A tutti può capitare di avere una giornata triste
Siamo esseri umani e come tali abbiamo diritto a sentirci tristi a volte, a non dare il massimo, a non poter essere sempre sorridenti, ad avere una giornata no. I libri di auto-aiuto ci trasmettono messaggi ben distinti: dovete essere felici e positivi; quei “dovete” così autoritari e assolutisti sono ciò che ci fanno sentire ancora peggio.
Un giorno senza sorridere è un giorno perso… Avete mai letto cose di questo tipo? Personalmente, credo che nessun giorno sia perduto, indipendentemente da come ci si sente a livello emotivo.
È come dire che un giorno con la febbre è un giorno perso e, evidentemente, non è così. Grazie alla febbre, l’essere umano sopravvive poiché, come sappiamo, innalzando la temperatura corporea, questa aiuta le nostre difese a sconfiggere i virus, permettendoci di guarire.
Allo stesso modo, le emozioni, siano esse positive o negative, agiscono come potenti armi informative che ci dicono che quello che ci succede -in questo momento- dev’essere risolto se vogliamo evitare di ammalarci a livello emotivo.
Concedetevi una giornata triste
In psicologia, sappiamo che le persone hanno bisogno di aiuto quando le loro emozioni negative -a volte anche positive come l’euforia- sono troppo intense, durevoli e frequenti.
Tuttavia, se un emozione negativa è presente ogni giorno della vostra vita, vi impedirà di vivere in modo normale.Vi renderete conto che è troppo intensa, perché non smetterete di piangere, di non stare bene con voi stessi e con il mondo o vi sembrerà di avere troppi pensieri negativi; in questi casi si tratterà di depressione e sarà necessario ricorrere all’aiuto di un professionista.
Le persone sono alla continua ricerca del perfezionismo, in tutto ciò che fanno, in ciò che sono e anche per quanto riguarda le proprie emozioni. Si tratta del cosiddetto perfezionismo emotivo, vale a dire l’esigenza e non la ricerca della felicità.
Il perfezionismo emotivo, lungi dall’aiutarci a stare meglio, aumenta il nostro malessere, poiché ci farà preoccupare per essere preoccupati, rendendo più difficile uscire dalla spirale della sofferenza.
Esercitate il vostro diritto di sentire
Ci hanno educati a non disturbare, a compiacere gli altri e a non fare troppo rumore. Questo ci obbliga molte volte a dire di “sì” quando in realtà vorremo dire di “no”, a sorridere quando vorremmo piangere, ad accettare appuntamenti perché ci sentiamo in dovere di farlo, anche se non ne abbiamo voglia.
È importante imparare a mettere dei limiti e ad anteporre, anche se solo per un po’, i nostri personali interessi a quelli degli altri, poiché abbiamo tutto il diritto di avere un giorno triste, 24 ore con la metà delle nostre forze: non finisce il mondo per questo.
Tutti, assolutamente tutti, abbiamo delle giornate no, dei giorni tristi, siamo irrazionali, a volte proviamo una paura assurda, piangiamo e non sappiamo perché. Anche la persona più razionale e umana si arrabbia, piange, prova paura o affronta giornate tristi.
Benedetta natura umana che ci permette di emozionarci: piangere di allegria o di tristezza, avere la pelle d’oca, piangere stretti in un abbraccio che tanto aspettavamo…
Non alimentate quel perfezionismo emotivo che vi dice che “dovete” essere sempre sorridenti e sprizzare allegria da tutti i pori. In ultimo, comportatevi a seconda di ciò che vi chiede il vostro corpo, la vostra mente e il vostro cuore in ogni momento, facendo solo attenzione che tutti questi sentimenti non siano esageratamente intensi, frequenti o duraturi.
Ricordate: una giornata triste non è anormale, anormale e non averne mai una. Non è normale nemmeno avere sempre lo sguardo vuoto e spento: in questo caso, forse avete bisogno di aiuto. D’accordo con quanto sosteneva il filosofo greco Aristotele, la virtù sta nel giusto mezzo.