Antidepressivi in gravidanza
Diversi paesi hanno proprie linee guida in merito all’assunzione di antidepressivi in gravidanza. Sebbene i sintomi della depressione gestazionale siano comuni oltre i confini nazionali, gli interventi proposti variano notevolmente.
Negli ultimi anni la depressione postpartum ha acquisito visibilità, eliminando in parte quell’alone mitologico di cui il periodo successivo alla gestazione sembrava godere. Tuttavia, la depressione può svilupparsi anche prima del concepimento o durante la gravidanza.
Nel secondo caso si parla di depressione perinatale per indicare lo stato depressivo durante la gravidanza fino a un anno dal parto. Le ultime ricerche scientifiche indicano che diversi paesi europei adottano linee guida differenti per il trattamento della depressione perinatale.
Alcune nazioni, d’altronde, non prevedono alcun protocollo. Vi invitiamo a scoprire le principali differenze tra i vari paesi sul trattamento della depressione perinatale e l’assunzione dei relativi farmaci.
Antidepressivi in gravidanza
La depressione perinatale o del peripartum colpisce circa una donna su otto. I termini “peripartum” e “perinatale” sono spesso usati come sinonimi sebbene il primo si riferisca più specificamente alle donne.
Il suddetto stato in genere persiste per tutto il periodo del peripartum e fino al 47% delle donne con depressione postpartum ha sofferto anche di depressione peripartum.
In molti casi, la depressione coincide con l’ansia, e ciò aggiunge un notevole carico a livello mentale. La donna, dunque, potrebbe aver bisogno di interventi su misura, inclusa la farmacoterapia. Questi variano a seconda del decorso del disturbo depressivo, del tempo di insorgenza e dei sintomi accusati.
Nella maggior pare dei casi si opta per la psicoterapia come prima opzione e solo successivamente si prescrive una cura farmacologica. Come anticipato, tuttavia, l’approccio varia da un paese all’altro. Nonostante l’abbondante letteratura scientifica in merito, manca ancora una comprensione internazionale di questo disturbo.
Antidepressivi in gravidanza
La depressione perinatale è associata a una serie di effetti negativi sul nascituro e la relazione madre-figlio. Influisce in modo sostanziale anche sul benessere della donna e può persino portare al suicidio.
Nei casi da moderati a gravi o dopo la mancata risposta alla psicoterapia di prima linea, è spesso necessaria la cura farmacologica con antidepressivi. I dati aggregati di 40 studi di coorte indicano che gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) sono gli antidepressivi più utilizzati.
La prescrizione varia dal 3,5% prima della gravidanza al 3,0% durante la gravidanza e al 4,7% nel primo anno dopo il parto. In alcuni casi può essere necessario un aumento con antipsicotici o una terapia farmacologica aggiuntiva con benzodiazepine sedative o antistaminici.
Antidepressivi in gravidanza
La gravidanza rimane un fattore importante per la sospensione dell’antidepressivo e il 49% delle persone che hanno scelto di continuarne l’assunzione ha una bassa aderenza terapeutica.
Valutare il trattamento antidepressivo durante la gravidanza o l’allattamento è complesso. Va valutato il potenziale rischio di esposizione in utero o nel latte materno rispetto ai potenziali effetti avversi di una depressione peripartum materna trattata in modo non ottimale sia per la madre sia per il bambino.
Le linee guida (LG) di pratica clinica per la gestione della depressione peripartum possono facilitare la scelta dell’approccio da adottare. Tuttavia, molti paesi non le hanno stabilite per la depressione peripartum e le raccomandazioni disponibili non sono sempre uniformi.
Nel 2018 una revisione sistematica che ha valutato il contenuto delle linee guida di pratica clinica disponibili ha rilevato che solo quattro paesi consigliano di continuare la terapia antidepressiva durante la gravidanza.
Questo lavoro ha estratto solo LG che aderiscono ai criteri di qualità dello strumento Appraisal of Guidelines for Research and Evaluation (AGREE).
Culture diverse per l’uso di farmaci in gravidanza
In alcuni paesi dell’Europa orientale è molto più comune prescrivere le benzodiazepine in gravidanza rispetto agli antidepressivi. Lo stesso se gli antidepressivi sono la scelta per trattare l’ansia.
Le benzodiazepine sono un gruppo di farmaci per il trattamento a breve termine di disturbi del sonno, irrequietezza e ansia, nonché per ridurre la tensione muscolare e i crampi.
Tuttavia, sono sconsigliate durante la gestazione perché presentano un rischio maggiore per il bambino rispetto agli antidepressivi. A ciò si aggiunge il rischio di dipendenza e abuso.
Risultati trovati in Danimarca
Il rischio di gravi malattie mentali nella donna è maggiore se ha interrotto l’assunzione di antidepressivi durante la gravidanza, ma non se ha smesso prima di rimanere incinta.
Questo dato è un esempio di nuove conoscenze che dovrebbero riflettersi nelle linee guida di pratica clinica a livello internazionale.
In questo caso si tratta di dati recenti, ma ci sono molti esempi di linee guida che sono state aggiornate solo pochi anni fa.
Antidepressivi in gravidanza: aiutare prima la madre
Il trattamento farmacologico per la depressione gestazionale può essere molto difficile da ottenere. Per paura di danni al feto e su consiglio del medico, la donna può cambiare il farmaco, ridurre la dose o interromperne l’assunzione.
Non c’è niente di sbagliato nel voler proteggere il bambino, ma c’è un motivo se la donna assumeva farmaci antidepressivi e questo non sparisce con la gravidanza, alcuni sintomi possono persino peggiorare.
In merito alla depressione perinatale, si aiuta meglio il bambino quando si aiuta prima la madre.
Nuovi modi per aiutare la donna con depressione
Nonostante le numerose ricerche interdisciplinari, non esistono ancora linee guida transfrontaliere allineate, afferma la ricercatrice Angela Lupattelli del Dipartimento di Farmacia dell’Università di Oslo.
Lupattelli è uno dei tre partecipanti norvegesi a Riseup-PPD COST ACTION, un’importante iniziativa finanziata dall’UE per trovare e raccogliere conoscenze su ciò che i ricercatori chiamano depressione perinatale.
I ricercatori studieranno anche nuove formulazioni di farmaci, i cui effetti sono attualmente contrastanti. La fototerapia, gli acidi grassi omega-3, l’elettroterapia e la magnetoterapia sono tra le soluzioni più studiate.
D’altra parte, si raddoppiano gli sforzi nelle politiche di prevenzione con l’intento di ridurre i casi che richiedono un intervento farmacologico. Il lavoro di ricerca Riseup-PPD COST ACTION è iniziato nel 2019 e si concluderà nel 2023.
I ricercatori sperano di ottenere una chiara comprensione della depressione perinatale come base per le linee guida in diversi paesi. Il punto di forza dello studio è che ha coinvolto donne con questo disturbo. Condividendo la propria esperienza, si possono fare grandi progressi nella medicina.
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