennero realizzati tra il XVIII e il XIX secolo.
Il termine “psicosi puerperale” fu tuttavia coniato per la prima volta da Füstner nel 1875 e si riferisce a uno dei più gravi disturbi psichiatrici che si verificano durante il periodo post-partum.
Sintomi della psicosi puerperale
La psicosi puerperale si manifesta con episodi affettivi psicotici, principalmente maniacali, ma anche depressivi o misti che iniziano pochi giorni dopo il parto (2 settimane dopo il parto). Tra i sintomi maniacali possono presentarsi logorrea, pensieri frenetici, iperattività ed euforia.
Di solito si presenta con un episodio affettivo di carattere psicotico ad esordio acuto che si manifesta entro poche ore o giorni dal parto.
I sintomi sono minimi, il che rende difficile la loro prevenzione e sono caratterizzati da euforia e depressione, con intensi sbalzi d’umore e uno stato d’animo confuso e perplesso, simile a quanto accade nella psicosi.
A volte possiamo riscontrare persino una mancanza di consapevolezza riguardo alla gravidanza: la madre non è consapevole di aver partorito o di essere stata incinta.
Il periodo più vulnerabile per lo sviluppo di questa patologia sono le prime 3 settimane dopo il parto. Tuttavia, i primi sintomi di solito compaiono dalle prime ore a tre giorni dopo il parto. La durata è breve, talvolta caratterizzata da un ritorno allo stato precedente e quindi una regressione dei sintomi.
In caso di allucinazioni e delirio, nonostante la mancanza di consapevolezza della maternità, spesso hanno come oggetto il neonato. Le allucinazioni possono verificarsi a livello visivo, tattile e olfattivo.
Possibili cause
La psicosi puerperale va ricondotta ai cambiamenti cerebrali che si verificano durante il parto. Alcuni fattori di rischio predispongono alcune donne alla psicosi : prima gravidanza, complicazioni ostetriche come infezioni o preeclampsia, privazione del sonno e disturbo bipolare.
Nel 2001 lo studio di Jones e Craddock ha dimostrato che la psicosi puerperale ha una chiara componente genetica e che esiste un’associazione familiare, soprattutto nel disturbo bipolare. Tuttavia non è stato ancora identificato un gene specifico.
Un’altra ipotesi è la vulnerabilità neuro-ormonale. Le elevate quantità di estrogeni a cui sono esposte le donne durante la gravidanza diminuiscono l’attività dell’enzima tirosina hydrosilaxa, coinvolto nella sintesi della dopamina.
Questa diminuzione della dopamina implicherebbe ipersensibilità dei recettori dopaminergici D2, con il conseguente aumento della dopamina dopo il parto. Questo aumento della dopamina nel cervello sarebbe quindi responsabile dei sintomi psicotici.
Al momento, sono in corso degli studi per capire se il trattamento anticoncezionale con estrogeni dopo il parto sia in grado di prevenire questi episodi.
Un’altra ipotesi riguarda il sistema immunitario. Durante la gravidanza, l’immunità della donna diminuisce per facilitare l’istocompatibilità fetale. Tuttavia, dopo il parto, si verificherebbe una sorta di effetto-rimbalzo, che favorisce la comparsa di malattie autoimmuni.
Trattamenti della psicosi puerperale
Attualmente il trattamento è il ricovero ospedaliero per il bambino e la madre al fine di prevenire conseguenze tragiche come il suicidio. Durante il ricovero, si promuove il legame madre-figli e si evita la separazione.
La cura farmacologica prevede medicinali stabilizzanti e neurolettici, in dosi piuttosto elevate. A volte è necessaria una terapia elettroconvulsivante, che non è controindicata per il feto.
Se i trattamenti vengono somministrati prima del parto, conviene analizzare il rapporto costi/benefici durante l’ultimo trimestre o nell’immediato post-partum.
La terapia video-feedback si sta rivelando utile. È finalizzata ad aumentare la sensibilità della madre con disturbi affettivi o psicotici, favorendo comportamenti cooperativi.
L’adozione precoce da parte della madre del ruolo materno nei confronti del bambino è essenziale per accelerare la guarigione.
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- Garcia-Esteve, Valdés, M., Manual de psiquiatría perinatal: guía para el manejo de los trastornos mentales durante el embarazo, posparto y lactancia. Editorial Panamericana (2016)