Disturbo voyeuristico: definizione e sintomi
Nella sfera sessuale la varietà è una costante; non tutti hanno gli stessi gusti né si eccitano allo stesso modo. Con il termine “parafilia” si indica quella forma di eccitazione sessuale che deriva dal contatto con situazioni o attività inusuali. Quando, però, entrano in gioco il dolore o danno fisico indotto da altri, allora non si parla più di parafilia, bensì di disturbo parafilico, quadro in cui rientra il disturbo voyeuristico o voyeurismo.
È importante distinguere tra il voyeurismo e il disturbo parafilico. Il primo è un tipo di parafilia (non patologica) che consiste nell’osservare un’altra persona (o un gruppo di persone) nude o mentre svolgono attività sessuale, in quanto fonte di eccitazione.
Nel secondo caso, invece, entra in gioco una forma di dolore indotto, di interferenza con la vita di un’altra persona, oppure un malessere.
Secondo il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi mentali), l’incidenza del disturbo voyeuristico non è nota. Eppure, secondo gli studi condotti sulla base dell’osservazione non clinica di atti sessuali voyeuristici, l’incidenza massima di questo disturbo nel corso dell’intera esistenza è pari al 12% negli uomini e al 4% nelle donne.
Parafilie e disturbi parafilici
Il DSM-5 classifica il voyeurismo come un tipo di disturbo parafilico. È importante fare una distinzione tra disturbi parafilici e parafilie.
Per parafilia si intende “un modello di comportamento sessuale relativo a oggetti, situazioni, attività o individui atipici”. Il disturbo parafilico, invece, include anche un disturbo psicologico.
Come riportato sul manuale, la parafilia non è un disturbo mentale; è una condizione indispensabile per poter parlare di disturbo parafilico, ma non è sufficiente.
Oltre a ciò, la parafilia da sola non giustifica un intervento di tipo clinico. Così, per poter parlare di disturbo parafilico diventano indispensabili due criteri: la sofferenza o il danno subito dall’individuo, così come che l’eccitazione che ne deriva arrechi a sua volta un danno o metta in pericolo gli altri.
Cos’è il disturbo voyeuristico?
Il voyeurismo viene classificato come un disturbo parafilico. Nel linguaggio comune, però, si tende a utilizzare indistintamente il concetto di voyeurismo, parafilia e disturbo parafilico.
Vale a dire che in genere si parla di voyeurismo come di quella tendenza a provare eccitazione sessuale osservando sconosciuti nudi o mentre intrattengono un rapporto sessuale (in assenza di dolore inflitto o di interferenza nella vita di tutti i giorni).
Tuttavia, quando questa tendenza provoca un malessere importante per l’individuo o inficia le sue attività quotidiane, allora si parla di voyeurismo come di un disturbo parafilico, argomento di questo articolo.
Si parla di disturbo parafilico anche in assenza di dolore ai danni della persona che ne soffre, purché il desiderio sessuale di quest’ultima (o le sue fantasie) vengano soddisfatte dall’osservazione non autorizzata di un’altra persona nuda o che intrattiene un rapporto sessuale. In questo caso, cioè, non vi è consenso.
Voyeurismo: criteri per definirlo un disturbo parafilico
Secondo il DSM-5, i criteri diagnostici per poter parlare di voyeurismo sono i seguenti.
Eccitazione generata dall’osservazione degli altri
Può succedere che per un minimo di 6 mesi si verifichi un’eccitazione intensa e frequente, che deriva dall’osservazione di una persona colta di sorpresa mentre è nuda, si sta spogliando o è dedita all’attività sessuale.
Questa forma di eccitazione si manifesta attraverso un desiderio irrefrenabile, con l’immaginazione o attraverso specifici comportamenti.
Assenza di consenso da parte di chi viene osservato o sofferenza
Inoltre, il soggetto afflitto da voyeurismo soddisfa questi desideri sessuali irrefrenabili con una persona che non ha dato il suo consenso, o per la quale il desiderio implacabile o l’immaginazione è fonte di intenso malessere o logoramento dal punto di vista sociale, lavorativo o di altri ambiti importanti della sua quotidianità.
Maggiore età
Un altro criterio necessario per poter diagnosticare una forma di disturbo voyeuristico è che la persona che si eccita e/o agisce spinto da un desiderio irrefrenabile abbia almeno 18 anni.
Il disturbo voyeuristico secondo l’ICD-10
Il disturbo voyeuristico viene descritto nella CIE-10 (Classificazione Internazionale delle Malattie) come malattia ufficialmente riconosciuta, ma in questo caso viene indicato con un altro nome: scopofilia.
Per poter giungere alla diagnosi di scopofilia, secondo la CIE-10, bisogna innanzitutto soddisfare i criteri generali dei disturbi da inclinazione sessuale (disturbi parafiliaci), che sono i seguenti:
- Il soggetto manifesta un impulso sessuale e fantasie ricorrenti e intense che coinvolgono oggetti e attività insoliti.
- Il soggetto agisce spinto da questi impulsi o prova un profondo malessere a causa di questi stessi.
- Questa tendenza dura almeno 6 mesi (il criterio temporale coincide con quanto riportato dal DSM-5).
La scopofilia (o disturbo voyeuristico)
Nel caso specifico del voyeurismo o della scopofilia si manifesta una persistente o ricorrente inclinazione a guardare persone coinvolte in attività sessuali.
Tra queste: spogliarsi, fare sesso, ecc. La semplice osservazione di questo tipo di situazioni provoca nel voyeur eccitazione sessuale, spingendolo a masturbarsi.
Infine, un altro criterio della CIE-10 per poter parlare di voyeurismo è che non c’è desiderio sessuale nei confronti delle persone osservate (criterio non presente nel DSM-5).
A eccitare la il voyeur è l’osservazione di qualcun altro mentre è impegnato in un rapporto sessuale o mentre è nudo, ma non è presente alcun desiderio di avere con l’altro un rapporto sessuale.
Conclusioni
Nel linguaggio comune, in genere, si parla di voyeurismo non per indicare una patologia, bensì una forma di piacere o di eccitazione che deriva dall’osservazione degli altri (in genere a loro insaputa) mentre si spogliano o fanno sesso.
Il voyerismo, tuttavia, diventa un disturbo parafilico (disturbo voyeuristico o scopofilia) quando provoca sofferenza nell’altra persona.
Esistono meno modi di fare l’amore di quanto si dica in giro, ma ce ne sono più di quanto non si pensi.
-Colette-
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