Delirio dell'uomo di vetro, la paura di spezzarsi
Esistono persone convinte di poter finire in mille pezzi al più piccolo urto. Stiamo parlando del delirio dell’uomo di vetro, un disturbo che porta a credere, erroneamente, di essere fragili come il suddetto materiale.
L’illusione o delirio dell’uomo di vetro è una sindrome caratterizzata da una dissociazione tra immaginazione (ciò che si crede) e realtà. Chi ne soffre è convinto che il suo corpo sia vulnerabile e fragile. Dobbiamo tuttavia fare attenzione a non confondere questo disturbo con la malattia delle ossa di vetro, o osteogenesi imperfetta.
Cosa si intende per delirio?
Nel XVII secolo il concetto di pazzia era strettamente legato al delirio. Essere pazzi significava avere deliri, e viceversa. Al giorno d’oggi, se chiedessimo a chiunque di descrivere la propria immagine prototipica di “pazzo”, indicherebbe probabilmente un individuo che crede di essere Napoleone o che afferma di essere stato rapito dagli alieni.
Etimologicamente la parola delirio deriva dal latino delirare, ovvero uscire dal solco (lira). Applicato al pensiero, significa più o meno “pensare uscendo dal seminato”. In altre parole delirare vuol dire “deviare, avere la capacità di raziocinio alterata”. Nel linguaggio abituale, delirare è sinonimo di pazzia, di perdita di contatto con la realtà o della ragione.
La definizione più nota e citata è quella offerta da Karl Jaspers in Psicopatologia Generale (1975). Secondo lo psichiatra tedesco, i deliri sono falsi giudizi caratterizzati dal fatto che chi ne soffre li mantiene con grande convinzione, in modo che non possano essere influenzati dall’esperienza o da conclusioni inconfutabili. Oltre a ciò, il contenuto del delirio è impossibile.
Il delirio dell’uomo di vetro, un disturbo psichico già presente nel Medioevo
Questo disturbo era già conosciuto nel Medioevo. Carlo VI, detto Il folle, re di Francia tra il 1380 e il 1422 passò alla storia per la sua schizofrenia, porfiria e un disturbo istrionico di personalità. Si dice che uccise un cortigiano durante una crisi psicotica.
Tra i sudditi vigeva il divieto di toccare il re. Il re folle temeva di rompersi, come un ninnolo delicato. Per non correre questo rischio, si avvolgeva con mantelli spessi e passava ore chiuso nelle sue stanze. Evitava così di entrare in contatto con gli altri e di essere toccato.
Più recentemente, lo psichiatra olandese Andy Lamejin ha confermato l’esistenza di questo disturbo che, a quanto sembra, non è una stranezza del passato.
Un paziente si presentò nel suo studio con un quadro di sintomi simili al delirio. Riferì al medico di sentirsi come il vetro e trasparente alla vista degli altri. Sosteneva di avere un interruttore nel cervello che gli permetteva di cambiare di stato. Da visibile a invisibile, a comando.
Vivere facendo attenzione a non rompersi
Nella storia dei casi clinici troviamo pazienti che si imbottiscono il fondo schiena con un cuscino per evitare di spezzarsi quando si siedono. O altri che che vanno di corpo restando in piedi per lo stesso motivo: non rischiare di rompersi le ossa.
Un disturbo simile è il delirio della bottiglia. Il paziente è convinto di trovarsi all’interno di una bottiglia di vetro e vive nella paura di rompersi. Investe tutte le sue energie nello sforzo di non uscire in mille pezzi dalla bottiglia.
Questo disturbo è stato trasmesso ad altri pazienti psicotici in un processo di imitazione. Il paziente cercava, infatti, una giustificazione alla sua sensazione di fragilità. I racconti che provenivano dalla famiglia reale di Francia hanno contribuito, quindi, a diffondere questa sindrome. Ne è una testimonianza il racconto di Cervantes Il Dottor Vetrata.
Delirio dell’uomo di vetro: qual è la causa?
Una delle ipotesi è che tale illusione possa essere un meccanismo di difesa che si innesca in situazioni di forte pressione. Vi è inoltre l’impellente bisogno di dare una determinata immagine di sé. I sintomi, pertanto, sarebbero una risposta alla paura di proiettare vulnerabilità.
Un’altra ipotesi è legata alla nascita e all’evoluzione del vetro. Non sorprende che i primi casi di delirio siano sorti contemporaneamente a questo materiale.
Quale sia la causa, ci troviamo di fronte a un grave disturbo mentale. Il trattamento consiste in una prescrizione di farmaci antipsicotici come l’aloperidolo, oltre alla psicoterapia. In ogni caso, non c’è da preoccuparsi, si tratta di un disturbo molto raro al giorno d’oggi.
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Jaspers (1975). Psicopatología General