Timidezza o mutismo selettivo?

Una persona che non è in grado di parlare in determinati contesti sociali potrebbe soffrire di mutismo selettivo. Scoprite in cosa consiste questo disturbo e come distinguerlo dalla timidezza.
Timidezza o mutismo selettivo?
Elena Sanz

Scritto e verificato la psicologa Elena Sanz.

Ultimo aggiornamento: 12 gennaio, 2023

Quando le difficoltà nel comunicare o nel relazionarsi con gli altri sono notevoli, potremmo trovarci di fronte a un disturbo. Ecco perché conviene saper distinguere tra timidezza o mutismo selettivo.

Come gli adulti, anche i bambini hanno la loro personalità. Per questo motivo, i comportamenti tipici di alcuni di loro che non si manifestano in altri non devono essere considerati un problema.

Ci sono bambini più aperti ed estroversi e altri più riservati, eppure entrambi rientrano nella normalità. Molti bambini, quando si ritrovano in una situazione poco familiare per loro, davanti ad altri adulti o in un ambiente sconosciuto, si rifiutano di parlare.

Alcuni di loro potrebbero persino scegliere di nascondersi dietro i loro genitori e rimanere in silenzio nonostante siano pienamente in grado di comunicare.

Questo comportamento, che può semplicemente indicare timidezza, è anche il sintomo principale del mutismo selettivo, condizione che deve essere considerata seriamente. Come capire se si è in presenza di un disturbo? Vediamolo insieme.

La timidezza non è una malattia

Prima di individuare le caratteristiche che ci permettano di distinguere tra timidezza e mutismo selettivo, è importante definire entrambi i concetti, ma soprattutto chiarire che la timidezza non è una malattia.

È un tratto caratteriale che si manifesta con la tendenza all’introversione in determinate situazioni sociali, in genere in presenza di persone che non si conoscono.

Una persona timida ha la tendenza ad evitare di interagire con gli estranei e preferisce non prendere l’iniziativa nelle conversazioni. Inoltre, di solito è tranquilla e non si esprime con le espressioni facciali e del corpo.

Tuttavia, quando si trova in un ambiente familiare, con persone con cui mantiene già un legame stretto, può esprimersi senza difficoltà. Per questo motivo la timidezza è spesso tipica delle prime interazioni e tende a scomparire man mano che la persona acquista sicurezza.

Questa tendenza caratteriale spesso viene notata nei bambini: mentre alcuni sono aperti all’esplorazione dell’ambiente, altri mostrano una maggiore inibizione di fronte all’ignoto.

A ogni modo, le prime esperienze possono modellare questa disposizione aumentandola o diminuendola.

In ogni caso, sebbene la timidezza possa generare difficoltà in più ambiti impedendo alla persona di avere delle relazioni normali, impedendole di sviluppare appieno il proprio potenziale, a differenza del mutismo selettivo, non è considerata un disturbo psicologico.

Il mutismo selettivo come disturbo d’ansia

Da parte sua, il mutismo selettivo è considerato un disturbo d’ansia. Di solito appare durante l’infanzia o l’adolescenza, e molto meno frequentemente, nell’età adulta.

Non è una condizione molto diffusa: si stima che ne soffra solo tra lo 0,9% e il 2,2% dei bambini. Tuttavia, causa gravi limitazioni nella tua vita quotidiana.

La principale manifestazione del mutismo selettivo è l’incapacità di parlare in determinate situazioni sociali in cui è prevista l’interazione. Di fronte a determinati individui o situazioni sociali, il bambino o la persona adulta rimane in silenzio, generalmente inespressiva e con lo sguardo basso.

Al contrario, in altri contesti riesce ad esprimersi in totale normalità. Pertanto, il bambino potrebbe non parlare a scuola ma a casa, o potrebbe rimanere in silenzio con gli adulti che non fanno parte della famiglia.

In genere, le situazioni in cui si manifesta il mutismo selettivo sono quelle percepite come minacciose; quelle in cui il bambino teme di poter essere giudicato, valutato o criticato. Si sperimenta un tale grado di ansia e disagio che il linguaggio risulta inibito.

Come distinguere tra timidezza e mutismo selettivo?

L’insicurezza e la paura delle situazioni sociali sono presenti sia nella timidezza che nel mutismo selettivo. Tuttavia, ci sono delle differenze importanti da considerare, tra cui:

  • La persona timida può scegliere di rimanere in silenzio negli incontri sociali, ma è in grado di parlare se necessario. Nel mutismo selettivo, la parola è inibita e la persona non è in grado di esprimersi.
  • La timidezza è tipica delle prime interazioni con gli estranei e tende a svanire quando la persona diventa sicura di sé. Quando si soffre di mutismo selettivo, il disagio e l’ansia non diminuiscono con il tempo e l’incapacità di parlare in quei contesti specifici non scompare.
  • Il livello di ansia sperimentato con il mutismo selettivo è molto più alto rispetto a quello della timidezza, così come le conseguenze sono molto più gravi. In quest’ultimo caso, la scuola, il lavoro, le prestazioni sociali e personali possono essere gravemente danneggiate dall’incapacità di interagire.

L’importanza di una diagnosi precoce

La timidezza è un tratto caratteriale che tende a mantenersi stabile, e sebbene in determinate circostanze possa adattarsi a ciò che l’ambiente richiede – quindi viene rinforzato – è possibile che la maturità e le esperienze aiutino la persona ad acquisire una maggiore fiducia in se stessa e sentirsi più a suo agio nelle interazioni sociali.

Tuttavia, il mutismo selettivo richiede un approccio più completo e approfondito. È improbabile che un bambino superi spontaneamente il mutismo selettivo e, se lo fa, può attraversare anni di grande sofferenza emotiva e di enormi limitazioni nella sua vita quotidiana.

È importante non sottovalutare l’impatto di questo disturbo, non sminuirlo o confonderlo con la comune timidezza. Chiedere il parere di un professionista e stabilire un trattamento personalizzato è il modo migliore per evitare che questa condizione diventi cronica.


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