Agire o reagire: due diversi approcci ai problemi

Che differenza esiste tra agire o reagire? In questo articolo vedremo come questi due approcci hanno un ruolo fondamentale nella vita di ognuno di noi.
Agire o reagire: due diversi approcci ai problemi
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 15 dicembre, 2022

Che differenza c’è quando una persona, dinanzi alle esperienze della vita, ha la tendenza ad agire o reagire? Cosa implica tale atteggiamento a livello personale? Forse non avete mai riflettuto su questi due concetti che sono, in realtà, molto importanti.

Nel mondo del lavoro tendono a guidare la stragrande maggioranza delle carriere professionali, a seconda che un individuo, uomo o donna che sia, scelga un approccio o l’altro. In questo articolo cercheremo di dare una risposta ai quesiti proposti, ma non solo.

Anche voi, sicuramente, avete un amico o un conoscente che si distingue perché è capace di progredire nel tempo, costantemente. Sia in ambito lavorativo che in altri aspetti della sua vita. È un cacciatore di opportunità e sfide che lo spingono a continuare a raccogliere successi. Allo stesso tempo, potreste conoscere qualcun altro che sembra quasi affogare nel proprio lavoro. Non ha aspirazioni e, visto da lontano, sembra quasi una foglia mossa dal vento.

E voi, siete persone che preferiscono agire o reagire? Scopritelo con noi!

La differenza tra agire o reagire

Una persona che agisce prende l’iniziativa

Ancora non sapete se siete una persona che agisce o reagisce, ma vi piacerebbe saperlo? Ebbene, la prima cosa che dovrete valutare è se possedete quello che viene chiamato spirito di iniziativa.

Ciò riguarda una competenza che è molto apprezzata in ambito lavorativo, come evidenziato dalla professoressa Miriam Escobar Valencia, docente presso l’Università del Valle di Cali, Colombia. Nel suo articolo Las competencias laborales: ¿La estrategia laboral para la competitividad de las organizaciones? (Competenze professionali: la strategia del lavoro per la competitività delle organizzazioni?) fa coincidere il concetto di iniziativa con quello di proattività.

Agire o reagire, un dilemma per l'uomo

Quando un individuo prende l’iniziativa, esegue determinate azioni che lo trasformano in “generatore” anziché “destinatario”. Ad esempio, invece di aspettare di trovare un’offerta di lavoro che gli dia quell’opportunità professionale che sta aspettando, contatta direttamente le aziende che gli interessano. E lo fa tramite una lettera di presentazione o, semplicemente, via e-mail.

Un buon indizio per sapere se siete una persona che preferisce agire o reagire. Raramente aspettate il verificarsi degli eventi: riflettete, analizzate il contesto e prendete una serie di decisioni che vi permetteranno di anticipare le situazioni. Possedete una naturale predisposizione a prendere l’iniziativa, provare, tentare e andare avanti. Mettete alla prova la realtà, e non il contrario.

Non importa se trovate delle porte chiuse, siete consapevoli che i “no” e qualche fallimento devono essere messi in preventivo. Siete proattivi, non rimanete fermi e vi attivate costantemente. Tutto ciò, che ci crediate o meno, automaticamente vi permetterà di costruire diverse opzioni. Alternative che, d’altra parte, non sempre daranno i frutti sperati, tanto meno subito.

“Prendere l’iniziativa non significa essere invadenti, fastidiosi o aggressivi. Significa riconoscere la vostra responsabilità di far accadere le cose.”

Stephen Covey

Una persona che reagisce si aspetta dei risultati

Arrivati a questo punto, già conoscete la principale differenza tra agire o reagire. Se non vi siete identificati nel primo caso, probabilmente rientrate nel gruppo di coloro che reagiscono. Ma attenzione: non esiste una contrapposizione con chi agisce, dal momento che sarete in grado di ottenere importanti risultati professionali anche sulla base di questo secondo approccio.

Facciamo l’esempio di un lavoratore dipendente che lavora molto, in maniera seria e impeccabile. I suoi risultati, tuttavia, sono sempre gli stessi. Vi ritrovate, insomma, nella posizione di quell’ombra sul muro che nessuno vede. Come mai? Perché non avete detto a nessuno che vi trovate qui. Alcuni arrivano persino a limitare (o nascondere) determinate capacità, come se fossero qualcosa di cui doversi vergognare.

A volte, è normale scegliere di essere persone che reagiscono, dal momento che questa posizione di “invisibilità” consente di trovarvi particolarmente a vostro agio, mantenendo controllato ogni eventuale rischio. Ma ci sono casi in cui sentirete l’esigenza di essere più attivi, anche se non sapete effettivamente come sfogare tale velleità.

Un disorientamento che si traduce in una conseguente immobilità o che è la consapevolezza che “non valga la pena”, preferendo di gran lunga la calma e la sicurezza della vostra zona di comfort. Un’area in cui prevalgono stress e paure.

“Stabilire degli obiettivi è il primo passo per rendere visibile l’invisibile.”

Tony Robbins

Donna scalza cammina nel bosco

Le due facce del reagire

Essere persone che preferiscono agire o reagire dipende da un atteggiamento che viene scelto e che porta a risultati diversi. Se siete persone che reagiscono, potrete essere felici sul posto di lavoro senza vivere lo stress del nuovo, vivendo una routine tranquilla e senza cambiamenti. Tuttavia, se anelate a qualcosa di più importante o grande, questo atteggiamento può diventare una vera e propria zavorra.

Cosa succede quando vi aspettate dei cambiamenti, frutto della reazione? Di solito si sperimenta una sensazione di frustrazione. Ci si lamenta e si punta il dito contro fatti esterni, trascendentali, come la sfortuna. Questa sensazione però, deriva dal voler essere proattivi, ma non sapere come iniziare ad agire.

Identificarsi con una persona che agisce o reagisce è strettamente relazionato alla propria personalità. Se siete persone che tendono a reagire, ci vorrà un po’ affinché vi sentiate a vostro agio nella nuova dinamica, che è diametralmente opposta. Questo non è un fatto negativo, piuttosto il contrario. Sarete più flessibili e potrete agire o reagire a seconda delle circostanze, ovvero quando ne avrete bisogno.

Preferite agire o reagire? Concludiamo dicendo che nessuno dei due aspetti è migliore o peggiore dell’altro. Sono semplicemente forze diverse che vi guideranno su percorsi diversi. Certo, potrete scegliere di cambiare atteggiamento in qualsiasi momento, quando il cammino su cui vi trovate non vi soddisfa pienamente.


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  • García M, González B, Aldrete M, Acosta M, León S. Relación entre Calidad de Vida en el Trabajo y Síntomas de Estrés en el Personal Administrativo Universitario. Cienc Trab.  [Internet]. 2014  [consultado el 11 de julio de 2022]; 16(50): 97-102. Disponible en: https://scielo.conicyt.cl/scielo.php?script=sci_arttext&pid=S0718-24492014000200007

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