Stalking condominiale: molestie tra vicini

Lo stalking condominiale è una forma di vessazione tra vicini che si perpetra nel tempo e che può sfociare in gravi conseguenze psicologiche per la vittima.
Stalking condominiale: molestie tra vicini
Alicia Escaño Hidalgo

Scritto e verificato lo psicologa Alicia Escaño Hidalgo.

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2022

Il termine “molestia” fa riferimento a diversi ambiti della vita quotidiana. I più piccoli possono subire bullismo a scuola. In casa possono verificarsi episodi di molestia in famiglia; persino nel mondo del lavoro, a volte, ci scontriamo con il mobbing, perpetrato ai nostri danni da parte di colleghi o affini. Come possiamo notare, l’ostilità tra persone, l’aggressività e la violenza sono all’ordine del giorno. Nel vicinato possiamo riscontrare un fenomeno simile, conosciuto come stalking condominiale.

Si tratta di una forma di molestia perpetrata da uno o più vicini ai danni di un’altra persona che vive nello stesso quartiere o nella stessa area. Tale vessazione non si limita solo a problemi di convivenza, bensì si tratta di una vera e propria molestia ricorrente.

La vittima, pertanto, noterà specifiche conseguenze psicologiche, osservabili nella maggior parte delle vittime di maltrattamenti. Alcuni dei sintomi manifestati possono essere bassa autostima, ansia e paura costanti, disperazione, i sintomi della depressione e persino idee suicide.

Oggigiorno le vessazioni tra vicini, o blocking, sono indicate come crimine dall’articolo 612 bis del Codice Penale, per cui costituiscono un vero delitto.

Giovane con conseguenze psicologiche da stalking condominiale

Fasi dello stalking condominiale

Questo fenomeno si compone di diverse fasi ben distinte. L’ideale è non aspettare che tutte prendano forma, bensì denunciare non appena iniziamo a notare che la molestia sta iniziando a manifestarsi.

  • Fase di conflitto. In generale, lo stalking condominiale comincia a prendere forma a seguito di problemi irrisolti nel tempo, legati alla convivenza tra vicini. Ad esempio, il fatto che un vicino abbia un cane che abbaia per la maggior parte del giorno e che questi latrati diano fastidio a un altro condomino.
  • Inizio delle vessazioni. Si iniziano a mettere in moto meccanismi di molestia da parte del vicino che ha avuto un conflitto o da parte di diversi vicini. Ad esempio, non salutare quando ci si incrocia in ascensore o fare commenti a voce bassa sull’altra persona. In questa fase, di solito, sia la vittima che i vicini negano la molestia. Tale negazione implica l’evitare quella realtà che se non bloccata in tempo, provoca un perpetrarsi dell’ostilità e della molestia.
  • Intervento esterno. La situazione diventa pubblica e iniziano a intervenire diversi agenti esterni per cercare una soluzione al problema.
  • Emarginazione, fuga o esclusione. In questa ultima fase, la vittima può sentirsi obbligata a dover lasciare casa propria, a mettere in vendita l’appartamento e così via. Se non può farlo, a volte è costretta a muoversi all’interno della comunità nascondendosi per non dover incontrare nessun vicino, a salire le scale per non prendere l’ascensore e per non imbattersi in nessuno nella hall del condominio, e così via. Questo, alla lunga, porta al completo logoramento della vittima, che non può sentirsi a proprio agio in casa propria.

Cosa possiamo fare a livello psicologico?

È molto importante che si proceda con un intervento psicologico, che sia sulla vittima o sul suo aguzzino. Da questo punto di vista è fondamentale fare un buon lavoro di comunicazione e assertività.

L’ideale è riuscire a intervenire proprio quando la molestia sta prendendo forma, nella prima fase del conflitto. Proprio in questa fase si verifica il conflitto principale; vittima e accusatore devono imparare ad avere una buona comunicazione, basata sul rispetto e sull’empatia.

Se ad esempio un vicino ha un cane che abbaia tutto il giorno e l’altro vicino si lamenta, sarebbe importante che le due parti si venissero incontro laddove esiste la comprensione. Il vicino che ha il cane, dovrebbe, per prima cosa, scusarsi, fare in modo che non succeda più o educare il cane per evitare che abbai (rivolgendosi a un addestratore, non lasciandolo da solo, dandogli dei giochi per tenerlo occupato abbastanza a lungo…).

D’altro canto, il vicino che si lamenta – e che è probabile che in caso di mancata soluzione, finisca con il vessare – deve provare a essere più flessibile e capire che non si può abbandonare un cane perché disturba qualcuno e dovrebbe tollerare un po’ di rumore.

Stalking condominiale tra vicini

Se si riesce ad arrivare a un accordo, diventando più flessibili e tolleranti e cercando, d’altro canto, di trovare una soluzione, è molto probabile che la molestia non avanzi e si blocchi lì. Se ci mettiamo sulla difensiva, invece, è più facile che si perpetri e che finisca molto peggio di come era iniziata.

Cosa fare se si è vittima di stalking condominiale

Quando la molestia è già iniziata, la vittima deve affidarsi a uno psicologo che possa aiutarla a guadagnare sicurezza e autostima. Può essere raccomandabile estraniarsi dai comportamenti dei vicini, non entrare nelle discussioni e, soprattutto, non reagire a insulti e umiliazioni.

Questo, però, se le vessazioni sono solo verbali. Se esiste un qualche tipo di maltrattamento fisico, bisogna procedere con una denuncia. Ignorare determinate condotte può far sì che il vicino accusatore finisca con l’annoiarsi.

Se niente di tutto questo dà risultati e se la molestia continua a perdurare nel tempo, l’opzione di cambiare domicilio può essere una soluzione. Sebbene sia l’ultima spiaggia, per via di tutto quello che comporta.

Nel nuovo domicilio è importante che la vittima, per non ricadere nella stessa situazione, si presenti a tutti i vicini, faccia presente di avere un cane, di suonare il pianoforte nel pomeriggio e di avere un neonato che piange di notte, ecc. Il tutto affinché i vicini sappiano a cosa potrebbero andare in contro.


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