Dolore cronico infantile: troppo spesso dimenticato

Dolore cronico infantile: troppo spesso dimenticato
Lorena Vara González

Scritto e verificato la psicologa Lorena Vara González.

Ultimo aggiornamento: 21 dicembre, 2022

Il dolore è un’esperienza così individuale e complessa da rendere essenziale la presenza della giusta attenzione e comunicazione con il paziente al fine di soddisfarne i bisogni. Tuttavia, in caso di dolore cronico infantile la comunicazione è spesso impossibile perché i bambini non conoscono le parole utili a spiegarlo. Conoscono solo il pianto. Ecco perché possiamo dire che, nel corso del XX secolo, il dolore cronico infantile è stato troppo spesso dimenticato dalla medicina moderna e della psicologia.

Fino alla metà degli anni ’50 si riteneva che i bambini avessero una sensibilità al dolore inferiore rispetto agli adulti. Questa affermazione fu accettata dalla collettività ed ebbe gravi conseguenze: in molti ospedali furono eseguiti interventi chirurgici su bambini al di sotto dei due anni senza l’uso di alcun tipo di anestesia o con un’anestesia minima.

Anche se non riesce a esprimerlo a parole, un bambino o un neonato sente il dolore come un adulto.

Bambino che si copre il volto con le mani

Strumenti per misurare il dolore cronico infantile

Attualmente, in medicina e in psicologia, si riconosce che il dolore cronico infantile ha le stesse caratteristiche del dolore cronico adulto e, pertanto, si ritiene che debba essergli attribuita la stessa importanza. In altre parole, si parla di dolore cronico infantile quando esso dura per 6 mesi o più, che abbia una chiara causa fisiologica o meno.

Il problema risiede nell’assenza fino a non molto tempo fa di protocolli o strumenti volti a misurare il dolore cronico infantile, perché in genere si ricorreva ad adattamenti degli strumenti pensati per gli adulti. Per fortuna, la situazione sta cambiando e in questo cambiamento la psicologia clinica ha un ruolo fondamentale.

Dalle tecniche proiettive a quelle di riconoscimento e di espressione emotiva, l’espressione e il riconoscimento del dolore cronico infantile inizia a diffondersi, a essere studiato e trattato. Il dolore non viene più visto come una semplice lamentela senza importanza o un processo di simulazione per cercare di attirare l’attenzione dei genitori.

I disegni, i volti o i colori, più che i termini riferiti al dolore nel mondo degli adulti, sono i mezzi più utili e più utilizzati per aiutare i bambini a riconoscere, esprimere e controllare il dolore cronico.

Quando parliamo di neonati o bambini sotto i 3 o 4 anni che non dispongono ancora di uno sviluppo linguistico o cognitivo sufficiente a trasmettere il loro dolore a parole o disegni, ci si basa soprattutto su relazioni sul profilo comportamentale e su variabili fisiologiche. Con i bambini più grandi e gli adolescenti, si fa uso di auto-relazioni di diverso tipo; tra esse le più utilizzate sono:

  • Termometro del dolore: solitamente numerato da 0 a 10, dove 0 rappresenta “assenza di dolore” e 10 “il peggior dolore possibile”. Il bambino sottolinea l’intensità del suo dolore colorando la barra di mercurio del termometro corrispondente.
  • Il gioco dei colori di Eland: è una scala di colore nella quale i bambini scelgono uno degli otto colori che corrispondono alle diverse intensità del dolore, dalla totale assenza di dolore fino a dolore acuto.
  • Scala delle nove facce: usata a partire dai 5 anni di età. Nove facce di cui quattro rappresentano diverse intensità di affetto positivo, quattro di affetto negativo e una neutra. Il bambino sceglie il viso che più assomiglia al dolore che prova in quel momento.
  • Questionario del dolore pediatrico: usato con i bambini più grandi o adolescenti, raccoglie 8 domande direttamente correlate al dolore.
  • Diario del dolore: rapporto auto-redatto nel formato di diario personale che include una scala di risposta che va da 0 “nessun dolore” a 5 “dolore molto intenso”, insieme alla domanda: “Quanto dolore stai provando adesso?”. Il dolore viene valutato due volte al giorno durante il periodo post-chirurgico.
Bambina che stringe un orsetto e rappresenta il dolore cronico infantile

Trattamento psicologico del dolore infantile cronico

Quando parliamo del trattamento del dolore cronico infantile, ci imbattiamo in una realtà allarmante, poiché la maggior parte dei farmaci non prevedono indicazioni pediatriche. Questo è il motivo per cui si sta dando particolare enfasi al trattamento multidisciplinare del dolore nei bambini.

La psicologia clinica ha contribuito adottando una serie di techiche cognitivo-comportamentali considerati efficaci ed efficienti per i bambini al di sopra dei 7 anni e con risultati molto promettenti nei bambini più piccoli. Il trattamento, in generale, dipende dal tipo di dolore e dall’analisi eseguita. In questo senso, alcune delle tecniche più utilizzate sono:

  • Allenamento al biofeedback: usato principalmente per i mal di testa tensivi, funzionali o emicranici. Consiste nel controllare un segnale fisiologico di tensione o temperatura entro determinati parametri.
  • Tecniche di rilassamento: respirazione profonda o rilassamento muscolare. Molto efficace nei bambini perché riduce l’attivazione dell’organismo causata dal dolore.
  • Mindfulness: i pochi studi pubblicati indicano miglioramenti significativi in ​​variabili come l’intensità e la frequenza degli episodi di dolore, così come nel funzionamento fisico e psicologico.
  • Ipnosi: l’obiettivo psicoterapeutico è solitamente finalizzato al controllo delle risposte fisiologiche, alla gestione dell’attenzione e degli aspetti cognitivi legati alla percezione del dolore o al rafforzamento delle strategie di coping.
  • Visualizzazione: si tratta di usare immagini mentali o rappresentazioni interne per modulare l’esperienza dolorosa e, quindi, produrre un effetto analgesico.
  • Distrazione: perché è stato dimostrato che il centro dell’attenzione su uno stimolo doloroso aumenta la sensazione di dolore.
  • Controllo delle contingenze: Attraverso l’analisi funzionale del soggetto, si cerca di riorganizzare l’ambiente per facilitare il comportamento adeguato e proporzionato alle situazioni di dolore, evitando di rinforzare o premiare situazioni sbilanciate.

Nonostante tutti questi progressi e la dimostrata efficacia del trattamento psicologico del dolore infantile, questo rimane scarso. Il progresso multidisciplinare e l’aumento degli studi in questo settore sono il futuro contro la lotta del dolore cronico infantile.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.