Terapie sistemiche: origini, principi e scuole

Terapie sistemiche: origini, principi e scuole
Cristina Roda Rivera

Scritto e verificato la psicologa Cristina Roda Rivera.

Ultimo aggiornamento: 25 gennaio, 2023

Sebbene le terapie sistemiche derivino dalla terapia familiare, attualmente per essere definite tali non è più necessaria la famiglia come punto di attenzione. Si mette in risalto la relazione, ovvero il processo di interazione tra persone, e non tanto l’osservazione dell’individuo in sé.

Fu il biologo e filosofo austriaco Ludwig Von Bertalanffy a formulare nel 1968 la Teoria Generale dei Sistemi. Utilizzò il concetto di sistema inteso come “complesso di elementi in interazione” per applicarlo poi all’ambito terapeutico, creando quello che è diventato il modello predominante negli studi della famiglia e delle relazioni.

Ebbene, la prospettiva sistemica si basa anche sull’apporto di altre discipline, specialmente per quanto riguarda l’aspetto teorico. Fra di esse troviamo la cibernetica, gli sviluppi pragmatici della comunicazione e la psicoterapia familiare. Quest’integrazione di prospettive ha consentito lo sviluppo di un ampio ambito di applicazione che spazia dai trattamenti individuali a quelli di gruppo, di coppia e naturalmente le famiglie (Hoffman, 1987).

Il concetto di sistema risiede proprio nell’unione dei diversi approcci, a partire dal quale si deduce che il tutto è maggiore della somma delle parti. Il punto di vista sistemico mette enfasi sulle proprietà del tutto risultanti dall’interazione dei diversi elementi del sistema. In altre parole, l’elemento più importante è la relazione che nasce dall’interazione tra le persone.

Gli psicologi sistemici prendono dunque atto della seguente idea generale: un sistema, che sia familiare, di coppia o sociale, è composto da uno o più elementi connessi tra loro in modo tale che un cambiamento di stato di uno di essi porta a un conseguente cambiamento del sistema; grazie a ciò, è possibile conoscere aspetti fondamentali della patologia individuale di uno dei membri del sistema.

Antecedenti delle Terapie Sistemiche

Gli antecedenti delle terapie sistemiche di maggior rilievo risalgono alla psicoanalisi. Un esempio tra tutti sono i termini “Madre schizogena” di Fried Fromm-Reichman, “Madre perversa” di Rosen o l’uso di interviste familiari da parte di Bell.

Le origini più evidenti di questa terapia sorgono tuttavia con l’antropologo Gregory Bateson e il suo team di veterani dell’Administration Hospital di Palo alto. Bateson si unì ad altri ricercatori come Jackson, Haley e Weakland per analizzare il sistema comunicativo delle famiglie schizofreniche.

Gregory Bateson
Gregory Bateson

Una delle teorie più interessanti sorta a partire dalla sua ricerca fu la teoria del doppio legame, la quale spiega come la contraddizione tra due o più messaggi possa indurre una persona al delirio nel tentativo di scappare dalla realtà. La contraddizione implica, infatti, la ricezione di due ordini simultanei e impossibili da compiere, poiché la realizzazione di uno obbliga a disobbedire l’altro. Un esempio può essere l’espressione “Ti amo” di una madre a sua figlia mentre esprime rifiuto tramite la gestualità, o dire a qualcuno “Sii più spontaneo” o “Non essere obbediente”.

In termini paralleli, nel 1962 Jackson e Ackerman fondarono la rivista Family Process, mentre Bertalanffy formulava la Teoria Generale dei Sistemi – unica teoria che sviluppa una serie di fattori comuni a tutte le teorie sistemiche.

Aspetti in comune alle Terapie Sistemiche

Nonostante le terapie sistemiche siano molto ampie e, come detto in precedenza, avvallino un esteso gruppo di discipline, esistono aspetti comuni a tutte. Il più importante è il concetto di sistema, già menzionato, come “insieme di oggetti o elementi che entrano in relazione tra di loro”.

Nella sua Teoria Generale dei Sistemi, Bertalanffy mise in risalto anche il concetto di interazione, presupponendo che un sistema implica un’interdipendenza tra le parti o, nel caso delle terapie sistemiche, delle persone coinvolte nella relazione.

Nella Teoria Generale dei sistemi, inoltre, si sostiene che ciascuna delle parti che fanno parte del sistema può essere considerata un sub-sistema. In questo senso, se la famiglia è il sistema, la relazione madre-figlio è il sub-sistema.

È anche importante sottolineare la differenza tra sistemi aperti o chiusi, sebbene non esista un criterio unitario che accomuni tutti i ricercatori nella differenziazione tra i due. Se diamo adito alla concettualizzazione di Bertalanffy, un sistema chiuso non prevede nessun tipo di scambio con l’ambiente, mentre un sistema aperto è in costante interazione con l’ambiente o con altri sistemi.

Per esempio, i sistemi di famiglie chiuse non mantengono alcun tipo di relazione con l’ambiente che le circonda. Lo stato finale dipende dalle condizioni iniziali di tale sistema con conseguente impoverimento progressivo di energia nell’unione e nel sistema familiare.

Mani con famiglia di carta

Dalle osservazioni di autori come Watzlawick, Beavin e Jackon della scuola di Palo Alto, e a partire dello studio generale della Teoria Generale dei Sistemi, nasce “La teoria della comunicazione umana”, la quale esemplifica aspetti e idee comuni a tutti i modelli sistemici. Ad esempio:

  • È impossibile non comunicare. Questa teoria parte dall’idea che qualsiasi tipo di condotta sia comunicazione, compreso il silenzio. Considera inoltre l’esistenza di situazioni in cui il “sintomo” sia la forma di comunicazione.
  • I meccanismi dei sistemi si regolano da soli attraverso i feedback.
  • Esistono due livelli di comunicazione: quello digitale o di contenuto e quello analogico o relazionale. Quando c’è incongruenza tra entrambi i livelli, appaiono i messaggi paradossali.
  • L’interazione è condizionata dalle valutazioni introdotte dai partecipanti. In altre parole, in base all’interpretazione che costruiamo di quello che vediamo e sperimentiamo, definiamo la relazione con le altre persone e viceversa. In questo senso, la mancanza di accordo rispetto al modo di valutare i fatti può causare  numerosi conflitti.
  • Esiste un sistema di regole che il terapeuta sistemico deve riconoscere: le regole riconosciute, le regole simmetriche, le regole segrete e le metaregole.

Ciascuna scuola sistemica presenta comunque alcune caratteristiche individuali che approfondiremo nel prossimo paragrafo.

Singoli aspetti delle terapie sistemiche

Scuola internazionale del MRI:  Watzlawick, Weakland e Fisch

Tale scuola sistemica si identifica con la seconda generazione di ricercatori di Palo Alto (Watzlawick, Weakland & Fisch, 1974; Fisch, Weakland & Segal, 1982).

Alcune massime di questa scuola sono:

  • Le soluzioni tendono a mantenere i problemi: nel tentativo di rimediare a un problema, spesso la persona non fa altro che mantenerlo in vita.
  • Gli interventi ambiscono a identificare i circuiti che intervengono nella relazione e nelle soluzioni tentate. L’obiettivo è modificare i modelli internazionali, fenomeno conosciuto come Cambiamento 2, mentre le soluzioni tentate e fallite sono il Cambiamento 1.
  • Tra le strategie utilizzate vi sono gli interventi paradossali. In altre parole, assegnare ruoli o comunicare idee che si distaccano dal senso comune, ma che sono vicine al marchio referenziale del sistema. In quest’ottica giocano le tecniche del “parlare il linguaggio del paziente” e “prescrivere con suggestione”.
Paul Watzlawick
Paul Watzlawick

Scuola strutturale e strategica: Minuchin e Haley

Minuchin e Haley sono i principali rappresentanti di questa scuola. Secondo loro, è indispensabile analizzare la struttura del sistema per risalire al tipo di relazioni in vigore tra i suoi membri e poter applicare un trattamento.

Entrambi sostengono che le famiglie si organizzano intorno ad alleanze e coalizioni. Nello specifico, un’allenza si definisce come la prossimità di due membri in contrasto con un altro più distante; una coalizione consiste invece nell’unione di due membri contro un terzo. Le coalizioni tra membri di generazioni diverse sono denominate triangoli perversi (la madre e il figlio contro il padre).

Da questo punto di vista, il terapeuta utilizza alcune tecniche per modificare la struttura familiare, sfidando le definizioni di famiglia e realizzando una ridefinizione positiva del sintomo. Prevede, ad esempio, la prescrizione di determinati compiti a certi membri della famiglia, il fenomeno dello squilibrio – per il quale il terapeuta si allea con un sub-sistema per provocare una ristrutturazione dei limiti – o gli interventi paradossali di Haley.

Scuola sistemica di Milano: Selvini-Palazzoli, la psicosi nella famiglia

Questa scuola nasce dai lavori di Mara Selvini-Palazzoli e la sua equipe, e si concentra sui problemi quali l’anoressia o altri disturbi psicotici che tendono a sorgere nelle famiglie a transazione rigida.

La scuola sistemica di Milano mostra particolare attenzione ai dati raccolti dal momento dell’invio e dal primo contatto. A partire da quel momento, vengono costruite alcune ipotesi di lavoro che vanno in contrasto con lo sviluppo della prima sessione. Lavorano soprattutto sul significato della famiglia in relazione al sintomo e sul paziente individuato allo scopo di trovare assensi e dissensi.

Uno dei punti nati con questa scuola riguarda la prescrizione invariabile, ovvero un programma specifico per lavorare con famiglie psicotiche che consiste nell’assegnare lo stesso ruolo a tutta la famiglia, cercando di alleare i genitori attraverso un segreto e favorendo così la separazione dei sub-sistemi – specialmente quello formato dai figli.

Le terapie sistemiche offrono una prospettiva diversa sui problemi e le difficoltà e favoriscono la relazione più che l’individuo come punto centrale di lavoro per migliorare la vita del paziente. Un percorso curioso e interessante che sta acquistando via via maggior rilievo in ambito terapeutico.


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