Senso di colpa e ansia: quale rapporto?

L'angoscia e il tormento che l'ansia genera in noi sono immensi. Uno degli effetti derivati da questo stato è il senso di colpa costante, la convinzione di essere responsabili di tutto quello che accade, che la propria sofferenza sia un peso per gli altri... Cosa dovremmo fare in queste circostanze?
Senso di colpa e ansia: quale rapporto?
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

Senso di colpa e ansia sono strettamente legati tra loro, di fatto è molto comune sentirsi in difetto quando si è in preda a uno stato ansioso. È un approccio mentale che ci porta a trarre conclusioni nocive per noi stessi, spesso del tutto sbagliate. Ci addossiamo responsabilità che non ci spetterebbero oppure distorciamo certe situazioni al punto da generare autentici carichi di coscienza che accrescono la nostra sofferenza.

“Ho sbagliato e adesso sto peggiorando la situazione”, “con il mio comportamento sono sicuro di aver fatto male a quella persona”, “sto deludendo la mia famiglia, il mio partner, i miei figli”, “mia mamma si è ammalata per colpa mia”… e gli esempi potrebbero continuare. Sono tutti pensieri che seguono una stessa linea, in cui in realtà la persona non ha la colpa di nulla.

Si ritrova, però, intrappolata in un tunnel in cui l’ansia ha il controllo assoluto. Crede che il proprio disturbo d’ansia o gli attacchi di panico siano dovuti a un problema inerente alla sua persona, a un’anomalia che la sovrasta e sfugge dal suo controllo. “Come posso essere causa di tanta sofferenza? Cosa c’è di sbagliato in me?”.

Autocolpevolizzazione, sensazione di deludere o ferir le persone care… Queste idee alimentano il circolo vizioso dell’ansia. Se poi vi aggiungiamo fattori quali l’autoesigenza o i pensieri ossessivi, otterremo come risultato una bomba a orologeria per la salute mentale.

Uomo con la testa china sopraffatto dal senso di colpa.

Senso di colpa: un effetto dell’ansia

Esistono sensi di colpa logici e sensi di colpa irrazionali. I primi sono legati a fatti concreti in cui ci si assume la responsabilità di aver generato sofferenza o aver compiuto gravi azioni. D’altro canto, la colpa irrazionale è un effetto dell’ansia e di altri disturbi psicologici.

Nel quadro di uno stato mentale retto dall’ansia, è normale che l’individuo si punisca per determinati fatti, per come si sente o persino per quello che pensa.

Il semplice fatto di essere consapevoli di avere una mente propensa al pessimismo, che vive in preda alla paura o all’incertezza, favorisce l’ombra della colpevolezza. Sapere che non può essere controllata e che il proprio comportamento genera preoccupazione negli altri intensifica la sensazione distruttiva.

Sentimenti di colpa e vergogna nell’ansia

Ecco un dato interessante emerso da una ricerca pubblicata sulla rivista PLOS ONE condotta presso l’Istituto Karolinska, in Svezia. I disturbi d’ansia sono legati spesso al senso di colpa e alla vergogna. Seppur diversi, questi sentimenti sono scatenati da un fattore comune: l’incapacità di mantenere il controllo su di sé e il malessere che ne deriva.

Sentirsi in colpa significa stare male per qualcosa che si è fatto, detto o provato. La vergogna è ben più lesiva poiché porta a stare male per come si è. In altre parole, equivale a sottovalutarsi e, al tempo stesso, a colpevolizzarsi per qualsiasi circostanza.

Mente di uomo con finestra chiusa.

Come gestire queste emozioni legate all’ansia?

La strategia per placare, rasserenare e districare il senso di colpa o di vergogna passa naturalmente per un’unica strada: concentrarsi sul fattore che lo provoca e lo intensifica, ovvero l’ansia.

In questi casi si rivelano di grande utilità la terapia cognitivo-comportamentale o la terapia dell’accettazione e dell’impegno.

Altrettanto utile è imparare a gestire emozioni complesse, come lo è la colpa. Ecco qui di seguito alcuni aspetti che ci possono aiutare in tal senso:

  • La colpa è un meccanismo per cui emettiamo un giudizio morale circa un nostro comportamento, sensazione o pensiero. Diamo per scontato che in noi ci sia qualcosa che non va. Bisogna però tenere a mente un dettaglio: l’ansia non è un difetto, non è un flagello o un’onta. È una condizione psicologica che possiamo e dobbiamo gestire, prendendo un impegno verso noi stessi.
  • Dobbiamo smettere di essere i giudici di noi stessi. Punendoci con il costante senso di colpa, l’ansia non farà che crescere. È il momento di trattarci con gentilezza, lavorando sul rinforzo dell’autostima, della fiducia in sé e dell’assertività.
  • La colpa è alimentata dalla preoccupazione. Più diamo adito alle nostre preoccupazioni, più grande diventa il gomitolo di pensieri ossessivi e spesso illogici che alimentano il senso di colpa. Bisogna ridurre il volume della preoccupazione, concentrando la mente su altri compiti e attività gratificanti.

Per concludere, come diceva Oscar Wilde, uno dei peggiori incubi della vita è soffrire per le proprie colpe. Liberiamoci di questo fardello che molto spesso nutre gli stati ansiosi.


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