Qualcuno volò sul nido del cuculo, libertà e follia
In memoria del defunto Miloš Forman, regista di grandi titoli come Hair o Amadeus, ricordiamo uno dei suoi film più famosi: Qualcuno volò sul nido del cuculo. Girato nel 1975, si tratta probabilmente della migliore interpretazione di Jack Nicholson.
Diretto da Forman e ispirato all’omonimo romanzo di Ken Kesey, Qualcuno volò sul nido del cuculo è un classico. Ci ha regalato scene indimenticabili, poi riprese in altre opere. Un film nel quale risalta la sublime interpretazione di Jack Nicholson.
Qualcuno volò sul nido del cuculo ha vinto 5 premi Oscar. Ci parla di Randle McMurphy, il quale sta scontando la sua condanna in carcere e prova a uscire facendosi passare per folle. In seguito alle sue azioni, verrà internato in un ospedale psichiatrico.
Lì lavora l’infermiera Ratched, che sarà la principale antagonista. Si tratta di una donna intransigente che tratta con superiorità e superbia i pazienti. McMurphy sarà una brezza di aria fresca per gli altri pazienti. Sveglierà il loro desiderio di libertà facendo sorgere diversi scontri con l’infermiera Ratched.
Qualcuno volò sul nido del cuculo è una denuncia ai manicomi e agli ospedali psichiatrici, al trattamento che le persone con un disturbo mentale hanno ricevuto nel corso della storia. Un grido di guerra a favore degli eterni dimenticati. Un inno alla libertà di ogni individuo.
I matti di Qualcuno volò sul nido del cuculo
Chi sono i mati? La risposta a questa domanda può sembrare semplice, ma se volgiamo lo sguardo alla storia, vedremo che il concetto di normalità è cambiato con il tempo. Le norme sociali, i progressi in campo medico e scientifico hanno influito profondamente sulla concezione di follia. Quella che in un dato momento venne considerata una malattia mentale può non esserlo oggi e viceversa.
I matti non sono sempre stati gli stessi, così come non sono sempre stati considerati allo stesso modo. In passato si cercò di guarirli tramite lobotomia, ma vennero anche perseguiti fino alla morte. Tutto quello che oltrepassa la soglia della “normalità”, di quanto considerato convenzionale in un certo momento, è oggetto di rifiuto. Così avvenne nel medioevo con la caccia alle streghe o con alcune malattie come la lebbra. Storia della follia nell’età classica è un’opera di Foucault che presenta con maestria l’idea di esclusione e persecuzione della follia.
Il libro di Foucault ci dice che con il tempo si è cercato di riconvertire i matti, di “addestrarli” alla normalità. In che modo? Per mezzo dell’autorità e di alcuni trattamenti il cui unico scopo era quello di annullare il paziente, rendendolo così una persona docile. Siamo testimoni proprio di ciò in Qualcuno volò sul nido del cuculo, quando McMurphy, che non ha alcun disturbo mentale, arriva al manicomio e vede un gruppo di persone agire senza volontà.
Il regno di Ratched
L’infermiera gioca con la paura dei malati. Lo vediamo specialmente nel caso di Billy, un giovane insicuro e balbuziente che ha cercato di suicidarsi varie volte. Ratched è amica della mamma di Billy, dunque quando fa qualcosa che non deve, gli fa pressione e gli ricorda che lo dirà alla madre. I pazienti ubbidiscono senza discutere, hanno paura. Paura dell’elettroshock e della lobotomia se non ubbidiscono all’infermiera.
McMurphy si rifiuta di ubbidire, cerca la libertà. È interessante vedere come questo personaggio inizia a svegliare la stessa voglia di ribellione anche negli altri pazienti. Permette a queste persone, annullate e manipolate, di rinsavire e affrontare l’infermiera Ratched.
Vedendo la sua autorità in pericolo, l’infermiera farà tutto il possibile affinché McMurphy non la passi liscia. Ratched è l’antagonista principale del film. Una persona considerata sana di mente, con una buona posizione, ma che impone la sua volontà ai pazienti. Li tormenta e li manipola come e quando vuole, affinché si comportino come “persone normali”, docili e prive di capacità critiche.
In cerca della libertà
Da questo momento in poi l’articolo presenta spoiler, dunque se non avete visto il film, vi consigliamo di non continuare la lettura. In mezzo a tutta questa “follia”, a questa irrazionalità, non dimentichiamo che questi pazienti sono persone, provano sentimenti, desideri e sofferenze. L’infermiera Ratched controlla un intero esercito, come se si trattasse di un gregge.
Il titolo originale One flew over the cuckoo’s nest ha una doppia interpretazione. Da un lato, nel linguaggio informale cuckoo’s nest è un modo sprezzante per chiamare i manicomi. Dall’altro, allude a una filastrocca per bambini che viene citata nel romanzo: “Uno stormo di tre oche, una volò a est, una volò a ovest, una volò sul nido del cuculo”, ovvero ognuno segue la propria strada nella vita.
L’idea del destino in forma di triade, è presente anche nel film. La libertà è il motore che muove McMurphy, che lo spinge a sfidare le regole dell’ospedale. Per di più, diventa solidale con il resto dei pazienti che cercherà di condurre verso la libertà.
A tale scopo, il primo passo è proporre una partita di baseball. Poi sequestra una barca, così da fare uscire tutti dalla monotonia. Infine, organizza una festa con delle donne. McMurphy prova pietà e compassione per Billy, un giovane che sa appena cosa voglia dire vivere. Sente anche una certa sintonia con il capo indiano, un personaggio enigmatico e solitario.
Tre oche in libertà
Riprendendo l’idea della triade, vediamo che sono tre i personaggi che, in un modo o nell’altro, raggiungono la libertà: Billy, McMurphy e il capo indiano, le tre oche della filastrocca. Il primo, come abbiamo detto, è un giovane pieno di insicurezze e problemi con la madre. Ratched lo sa e ha insabbiato la sua voglia di libertà. McMurphy risveglia questo desiderio, dando a Billy l’opportunità di divertirsi con una donna. Quando viene scoperto, Billy affronterà due sentimenti: paura delle conseguenze e orgoglio davanti ai suoi compagni. Non riuscirà, però, a sopportare tutta la pressione che Ratched esercita su di lui e si suiciderà, raggiungendo grazie alla morte una certa libertà.
McMurphy viene sottoposto alla lobotomia, diventando praticamene un vegetale, privo di volontà e libertà. Ecco quindi che il capo indiano, che per anni si era fatto passare per sordomuto, prova compassione per lui e lo uccide per regalargli la libertà desiderata e ricambiare il favore di essere stato liberato a sua volta, ora che ha finalmente aperto gli occhi. Il capo indiano sarà l’unico personaggio che ottiene una libertà non metaforica, bensì letterale, scappando dal manicomio.
Il trionfo della libertà
McMurphy è riuscito a liberare i pazienti da questa caverna platonica nella quale Ratched li aveva rinchiusi. La scena finale del capo indiano che corre verso la libertà è rivelatrice e trasmette speranza. Non importa se per ottenere la libertà alcuni sono dovuti morire, non importa il destino che spetta al capo indiano, perché hanno già vinto.
“Devo essere matto per stare in un manicomio come questo”.
–Qualcuno volò sul nido del cuculo–