La terapia basata sulla mindfulness o MBCT

La metafora del professore di matematica è un esercizio di terapia basata sulla mindfulness che illustra come la nostra tendenza a trarre conclusioni senza avere a disposizione le informazioni adeguate può avere conseguenze disastrose.
La terapia basata sulla mindfulness o MBCT

Ultimo aggiornamento: 15 giugno, 2020

A volte i pensieri che generiamo giocano contro di noi invece che a nostro favore. Il modo in cui costruiamo le nostre idee è la fonte del problema, e non tanto il loro contenuto o le referenze: gli errori cognitivi e gli schemi disfunzionali che si annidano nella nostra psiche e che rendono difficile la nostra vita quotidiana. La metafora del professore di matematica, usata nella terapia basata sulla mindfulness (MBCT), è la perfetta illustrazione dell’inferenza arbitraria. 

Uno degli schemi cognitivi disfunzionali con cui ci confrontiamo spesso è quello dell’inferenza (o deduzione) arbitraria. È il processo attraverso cui si giunge a una conclusione senza un’evidenza a supporto o, addirittura, con evidenze che dimostrano il contrario. La terapia basata sulla mindfulness spiega questo meccanismo attraverso la metafora che vi illustriamo nell’articolo di oggi.

L’inferenza arbitraria, sebbene sia una strategia utile che si basa sull’esperienza, può portarci a elaborare conclusioni sbagliate. Vediamo il perché.

L’utilità di trarre conclusioni

È chiaro che trarre conclusioni a partire da una caratteristica o un fatto concreto può farci risparmiare tempo e sforzo. Se diciamo ad Alessandra che Giovanni si incarica delle faccende domestiche, può dedurre che gli piace cucinare. La prossima volta che si incontreranno, potrebbe proporgli una serata in cui ognuno porti il proprio piatto preferito.

Eppure, è possibile che Giovanni non sappia cucinare neanche un uovo. Anche se è un errore che possiamo definire “logico”, è chiaro che la tendenza a definire cose “normali” e l’esperienza che pensiamo di avere nei diversi scenari possono far sì che il nostro modo di pensare non sia il più adeguato alla situazione.

Donna che pensa seduta sul divano

MBCT o terapia cognitiva basata sulla consapevolezza

La MBCT propone l’integrazione di due modelli: la terapia cognitiva e il programma di riduzione dello stress basato sulla consapevolezza di Kabatz-Zinn (MBSR – Mindfulness-based Stress Reduction). L’obiettivo iniziale di questa fusione di correnti era prevenire le ricadute multiple che si verificano dopo la conclusione della terapia per la depressione. Moltissimi studi hanno affrontato i sintomi residui e le ricadute dei pazienti affetti da depressione dopo aver concluso la terapia.

I numeri sono allarmanti: il 70% circa dei pazienti presenta sintomi cognitivi depressivi dopo la terapia. Il 75% delle persone che rispondono positivamente al trattamento presentano 5 o più sintomi residui. Questi sintomi sono, per la maggior parte, connessi a problemi di concentrazione, poca attenzione, difficoltà a trovare le parole, rallentamento mentale e difficoltà a prendere decisioni.

Per questo motivo, la MBCT, sviluppata da Segal, Williams e Teasdale nel 2002, è una terapia fondamentale nella clinica attuale. Questo programma è disegnato a partire da sessioni di gruppo, nelle quali si lavora sulla meditazione, i sentimenti e le emozioni per evitare la ricaduta.

La terapia basata sulla mindfulness allena il paziente a dirigere l’attenzione verso forme di pensiero o cognitive che rompano la ragnatela depressiva, che può riattivare un episodio depressivo.

Uso delle metafore nella terapia basata sulla mindfulness

Nella MBCT è molto comune l’uso delle metafore per accompagnare il cambiamento cognitivo e, soprattutto, per insegnare alla persona come individuare una forma di pensiero irrazionale e agire di conseguenza.

Uno degli esercizi previsti da questa terapia cognitiva è rappresentato dalla metafora del professore di matematica. In questo esercizio, si chiede alla persona di chiudere gli occhi e di iniziare a prendere coscienza dei pensieri, delle sensazioni e delle emozioni generate dal racconto. Queste sono le uniche indicazioni che si danno al paziente.

Presa di coscienza: la metafora del professore di matematica

La storia che viene raccontata è la seguente:

«Clara sta andando a scuola. È preoccupata per la lezione di matematica. Non è sicura che oggi interrogherà di nuovo la quinta. Perché questo, in fondo, non è uno degli obblighi di una bidella.»

Dopo aver raccontato la storia, facendo le giuste pause per permettere alla persona di pensare, è utile condividere quello che è successo durante l’esercizio. La cosa normale è che il paziente parli dell’errore commesso dopo aver tratto una conclusione affrettata.

È probabile che in un primo momento il paziente abbia pensato che Clara, la protagonista del racconto, fosse un’alunna, poi una professoressa, per scoprire alla fine che si trattava di una bidella.

Il pericolo di trarre le conclusioni sbagliate

Quest’esercizio illustra perfettamente il modo in cui le persone traggono e rivedono le proprie conclusioni a mano a mano che ricevono nuove informazioni. Nel caso del racconto in questione, l’informazione iniziale è stata smentita da altri dati, ma questo non avviene sempre.

Niente e nessuno devono risolvere o correggere le conclusioni sbagliate alle quali arriviamo e, per questo motivo, è nostra responsabilità rivedere il nostro modo di pensare, piuttosto che aspettare di essere corretti dall’esterno.

Anche se pensare che Clara sia una professoressa invece che una bidella non è un errore particolarmente grave, questo racconto può essere applicato a moltissime altre situazioni della vita. Ad esempio, se Clara è in realtà Maria, la nostra migliore amica, che vediamo da lontano camminando e non ci saluta, possiamo formulare conclusioni diverse.

Possiamo pensare che: Maria è maleducata, Maria è distratta, Maria è arrabbiata o Maria non mi vuole più bene. Queste deduzioni arbitrarie possono avere un profondo impatto sul nostro stato d’animo, perché Maria in realtà non si identifica con nessuna delle etichette che le abbiamo imposto. Maria, semplicemente, è miope e non ci ha visti.

Allo stesso modo, Francesco avvisa il giorno stesso che alla fine non potrà partecipare al regalo di Claudio, che è stato già comprato. Il resto del gruppo di amici può pensare che Francesco sia un maleducato, un egoista e che Claudio gli sta antipatico.

Tuttavia, anche se queste sono le conclusioni che traggono gli amici senza avere altre informazioni, possono essere del tutto sbagliate. Francesco può avere problemi economici, può aver avuto una brutta discussione con Claudio o avere con lui altri problemi che gli altri non conoscono.

Uomo riflette sul treno

Impatto delle deduzioni arbitrarie: è nostra responsabilità?

Questo modo di pensare non è solo pericoloso perché può avere un’influenza importante sul nostro stato d’animo. Dal momento che i nostri pensieri spesso modellano la nostra condotta, le deduzioni che facciamo possono determinare il modo in cui ci comportiamo.

Questo comportamento è motivato dalle conclusioni che abbiamo tratto che, se sono sbagliate, possono trasformarsi in un comportamento non adeguato. Se smettiamo di parlare con Maria perché ci ha ignorati o se il gruppo di amici discute e prende le distanze da Francesco perché è un “egoista”, quando non è così, stiamo facendo qualcosa che, in realtà, non vogliamo, basandoci su ragioni che non si sostengono sui fili capricciosi che ha tessuto la nostra mente.

Interiorizzare la metafora del professore di matematica e ricordarla ogni volta che giungiamo a una conclusione può essere molto utile. Non solo migliorerà la logica del nostro pensiero razionale, ma ridurrà anche la possibilità di adottare posizioni sbagliate.


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  • Cebolla, A. y Miró, M. (2008). Efectos de la Terapia Cognitiva basada en la Atención Plena: una aproximación cualitativa. Apuntes de Psicología, 26(2), 257-268.

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