Risolvere i problemi altrui: 3 motivi per non farlo
Aiutare gli altri non è semplice come può sembrare a prima vista, dato che non si tratta solo di ascoltare i loro bisogni. Tuttavia, la maggior parte delle volte non dovete risolvere i problemi altrui, perché così facendo fate loro solo del male.
Né la mancanza né la sofferenza sono intrinsecamente negative. Molte volte, di fatto, troviamo il sentiero che ci conduce alla nostra forza interiore proprio accettando le insoddisfazioni e il dolore. Per questo motivo non dobbiamo risolvere i problemi altrui, poiché ne frena la crescita.
Vi è una sola condizione in cui vale farsi carico dei problemi altrui: quando qualcuno si trova fisicamente o mentalmente impossibilitato a farlo per conto proprio. È il caso dei bambini o di coloro che a causa di una malattia non possono farsi carico delle proprie decisioni. Negli altri casi, non è valido né consigliabile, dato che la perdita che ne scaturisce è smisurata. Vediamo tre motivi che confermano questa tesi.
3 motivi per non risolvere i problemi altrui
1. Si inibisce l’ingegno e la resilienza
L’abilità di risolvere i problemi e trovare le soluzioni non è innata. La si apprende e la si sviluppa con la pratica. Include aspetti cognitivi, ma anche emotivi e comportamentali. Non è qualcosa che si raggiunge dal giorno alla notte.
L’unico modo per sviluppare la capacità di trovare delle soluzioni di fronte alle difficoltà è affrontandole. Ovviamente, è molto più comodo che qualcuno lo faccia per noi, ma questo ci porta solo a essere più insicuri e dipendenti dagli altri.
Non dovete risolvere i problemi altrui perché, così facendo, inibite lo sviluppo del loro ingegno, della loro resilienza e l’evoluzione delle loro capacità vitali. Le stesse di cui tutti avremo bisogno prima o poi. Le stesse che ci forniscono un paio di ali per volare, invece di restare bloccati nel nostro nido.
2. Ostacolare la crescita e fomentare la dipendenza
Questo aspetto è relazionato al precedente. Cosa accade quando qualcuno conta sempre su un’altra persona che gli evita o risolve le difficoltà? Semplicemente non riesce a maturare. Né per quanto riguarda le capacità intellettuali né le sue emozioni e condotte.
Questo ha una serie di conseguenze, a partire dalla distorsione del carattere. Le persone che non affrontano i propri problemi possono diventare capricciose ed esigenti. Possono persino non mostrarsi riconoscenti al supporto che si offre loro, perché finiscono per credere che essere aiutate sia un obbligo da parte degli altri.
In questo modo, non imparano neanche a guadagnarsi le cose con le proprie forze. È persino possibile che vedano lo sforzo come un disturbo superfluo. Nel migliore dei casi, questo sfocia in un modo di essere e agire egoista, autoritario e sconsiderato. Un motivo in più per il quale non risolvere i problemi altrui.
3. Sapete qual è la cosa migliore?
È uno dei principali motivi per cui non dovete risolvere i problemi altrui: cosa vi fa pensare che siete voi a sapere qual è la cosa migliore per gli altri? In fine dei conti, voi vedete il mondo e le difficoltà sulla base della vostra personale esperienza di vita, delle vostre conoscenze e del vostro temperamento e questo non necessariamente è valido per le altre persone.
Il cammino che è giusto per qualcuno non deve esserlo per forza anche per qualcun altro. Ogni individuo deve essere libero di tracciare il proprio percorso, quello che gli piace, che lo soddisfa, che gli permette di sviluppare la migliore versione di sé. Tuttavia, si tratta di un processo che nessuno può mettere in atto per qualcun altro, proprio perché è impossibile che un’altra persona riesca a mettersi del tutto nei nostri panni.
A volte, pur se con le migliori intenzioni, si causa solo un danno. Nessuno ha il diritto di cercare di risolvere i problemi altrui nella convinzione che il suo pensiero sia la giusta soluzione. Forse gli porterà solo ulteriori ostacoli, forse aggraverà la sua situazione.
Risolvere i problemi altrui per abitudine non è una buona idea perché può anche sembrare che non si ha fiducia negli altri e nelle loro capacità. Se volete aiutare, la cosa migliore è accompagnare e sostenere, non precludere gli altri dal costruirsi il loro destino.
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- Rodríguez de Medina Quevedo, I. (2013). La dependencia emocional en las relaciones interpersonales.
- Bielli, L. (2017). «El precio de ayudar a los demás». Burn out: causas, impacto y consecuencias en los trabajadores de la salud mental de un hospital psiquiátrico monovalente de Mendoza.