Dare e ricevere: il principio della reciprocità

Dare e ricevere: il principio della reciprocità

Ultimo aggiornamento: 31 agosto, 2015

Dona quello che hai per meritare di ricevere quello che ti manca.

Sant’Agostino

L’atto di offrire qualcosa senza aspettarsi nulla in cambio è conosciuto come altruismo. Ma fino a che punto si può dare senza ricevere? È davvero giusto? Non dimenticate che tutto in questa vita è “andata e ritorno”. Forse oggi non otterrete nulla di quello che meritate, ma domani avrete la vostra ricompensa.

Come funziona il principio della reciprocità?

Il fondamento più importante della reciprocità si basa sul fatto di restituire attraverso la gratitudine quello che ci è stato donato. Per poter comprendere un po’ meglio questo concetto, forse dovremmo utilizzare una spiegazione che ci riporti ai tempi andati.

L’uomo ha dovuto condividere per poter sopravvivere. Dalle conoscenze agli strumenti, dal cibo al rifugio, la solidarietà di alcune persone ha significato la salvezza di altre.

Questo principio non è rimasto all’età della pietra (fortunatamente), ma si mantiene ancora oggi. Da quando veniamo al mondo, portiamo dentro di noi i sentimenti giusti per stabilire una sorta di “debito” quando qualcuno fa qualcosa per noi.

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Ma c’è di più, infatti ci spremiamo il cervello pensando al modo in cui ripagare questo debito il prima possibile (e con interessi).

Fino a qui sembra tutto bello, tutto idilliaco, ma dobbiamo tornare alla realtà. Molte persone si approfittano di questo sentimento di “colpa” che ci attanaglia quando dobbiamo un favore a qualcuno. Questo gruppo di persone agisce secondo la premessa di “fare qualcosa per gli altri in modo che si sentano obbligati a fare qualcosa per me”.

Ecco che sorge la reciprocità “indotta”, se così vogliamo chiamarla. Vale a dire, cercare di aiutare qualcuno per il semplice fatto che poi restituisca il favore.

Attenzione, però!

I primi a trarre vantaggio da questo sentimento di colpa sono stati i Krishna. Uscivano in strada regalando fiori ai passanti dicendo che stavano raccogliendo soldi per la loro fondazione. Dato che le persone avevano ricevuto un dono (il fiore), si sentivano in obbligo di fare una donazione per la causa. Al giorno d’oggi questa tecnica viene usata con altri oggetti, come ad esempio un libro, una bibita, una penna, etc.

Spostandoci verso altri ambiti, alcune ricerche degli anni ’80 indicano che il fatto di offrire da bere a una persona appena conosciuta provoca un sentimento di debito, soprattutto sessuale. Questo sembra illogico in pieno XXI secolo, ma fino a quarant’anni fa non era poi così strano.

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Esistono le buone intenzioni nel “dare e ricevere”?

Alcuni potrebbero dire di sì, senza secondi fini. Di certo, in qualche modo ci aspettiamo sempre qualcosa in cambio. Questo non significa che vogliamo un regalo o qualcosa di materiale in cambio, ma aiutare gli altri ci aiuta a sentirci persone migliori, ci fa pensare di “aver fatto la nostra buona azione giornaliera”, di poter essere orgogliosi di noi stessi, etc.

Allora sì, ci aspettiamo qualcosa in cambio. Forse conserviamo l’opportunità di rinfacciare all’altro quello che abbiamo fatto per lui oppure, in senso più mistico, ci aspettiamo che qualcosa di più superiore, che sia Dio, l’Universo o il Karma, ci ricompensi per la nostra buona azione o, semplicemente, che questa persona ci sia quando abbiamo bisogno di qualcosa.

Possiamo essere altruisti al 100%?

Ogni volta è sempre più strano pensare all’altro, aiutare il prossimo, mettersi nei panni della persona che ci sta davanti. Invece di offrire tutto quello che abbiamo, forse sarebbe meglio iniziare ad occuparci dei dettagli di ogni giorno.

Non c’è bisogno di spogliarci di tutti i beni materiali e di patire la fame perché qualcuno si nutra, cioè diventare altruista nella maniera più estrema.

Possiamo dare a chi ci sta attorno, anche questo è un modo eccellente per praticare l’altruismo. Bastano azioni semplici, come cedere il posto sull’autobus, dare la precedenza agli anziani, legare le scarpe ai nostri figli, preparare la cena per la nostra famiglia o portare la busta della spesa.

Ovviamente ci sarà una ricompensa: la felicità dell’altra persona, la gratitudine e l’affetto. Non è, forse, un regalo più che sufficiente?


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