Relazionarsi con una persona autistica
Quando si pensa a un bambino affetto da autismo, forse la caratteristica più nota di questo disturbo riguarda il cosiddetto auto-assorbimento. Il classico caso del ragazzino un po’ stravagante, assorto nella sua realtà, che non gioca né parla con gli altri. Questo disturbo del neurosviluppo lo porta a chiudersi dal resto del mondo, compresi i suoi genitori e parenti più stretti. Ecco perché è così importante sapere come relazionarsi con una persona autistica.
L’autismo è una malattia generalizzata dello sviluppo che accompagna chi ne soffre per tutta la vita. Di solito, si manifesta prima dei 3 anni di età. Secondo il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (noto con la sigla DSM-5), tale disturbo è caratterizzato da carenze comunicative e relazionali. Si distingue per l’alterazione dei modelli di condotta e dal perdurare di atteggiamenti e attività limitati, ripetitivi e stereotipati.
Relazionarsi con una persona autistica non è mai semplice, ma in questo articolo vi daremo alcune linee guida per farlo in modo adeguato limitando al massimo gli errori.
6 consigli per relazionarsi con una persona autistica
Spiegare le proprie emozioni
I soggetti colpiti dal disturbo dello spettro autistico (Autism Spectrum Disorders, ASD) soffrono della cosiddetta cecità mentale. Un termine basato sulla teoria della mente, che si riferisce all’incapacità di attribuire stati mentali a sé stessi e agli altri. È strettamente correlato alla mancanza di empatia, ovvero il soggetto non riesce a capire le emozioni proprie e altrui, ma nemmeno a esprimerle.
Per relazionarsi con una persona autistica in modo corretto, è dunque essenziale essere pazienti e comprensivi. Bisogna spiegare come ci si sente e il perché delle proprie emozioni. Se sarete in grado di stabilire una buona connessione con il bambino o l’adulto autistico, la sua introversione, l’assenza di reciprocità sociale e le sue risposte emotive permetteranno di migliorare e favorire tale interazione.
Adattare le regole sociali ai suoi valori
In molte occasioni le persone autistiche hanno un forte senso della giustizia. Possono persino portarlo all’estremo. Facciamo un esempio: accompagnate un adolescente, che soffre di questo disturbo, all’esibizione del suo gruppo di musica preferito. Ma c’è una lunga fila, in attesa di entrare nella sala del concerto.
Il ragazzo può credere di essere all’inizio della coda e non alla fine, nonostante sia arrivato per ultimo, perché considera sé stesso come il fan “numero uno” del gruppo. Questa erronea convinzione può portarlo a spingere chi sta aspettando prima di lui o a superare la gente. Nella sua mente, non sta saltando la coda, anzi, sta facendo qualcosa di legittimo e persino “giusto”.
In episodi come quello appena descritto, la persona che lo accompagna dovrà mostrare ancora una volta la sua tolleranza e pazienza e spiegare che, quando si arriva in un posto nuovo, se c’è una fila di persone, bisognerà mettersi in coda rispettando l’ordine di arrivo. Spiegare questa regola sociale permetterà al giovane di farla combaciare con i suoi valori.
Applicare modifiche graduali
Un’altra peculiarità dell’autismo è la preoccupazione di preservare lo status quo. A causa della loro ipersensibilità al cambiamento, le persone autistiche possono presentare disagi anche gravi in presenza di modifiche irrilevanti, che altri considerano come poco importanti o ininfluenti. Ad esempio, un bambino autistico può sentirsi a disagio quando vengono aperte le tende di una finestra o quando qualcuno sposta, anche di pochi centimetri, la sedia su cui era seduto.
L’introduzione o la spiegazione di queste piccole alterazioni nel loro ambiente sono fondamentali. Se non li avviserete, se non chiederete il “permesso” per poter applicare tali modifiche, la reazione potrebbe essere assolutamente esagerata, persino con episodi di autolesionismo.
Routine e comportamenti stereotipati
Questa ipersensibilità è strettamente correlata all’importanza della routine. Si tratta, di fatto, di un aspetto cruciale nelle vite delle persone autistiche, senza il quale relazionarsi socialmente diventa ancora più difficile.
Di conseguenza, per relazionarsi con una persona autistica è necessario tenere conto delle sue abitudini e delle attività svolte, così come il modo in cui le esegue, rispettando i suoi tempi e il suo spazio.
Tenere conto delle sue abilità
Circa il 60% delle persone con autismo ha un quoziente intellettivo (Q.I.) inferiore a 50. Ciò dimostra un importante deficit intellettuale. Tuttavia, è anche vero che questi bambini ottengono risultati migliori in test che misurano le capacità di manipolazione o quelle di tipo visuo-spaziali. Così come quelli che valutano la memoria automatica.
Non limitare la sua auto-stimolazione
L’esecuzione di comportamenti auto-stimolanti ripetitivi e stereotipati (chiamati anche stimming), è un sintomo caratteristico dell’autismo. Ad esempio, dondolarsi, battere le mani, girare gli oggetti, indossare sempre gli stessi vestiti, manifestare un’ossessione costante quando si parla di uno stesso argomento o ripetere le parole appena ascoltate (la cosiddetta ecolalia).
Questi comportamenti sono persistenti e di solito peggiorano nel tempo, dato che la loro funzione è quella di fornire al bambino un feedback sensoriale o cinestetico. Ma attenzione: per relazionarsi con una persona autistica in modo corretto, bisogna tenere conto del fatto che interferire o cercare di interrompere questi momenti di automatismo può avere effetti controproducenti. È più conveniente ignorarli e rinforzare positivamente tutti gli altri comportamenti che si vogliono motivare.
Mantenere un’adeguata interazione sociale con un individuo affetto da autismo non è per niente semplice. Conoscere a fondo questo disturbo è il primo requisito indispensabile per tutti coloro che desiderano stabilire un legame affettivo o una buona connessione con queste persone.