Wu wei: l'arte della non azione
Il Wu wei è un concetto del taoismo che si traduce come ‘non azione’. Si tratta di un principio secondo cui il miglior modo di affrontare una situazione, specialmente se conflittuale, è non agire e non forzare alcuna soluzione, bensì lasciare che le cose scorrano e vengano da sé.
Alla maggior parte di noi risulterà strano che vi sia una filosofia che ci invita alla non azione. Viviamo in una società che induce a comportarsi in modo opposto. Viviamo, di fatto, saturi di attività, sensazioni e pensieri. E, quando non facciamo niente, ci sentiamo strani. Arriviamo a pensare che sia semplicemente una perdita di tempo.
“Trenta raggi convergono sul mozzo, ma è il foro centrale che rende utile la ruota.
Plasmiamo la creta per formare un recipiente, ma è il vuoto centrale che rende utile un recipiente.
Ritagliamo porte e finestre nella pareti di una stanza: sono queste aperture che rendono utile una stanza.
Perciò il pieno ha una sua funzione, ma l’utilità essenziale appartiene al vuoto.”-Laozi-
Il Tao Te Ching (Libro della Via e della Virtù) venne scritto 25 secoli fa dal filosofo Laozi. Questo filosofo pensava che il modo migliore di vivere fosse sincronizzarsi con il fluire della natura e del cosmo. È proprio da questo approccio che trae ispirazione il Wu wei: lasciare che le cose seguano il loro corso naturale e adattarci a esso.
I valori e le virtù nel Wu Wei
Il Wu wei propone una vita semplice perché è quella che meglio si traduce in pace e armonia. Questa semplicità implica non prendere troppo a cuore le ambizioni e i desideri, dato che sono le fonti principali di preoccupazione e sofferenza, più che di realizzazione.
La semplicità contribuisce anche a far vivere in modo più sereno. Quando ci concentriamo sull’ottenere grandi successi e soddisfazioni, questo risulta impossibile. Bisogna dunque apprezzare chi siamo e quello che abbiamo, invece di lamentarci per chi non siamo o quello che non abbiamo.
Allo stesso modo, il Wu wei sostiene che la semplicità ci aiuta ad accettare le cose per come sono, a non opporci al corso degli eventi e a non pretendere di avere il controllo su di essi. Si tratta di valori e atteggiamenti che entrano in contraddizione con la mentalità occidentale, ma che permettono di coltivare un maggiore equilibrio emotivo.
Il Wu Wei e gli eccessi
Il Wu wei ci fa riflettere sul fatto che gli eccessi costituiscono la principale fonte di problemi. Contrariamente a quello che pensano in molti, non sono le carenze, bensì gli eccessi a causarci maggior malessere. Di conseguenza il Wu wei ci invita a concentrarci principalmente su quattro punti:
- Accettare che i problemi sono una nostra creazione. I problemi non sorgono dal niente, ma sono creati dalle nostre azioni e dalla nostra mente.
- Non sforzarsi mentalmente di risolvere i problemi. Non rappresentarli a livello mentale, né creare soluzioni ad hoc. L’idea è lasciare che si dileguino da soli, senza alimentarli.
- Imparare ad apprezzare il naturale corso delle cose. Questo significa adottare un atteggiamento di osservazione di fronte agli eventi, senza pensare di dover intervenire su di essi.
- Lasciare che la mente fluisca. Non cercare di dare una direzione o un approccio specifico. Limitarci a permetterle di seguire il suo stesso corso, soprattutto quando siamo calmi.
Aspettare e osservare
Uno dei pilastri del Wu wei è quello di imparare ad aspettare e a osservare. Si parte dall’idea che l’energia debba essere conservata per i momenti nei quali l’azione diventa inappellabile. Chi osserva e aspetta il momento propizio saprà agire con grande saggezza e anche con enorme vitalità, dato che non ha sprecato energie in azioni irrilevanti.
Si sostiene anche l’idea che chi sa osservare e aspettare risolverà qualsiasi situazione con grande facilità. Essa implicherà a malapena uno sforzo. Questo non significa negligenza o passività, bensì sincronizzazione con il naturale corso della realtà. Occorre sottolineare che niente resta immutabile, infatti quello che esiste cambia di continuo, con o senza azioni individuali.
Si tratta dunque di non opporre resistenza al fluire della realtà. Buona parte delle nostre azioni è destinata a farci opporre resistenza. Questo genera una forza negativa controproducente, perché invece di contribuire a farci auto-preservare, ci incita a danneggiare noi stessi in questa lotta. Ciò che si cerca, dunque, è permettere che tutto accada in modo naturale, senza opporsi.
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