Blue Whale: contrastiamo il fenomeno con la Balena Rosa

Blue Whale: contrastiamo il fenomeno con la Balena Rosa

Ultimo aggiornamento: 26 giugno, 2017

Nessuno vorrebbe suicidarsi, eppure la maggior parte delle persone che lo fa è spinta dalla convinzione che non ci sia altra soluzione accettabile. Si tratta dell’ultima opzione esistente, l’ultimo tentativo di scappare da una vita dolorosa. È probabile che il macabro gioco della Blue Whale vi lasci perplessi, ma è bene non dimenticare una cosa: al giorno d’oggi, sono tantissimi i giovani e gli adolescenti che navigano negli oceani della solitudine, della tristezza e della vulnerabilità. Sono persone che hanno bisogno di aiuto.

Maylen aveva 13 anni e viveva in un piccolo paesino della Colombia. La sua vita era all’apparenza normale, non molto diversa da quella di qualsiasi adolescente della sua età. Qualche giorno prima che si suicidasse impiccandosi con una cintura, la bambina aveva chiesto alla madre se esistessero le balene blu. “Esistono, ma ne devono essere rimaste poche. Ormai sono in via d’estinzione” è stata la risposta della signora Villamizar, non potendo immaginare quello che sua figlia avesse in mente.

“Uno dei principali compiti dell’adolescenza è cercare di raggiungere un’identità, non necessariamente la conoscenza di chi siamo, bensì un chiarimento su quello che potremmo diventare”

-Anonimo-

Maylen non è l’unica ad essersi spinta a tanto. Sono circa 130 i giovani che in tutto il mondo hanno compiuto le 50 prove degradanti di questo “gioco”. Una partita che si vince con un’ultima “mossa” che consiste nel togliersi la vita (se non lo si fa, e questo è un altro crimine, le regole avvisano che tramite l’IP dell’usuario, terze persone potrebbero risalire ai suoi amici e familiari ed ucciderli).

In molti diranno che il mondo dei social network, dei forum e di tanti altri gruppi costruiti sulla rete intangibile delle nuove tecnologie hanno innumerevoli conseguenze negative. Tuttavia, dietro a tutto questo non possiamo che riflettere su un dato: il mondo, che lo crediamo o meno, è colmo di “balene blu”. Esseri splendidi e al tempo stesso vulnerabili che vivono in universi atavici che, forse incoscientemente o forse no, stiamo trascurando: la solitudine, la paura, l’insicurezza, la sensazione di parlare ai muri…

È il momento di fare una scelta. Al polo opposto della “balena blu” c’è la “balena rosa”, un’iniziativa meravigliosa nata in reazione a questo gioco che sta portando via la vita di decine giovani.

La balena blu cerca di fuggire da una vita dolorosa

Curiosamente, il nome di questo gioco ha poco a che vedere con lo splendido animale a cui fa riferimento. Le balenottere azzurre sono gli animali più grandi del pianeta, imponenti nuotatrici capaci di percorrere l’oceano ad elevate velocità. Rientrano anche tra gli animali più rumorosi che esistano, in grado di emettere suoni e grugniti percettibili a più di 1,500 chilometri di distanza. Sono forse fra le creature più affascinanti del mondo naturale.

Le nostre “balenottere azzurre”, quelle che nuotano su pavimenti asfaltati e nel mondo dei social network, invece, sono creature silenziose, di quelle che passano quasi inosservate. Sono caratterizzate da una forte vulnerabilità psicologica e dalla carenza di figure di riferimento fisse. Di fronte alla ripetuta domanda su come possa un giovane di 12, 13 o 18 anni spingersi a tanto per un gioco che lo porta a compiere azioni umilianti e dolorose, bisogna tenere conto di alcuni aspetti che possono aiutare a comprendere meglio questo fenomeno.

Perché un giovane decide di partecipare a questo gioco?

Il Blue Whale permette a giovani e bambini di trovare una propria personalità in un mondo in cui si sentono invisibili, dove spesso non si sentono a proprio agio, dove non si sentono identificati in nulla. Ciascuna autolesione, ogni sconcertante prova superata è una meta raggiunta, una dimostrazione di coraggio per aver affrontato il dolore, la paura, l’indecisione… Sono tutti successi da pubblicare con orgoglio nel tentativo di ricevere un rinforzo psicologico e maggiore motivazione. Quella necessaria a proseguire.

Allo stesso tempo, l’idea di iniziare un gioco di questo tipo li fa sentire parte di un progetto dal quale deriva un impegno. Non va dimenticato che l’adolescenza è un periodo di ricerca dove i giovani che non hanno un gruppo di amici solido o una famiglia che funga da legame e punto di riferimento, devono cercare di difendersi in qualsiasi modo dalla solitudine (spesso scegliendo il meno opportuno).

Il Blue Whale presenta a questi ragazzi una sfilza di avventure crudeli. Sfide con cui, ai loro occhi, cercare di recuperare l’autostima, inconsapevoli di essere finiti dritti nei capricci sadici e crudeli delle persone che vi stanno dietro.

Le balene blu possono trasformarsi in rosa

È ora di svegliarsi e renderci conto di una cosa: attorno a noi naviga più di una balena blu. Il nostro compito è quello di non spaventarle, non arrabbiarci con loro per quello che sono, perché si sentono in quel modo o perché sono incuriosite da tale gioco. Perché punendo, giudicando o ironizzando su di loro, le balene azzurre prenderanno le distanze da noi. È nostro compito condurle in modo attento e intelligente affinché, con il nostro aiuto, si trasformino in balene rosa. 

 “L’adolescenza è una fase di rinascita in cui l’uomo acquisisce caratteristiche più alte e complete”.

-G. Stanley Hall-

Proprio come spiega la OMS, circa il 4% della popolazione soffre di depressione, e sono più di 800.000 le persone che ogni anno decidono di togliersi la vita. Per loro, si tratta dell’unica opzione per smettere di soffrire. Gran parte di questa fetta della popolazione è composta da giovani tra i 13 e i 25 anni. Ma c’è di più, sono circa 16 milioni le persone che praticano l’autolesionismo, in particolare fra gli adolescenti.

C’è bisogno di rivedere i nostri metodi educativi e di insegnamento, servono più risorse e, senza dubbio, più iniziative come quella della Balena Rosa, orientata a costruire un atteggiamento positivo attraverso 50 prove ragionate e divertenti,  in cui ogni obiettivo raggiunto è un principio di vita e non un finale di tristezza.

Prevenzione e supervisione

D’altro canto, in questi casi diventa fondamentale il lavoro delle famiglie, che dovranno avere ben a mente queste semplici direttive:

-I genitori devono dimostrare una disponibilità emotiva completa nell’ascoltare i figli.

-L’attuale crisi economica sta privando i membri di molte famiglie del tempo necessario da dedicare ai figli. Tuttavia, il poco tempo che si ha a disposizione per loro deve essere di qualità; tempo attraverso cui costruire un’adeguata complicità e vicinanza con i piccoli.

-Bisogna offrire ai bambini opportunità e risorse affinché possano costruire relazioni significative con i loro coetanei, evitando ad ogni modo l’isolamento.

-Bisogna ricordare l’importanza di dare valore ai nostri figli, di offrire loro esempi positivi così che crescano con un’autostima forte.

-Infine, ma non meno importante, è necessario individuare e rispondere ai cambiamenti di umore o di atteggiamento dei nostri adolescenti. Al tempo stesso, controllare regolarmente quello che condividono sulle reti sociali è la chiave per evitare che incorrano in situazioni come quella che si sta diffondendo oggi giorno, non poi così lontano da noi.


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