Educazione emotiva: impararla e insegnarla
L’educazione emotiva è una risposta a richieste sociali alquanto trascurate nei piani di studio ordinari. Tra queste esigenze spiccano ansia, stress, depressione, violenza, consumo di droghe, suicidi, comportamenti a rischio, ecc. Tutto questo è perlopiù conseguenza di analfabetismo emotivo.
L’educazione emotiva ha l’obiettivo di sviluppare competenze emotive. Per competenze emotive si intende l’insieme di conoscenze, abilità, capacità e attitudini necessarie a prendere coscienza, consapevolezza, esprimere e controllare adeguatamente le proprie emozioni.
Competenze emotive
Tra le competenze emotive troviamo la consapevolezza e il controllo delle emozioni, l’indipendenza emotiva, le competenze sociali, la capacità di sopravvivere e il benessere.
Lo sviluppo delle competenze emotive richiede pratica costante, dunque l’educazione emotiva ha inizio nei primi anni di vita e deve essere presente durante l’intero ciclo vitale.
Dovrebbe pertanto essere presente tra le discipline scolastiche all’asilo, alle scuole elementari, alle scuole superiori, in famiglia, nell’ambito della formazione per adulti, nei mezzi socio-comunitari, nelle organizzazioni, tra le persone anziane, ecc (Bisquerra, 2011).
Un’emozione non provoca dolore. La resistenza o la repressione di un’emozione invece causa dolore.
-Frederick Dodson-
Prevedere l’educazione emotiva a scuola è un’esigenza?
Autore del libro Intelligenza emotiva (1995) e cofondatore del CASEL, Daniel Goleman è una delle voci più autorevoli nell’ambito dell’educazione emotiva. Chiarisce che bisogna imparare a controllare le emozioni, in particolare quelle stressanti e invalidanti.
Calpestiamo sempre il terreno delle emozioni, anche se spesso non siamo in grado di identificare su quali mattonelle ci muoviamo. Tutto quello che impariamo è influenzato dal nostro stato emotivo.
Conviviamo con le emozioni sin dalla nascita ed esse giocano un ruolo importante nella costruzione della nostra personalità e nell’interazione sociale. Viviamo le emozioni in qualsiasi spazio e tempo, con la famiglia, con gli amici, con i nostri conoscenti, con i nostri pari, a scuola, con i nostri insegnanti, ecc.
La scuola è un contesto di apprendimento e di esperienze nel quale si sviluppano le emozioni. Educare significa favorire lo sviluppo integrale, sviluppare le capacità cognitive, fisiche, linguistiche, morali, ma anche quelle affettive ed emotive (Cassà, 2005). I contenuti dell’educazione emotiva sui quali si può lavorare a scuola sono i seguenti:
- Consapevolezza emotiva. Assumere consapevolezza del proprio stato d’animo e saperlo manifestare mediante il linguaggio verbale e/o non verbale. Al contempo saper riconoscere i sentimenti e le emozioni altrui
- Gestione delle emozioni. La capacità di regolare gli impulsi e le emozioni sgradevoli, di tollerare la frustrazione e di sapere attendere le gratificazioni.
È molto importante capire che l’intelligenza emotiva non è l’opposto dell’intelligenza, non è il trionfo del cuore sulla testa: è l’intersezione delle due.
-David Caruso-
Educazione emotiva per il benessere
Il benessere ha una dimensione personale e una sociale e lavorare su tale dimensione ci aiuterà a superare la miopia del benessere individuale. Ciò ci orienterà verso un completo sviluppo a seconda delle nostre organizzazioni. L’obiettivo sono il benessere sociale nell’interazione e il benessere personale (Bisquerra, 2011).
Recenti ricerche hanno contribuito a dare prova degli effetti positivi dell’educazione emotiva. La conclusione generale è che lo sviluppo sistematico di programmi di educazione emotiva in grado di riunire criteri minimi di qualità e tempo di dedizione ha un impatto considerevole sullo sviluppo integrato degli alunni.
Bisogna tenere a mente che le competenze emotive sono tra le più difficili da acquisire. Un alunno qualunque in un trimestre può imparare a risolvere problemi di equazioni di secondo grado.
Tuttavia, per rendere il controllo dell’impulsività uno stimolo automatico in situazioni di ira (e prevenire la violenza) ci vogliono anni di allenamento. Si tratta di una delle sfide dell’educazione emotiva: dedicare a quest’ultima lo spazio necessario.
Potrebbe essere di grande aiuto realizzare sedute settimanali da 45 a 60 minuti per tutto il corso, per diversi anni (Bisquerra, 2011).
Modifica il tuo livello di attenzione e cambierai le tue emozioni. Modifica le tue emozioni e la tua attenzione si concentrera altrove.
-Frederick Dodson-
Tutte le fonti citate sono state esaminate a fondo dal nostro team per garantirne la qualità, l'affidabilità, l'attualità e la validità. La bibliografia di questo articolo è stata considerata affidabile e di precisione accademica o scientifica.
Bisquerra, R. (2011). Educación emocional. Propuestas para educadores y familias. Bilbao: Desclée de Brower.
Cassà, È. L. (2005). La educación emocional en la educación infantil. Revista interuniversitaria de Formación del Profesorado, 19(3), 153-167.