Bambini transgender: il caso di Maria
Una persona transessuale ha un’identità biologica con la quale non si sente identificata. Cerca pertanto di acquisire le caratteristiche del genere sessuale con il quale si identifica. Questa identificazione può essere graduale e influire su vari aspetti. Esternamente i cambiamenti possono riguardare il modo di vestire, di acconciarsi, ecc. Alcuni, però, arrivano anche ad assumere cure che permettono di bloccare la produzione di certi ormoni o si sottopongono a operazioni che permettono loro di cambiare sesso. Questa realtà, come è ovvio, inizia a palesarsi già in tenera età; si parla dunque di bambini transgender.
Oggi viviamo in una società un po’ più aperta e più informata, nella quale parlare di omosessualità, transessualità e intersessualità non suscita più un rifiuto così grande. La società attuale è più rispettosa verso le diverse manifestazioni di sessualità. In questo articolo riportiamo un caso concreto per parlare dei bambini transgender.
“L’idea è molto semplice: accettare la gente così com’è. Accettarla anche se diversa”.
-Caitlyn Jenner-
A che età definiamo la nostra identità sessuale?
La pubertà è la fase che più di tutte viene associata all’espressione della sessualità. È proprio in questo periodo che molte idee e concetti relazionati con il sesso appaiono, diventano più chiari o vengono sperimentati per la prima volta.
È probabile che durante l’infanzia esistano certe tendenze, ma di solito è in un secondo momento che iniziamo a dare un significato a questi comportamenti. La cosa più importante è ascoltare quello che il bambino (in questo articolo useremo la forma maschile per praticità, ma le informazioni si applicano a entrambi i sessi) ha da dire.
Molte volte vediamo un bambino giocare con le bambole o mettersi un vestito o circondarsi di coetanei dell’altro sesso o manifestare atteggiamenti che consideriamo “effeminati” o “mascolini”. Quando questo accade, spesso diamo per scontato che il comportamento del piccolo è un chiaro segnale di come costruirà la sua sessualità a partire da quel momento.
A volte manchiamo della pazienza sufficiente per chiarire se si tratta di un comportamento occasionale, un modo per esplorare o una condizione più definitiva. Vogliamo mettere un’etichetta perché ci tranquillizza. Anche se le cose sono cambiate, continua a vedersi più di buon occhio mantenere il proprio sesso, che il contrario.
Il caso di Maria è speciale a causa della rarità e perché ha preceduto molti altri casi similari. Quando Maria aveva 3 anni diceva già di sentirsi un bambino. I suoi genitori, reagirono con insicurezza, senza sapere cosa fare e i loro sentimenti erano contrastanti.
“Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro”.
-Steve Jobs-
Come comunicare con i bambini transgender
Generalmente i bambini sono molto sinceri quando condividono i loro pensieri in un ambiente di fiducia. Maria era molto comunicativa in merito ai cambiamenti che stava sperimentando. Diceva di essere un bambino, voleva vestirsi come un bambino, tagliarsi i capelli e spesso voleva essere chiamata con un altro nome che lei stessa aveva scelto: Giovanni.
Quasi tutti i bambini sono curiosi per natura, chiedono e fanno domande in merito ai misteri dell’ambiente, del loro corpo, alle differenze fra maschio e femmina, ecc. Maria stava provando più che semplice curiosità. Quando iniziò a sviluppare la sua identità sessuale, non si sentì identificata con il sesso femminile e tutte le aspettative e le etichette che la società considera coerenti a questa definizione. Questo produsse cambiamenti nella suo aspetto, nel suo modo di vestire, di agire e di giocare.
L’apertura di Maria nei confronti di quello che le stava succedendo fu di grande aiuto e incoraggiamento per gli altri. Permise anche di prestare più attenzione alla situazione, di aiutarla in modo appropriato e di verificare se i suoi cambiamenti erano costanti e coerenti nel tempo. L’idea di base era attutire l’effetto dello “shock sociale”, minimizzando al massimo le possibilità per Maria di soffrire di ansia, stress, depressione, incubi, sentimenti negativi relativi all’andare a scuola o condizioni più gravi come la disforia di genere.
“Qualsiasi destino, per lungo e complicato che sia, è fatto di un solo momento: il momento in cui l’uomo capisce una volta per tutte che è veramente”.
-Jorge Luis Borges-
Il lavoro degli adulti con i bambini transgender
È importante non farsi prendere dal panico e mantenere la calma. Questo ci permetterà di capire se ci troviamo davanti a un comportamento occasionale o costante nel tempo. Per esempio, la tendenza a giocare con giocattoli che sono socialmente attribuiti all’altro sesso. Bisogna osservare con attenzione, mettersi a disposizione del piccolo per rispondere a qualsiasi dubbio e cercare di conoscere le sue emozioni e i suoi sentimenti. Mostrarci sempre aperti e tolleranti aiuterà il bambino a sentirsi in un ambiente nel quale esprimersi liberamente.
Gli adulti vicini ai bambini transgender, soprattutto i genitori, ma anche i nonni, gli zii e gli insegnanti, possono provare sentimenti di colpa. Potrebbero pensare di aver fatto qualcosa di sbagliato, che non sono stati rispettosi o che hanno forzato o rifiutato certi comportamenti perché erano diversi da quelli che si aspettavamo o non li conoscevano.
È altrettanto normale provare un certo grado di paura riguardo al futuro del bambino. Dobbiamo avere chiaro in mente che non siamo soli e che desiderano tutti agire nel miglior modo possibile per il piccolo.
Ci preme sottolineare che non si tratta di bambini malati che hanno bisogno di essere guidati verso un diverso orientamento. Siamo davanti a bambini che stanno scoprendo se stessi, come tutti del resto. In questo processo di scoperta possono presentarsi delle complicazioni. Forse a causa dell’ingiustizia sociale; in questo caso possono rivelarsi utili l’assistenza o l’aiuto di un professionista che permetta al bambino di continuare questo processo.
“L’identità di un uomo consiste nella coerenza fra quello che è e quello che pensa”.
-Charles Sanders Peirce-
Quali cambiamenti sono necessari e come affrontare le leggi?
Il nostro amore e la nostra accettazione sono fondamentali per i bambini transgender. In questo senso, è anche importante trattare i cambiamenti e le trasformazioni nel modo più naturale possibile. Non sarebbe appropriato esigere che giochino in un certo modo o adottino ruoli che non gli appartengono. È bene informarsi e adattare mente e linguaggio al cambiamento. Tutto quello che circonda i bambini transgender deve andare in un’unica direzione, il rispetto.
In Italia il mutamento di sesso è regolamentato dalla legge n. 164 del 1982. Tuttavia, oggi sono sempre di più le sentenze favorevoli alla rettifica anagrafica del nome e del sesso prima degli interventi chirurgici. Per quanto riguarda le terapie ormonali, è possibile somministrarli agli adolescenti a partire dai 16 anni.
Il linguaggio, la cultura e la società saranno cambiamenti lenti e difficili per il bambino transgender. In quanto al linguaggio, sarà necessario includere termini più neutrali. Pensiamo che si tratta di un’espressione della società che poco per volta cambia il modo di pensare. Questi cambiamenti si rifletteranno quindi su come parliamo. In questo senso abbiamo ancora davanti a noi un lungo e appassionante percorso da vivere. Lo dobbiamo a tutti i Giovanni e a tutte le Maria che sono vissuti e che vivranno.
“La prova di coraggio avviene quando esiste una minoranza. La prova di tolleranza quando esiste una maggioranza”.
-Ralph W. Sockman-