Trattamento del disturbo ossessivo compulsivo con ERP

La esposizione e prevenzione della risposta è attualmente uno dei trattamenti con maggiore supporto empirico nel trattamento del disturbo ossessivo compulsivo. Parliamo dei suoi vantaggi e svantaggi a livello terapeutico.
Trattamento del disturbo ossessivo compulsivo con ERP
Alicia Escaño Hidalgo

Scritto e verificato lo psicologa Alicia Escaño Hidalgo.

Ultimo aggiornamento: 18 febbraio, 2023

Il disturbo ossessivo-compulsivo potrebbe essere definito come un disturbo psicologico nel quale troviamo, da un lato, ossessioni (pensieri, immagini o impulsi che irrompono nella nostre mente senza volerlo), dall’altro compulsioni (azioni mentali o motorie il cui scopo è neutralizzare l’ansia provocata dalle ossessioni e prevenire una risposta minacciosa). Trovare il giusto trattamento del disturbo ossessivo compulsivo è indispensabile per migliorare la vita del paziente.

Tutti, in misura maggiore o minore, possiamo avere ogni tanto delle ossessioni. In quanto esseri in grado di pensare, a volte la nostra mente crea prodotti mentali assurdi, irreali o esagerati. Quando ciò si verifica, in genere non gli diamo molta importanza o valore. Li lasciamo scorrere e continuiamo le nostre giornate senza fonderci con essi. Siamo coscienti del fatto che si tratta solo di pensieri, nient’altro, e che essi non devono per forza coincidere con la realtà.

Pensieri e realtà

Se la persona soffre di disturbo ossessivo compulsivo (DOC), però, non segue questo ragionamento. A differenza della gente che formula qualsiasi tipo di pensiero, ma non vi dà peso, i soggetti affetti da DOC si preoccupano molto dei pensieri che popolano la loro mente e attribuiscono essi un potere smisurato.

Questo genera in loro moltissima ansia e anche se non si riconoscono in essi e li considerano fastidiosi, ci credono. Di conseguenza, sentono il bisogno di fare qualcosa per neutralizzare questo sentimento così fastidioso e che prevenga, in qualche modo, la minaccia che secondo la loro mente è in arrivo.

Quando un paziente con DOC realizza la compulsione, prova un rinfrescante sollievo. Finalmente l’ansia si sfuma e l’ossessione con essa, pertanto è stata “evitata” una catastrofe che avrebbe potuto essere devastante. Come possiamo notare, nonostante si tratti di persone immensamente intelligenti nella maggior parte dei casi, il loro modo di ragionare risulta alterato.

Donna che si mangia le unghie

Sappiamo che un pensiero da solo non può generare una minaccia reale, ma poiché il loro modello di pensiero è opposto, lo seguono alla lettera. Ne risulta che il soggetto con DOC è sfinito, immensamente stanco e privo di speranza, perché non riesce mai a liberarsi della sua ossessione.

In presenza di un quadro simile, la esposizione e prevenzione della risposta è forse il trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo che ha dato i risultati migliori. Tuttavia, presenta anche una serie di inconvenienti come l’abbandono della terapia.

È importante esporsi alle ossessioni

In generale l’esposizione viene scelta come trattamento per tutti i disturbi che presentano un alto componente ansiogeno. L’ansia è una risposta emotiva normale che sorge quando l’individuo interpreta un fatto, una situazione o uno stimolo come minaccioso e crede che possa capitare qualcosa che minaccerà la sua sopravvivenza o quella di altre persone. In questo senso, l’ansia è una alleata che ci aiuta ad affrontare i problemi inerenti alla vita.

Tuttavia, quando la stessa ansia appare in circostanze che non rappresentano nessun rischio, smette di essere funzionale e perde senso. È a questo punto che si trasforma in un problema, poiché non risponde alla realtà così come la possiamo percepire con i nostri sensi, bensì a una aspettativa.

Quando una persona manifesta delle ossessioni, pensa erroneamente che succederà qualcosa che le provocherà un danno, che è immorale o che riflette mancanza di responsabilità. Queste ossessioni non sono realistiche, non ci sono prove che le sostengono in alcun modo, ma il paziente con DOC non riesce a togliersele dalla testa senza altra uscita illusoria a quella offerta dalla compulsione.

È per questo motivo che diventa necessario esporre il paziente allo stimolo che crede che possa arrecargli un danno, persino alle sue ossessioni, così che possa verificare da sé, senza ricorrere alla neutralizzazione, che quello che teme non si verifica mai.

L’idea della prevenzione della risposta è che, per mezzo dell’abitudine, la persona raggiunga un punto nel quale le è possibile tollerare, controllare e gestire l’ossessione senza attivare una compulsione.

Si tratta di sperimentare che dopo aver toccato i pulsanti di un ascensore non succede nulla, lasciare che sia la realtà a trainare le sue aspettative, finché in qualche modo smetta di ossessionarsi.

Se attua la compulsione, la persona non potrà mai confutare i suoi pensieri irrazionali. Crederà, in modo erroneo, che è grazie alla compulsione che non si è verificato quello che teme, ma la verità è che non è avvenuto perché il fatto non presenta una base razionale.

La esposizione e prevenzione della risposta come trattamento del disturbo ossessivo compulsivo

La esposizione e prevenzione della risposta, come indicato, è il trattamento che ha mostrato i risultati migliori in caso di DOC. Funziona soprattutto con pazienti che realizzano rituali, in quanto difficile da applicare in caso di vere e proprie ossessioni.

La ERP presenta un inconveniente, però, ovvero che i pazienti la percepiscono come aggressiva per via dei livelli di ansia che sono soliti aumentare all’inizio del trattamento. Questo indica che il trattamento sta avendo efficacia, poiché il paziente si sta esponendo e non sta mascherando la sua ansia.

È fondamentale spiegare al paziente come funziona questa tecnica affinché si renda conto di quanto sia importante esporsi a quello che teme e che i suoi rituali sono gli ultimi responsabili della mancata cessazione del problema.

Consulenza psicologica

Prima di tutto, bisogna stilare una gerarchia di stimoli ansiogeni che varieranno a seconda del caso. Questa gerarchia deve essere realizzata dal terapeuta; qualora la realizzasse il paziente, potrebbe essere troppo indulgente con se stesso e potrebbe non esporsi gli stimoli che provocano davvero l’ansia. Gli stimoli che causano malessere vengono valutati, da parte del paziente, secondo la SUDS (Scala delle unità soggettive di ansia) che può andare da 0 a 100.

L’ideale è iniziare a esporsi ai livelli di SUDS intermedi (40-50).  È importante ridurre almeno del 50% l’ansia durante l’incontro con il terapeuta e, se così non fosse, non è possibile passare al seguente elemento della gerarchia; in questo caso la persona potrebbe sensibilizzarsi invece di abituarsi. Non è altresì conveniente realizzare l’esposizione al di fuori dalla seduta se i primi passi dell’adattamento non sono ancora avvenuti.

Le sessioni devono essere il più lunghe possibili. In alcuni casi è possibile dedicare al paziente persino 24 ore, modificando certi stimoli del suo ambiente, per esempio. Questo facilita enormemente l’adattamento.

Controindicazioni della ERP

Anche se effettiva per il trattamento del disturbo ossessivo compulsivo, la tecnica della esposizione e prevenzione di risposta presenta l’inconveniente degli abbandoni terapeutici. Tollerare l’ansia provocata dalle ossessioni, senza attivare il rituale, è controproducente per la persona con DOC.

La soluzione consiste nell’offrire una psicoeducazione di qualità, stabilire una corretta e solida alleanza terapeutica affinché il paziente si fidi del trattamento, cercando nella misura del possibile che la persona si impegni nella sua guarigione e realizzi le attività in modo corretto, sia durante che fuori la sessione.

È altrettanto consigliabile lavorare con la famiglia, il partner o un altro terapeuta per assicurarci che non rinforzino la condotta ossessivo compulsiva del paziente. Avere un co-terapeuta più vicino alla vita del paziente ne favorisce la guarigione, motivandolo a evitare i rituali e favorendo l’esposizione nel modo e nelle misure indicati.


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  • Vallejo, P, M.A. (2016). Manual de Terapia de Conducta. Editorial Dykinson-Psicología. Tomo I y II.


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