Empatia nelle persone con sindrome di Asperger

Il pregiudizio sulla totale mancanza di empatia nelle persone con sindrome di Asperger crea un velo di invisibilità sul loro universo emotivo. Al contrario di quello che pensano in molti, queste persone provano emozioni, le riconoscono negli altri e le apprezzano. 
Empatia nelle persone con sindrome di Asperger
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

Il pregiudizio sulla mancanza di empatia nelle persone con sindrome di Asperger continua a essere presente nella nostra società. Eppure, le neuroscienze ci avvisano: bambini, adolescenti e adulti con questo disturbo sentono il dolore altrui, lo riconoscono e si sentono coinvolti. Non sanno, piuttosto, come reagire, quali risposte o comportamenti mettere in atto in queste situazioni.

È del tutto verosimile che film e serie tv abbiano contribuito a creare una certa immagine sui disturbi dello spettro autistico, spesso lontana dalla realtà. Per cominciare, il dato più importante di cui dobbiamo tenere conto è che ci troviamo di fronte, come indica la parola, a una condizione che rientra in uno spettro.

Questo significa che ci saranno persone con una condotta molto rigida o gravi difficoltà, anche nell’uso della parola e nella comunicazione. Altre, invece, mostreranno migliori prestazioni, buona memoria e grande potenziale in alcuni campi del sapere, come le scienze e la matematica.

Non tutti i bambini con ASD (disturbo dello spettro autistico), quindi, sono uguali e sebbene la sindrome di Asperger sia il disturbo più comune di questo spettro, generalizzando si finisce sempre per sbagliare.

Questo disturbo dello sviluppo richiede innanzitutto comprensione e vicinanza; a tale scopo, è necessario conoscere meglio quell’universo interiore chiamato empatia.

“Molte limitazioni dell’autismo non provengono dalla malattia, ma da come noi le percepiamo.”

-Rita Jordan-

Ragazzino triste ed empatia nelle persone con sindrome di Asperger.

L’empatia nelle persone con sindrome di Asperger: principi e caratteristiche

Cosa dire sull’empatia nelle persone con sindrome di Asperger? Manca del tutto o è presente proprio come nei soggetti neurotipici (tutti coloro che non sono nello spettro autistico)?

La risposta non può risolversi con un sì o con un no. La questione non è affatto semplice perché la stessa empatia non è una dimensione semplice da definire.

Due tipi di empatia

Christopher Gillberg, docente presso l’Università di Göteborg (Svezia), è noto per aver sviluppato i criteri più comuni per la diagnosi della sindrome di Asperger. Ebbene, lui stesso definisce l’Asperger “malattia dell’empatia”.

Sottolineare questa idea, tuttavia, significa alimentare lo stigma collettivo. Occorre chiarire che le persone con Asperger sono dotate di empatia, ma quest’ultima appare diversa rispetto alle altre persone. L’empatia si manifesta su due livelli:

  • Cognitivo. Possiamo vedere la realtà dal punto di vista altrui. Capiamo cosa prova un’altra persona perché possiamo metterci nei suoi panni.
  • Emotivo. In questo caso ci limitiamo a provare quello che prova l’altro. Subiamo un contagio emotivo, vediamo, sentiamo, entriamo in connessione, ma non capiamo. Se lo facciamo, è perché l’empatia emotiva lavora in coppia con quella cognitiva.

Questa è l’esperienza di una persona con Asperger: è in grado di riconoscere la tristezza o la gioia altrui, ma non sappiamo come reagire o come comportarci. L’empatia cognitiva non sempre è a portata di mano.

Bambina abbraccia il suo cane.

Neuroscienze e sindrome di Asperger

A Taiwan, il Centro di ricerca sul cervello dell’Università Nazionale di Yang-Ming ha condotto nel 2014 uno studio interessante. L’equipe ha cercato di analizzare, attraverso la risonanza magnetica, l’attività cerebrale nelle persone con Asperger.

Il primo dato è che l’empatia nelle persone con sindrome di Asperger e i meccanismi che ne sono alla base sono visibili. I processi collegati all’identificazione delle sofferenze altrui avvengono, sono reali; ma non nello stesso modo in cui si manifestano nelle persone neurotipiche.

Queste differenze si possono spiegare anche grazie a un lavoro pubblicato sulla rivista Molecular Autism. Baron-Cohen, docente presso il Centro ricerche sull’autismo dell’Università di Cambridge, si è occupato di un gene speciale. Si tratta del gene GABRB3, che potrebbe essere all’origine di queste alterazioni dell’empatia.

Questo gene regola anche il funzionamento di un neurotrasmettitore chiamato acido gamma-amminobutirrico (GABA). Un’alterazione nella sua funzionalità può quindi indurre condotte più rigide, ipersensibilità agli stimoli, difficoltà a capire o a mettersi nei panni altrui.

C’è però un dato, se possibile, ancora più interessante. L’alterazione di questo gene non è un’esclusiva della popolazione ASD. Tutti potremmo presentare una variazione nel  GABRB3, dunque mostrare alcune limitazioni in termini di empatia.

Ipersensibilità nell’autismo o eccesso di empatia

I ricercatori Henry e Kamila Markram, neuroscienziati israeliani, ricordano che uno dei problemi dell’autismo è la cosiddetta ipersensibilità esperienziale. Tutto è molto intenso, travolgente. Il mondo contiene troppi stimoli, troppi suoni, luci, odori, sensazioni.

Per quanto possa sembrare strano, quindi, anche il mondo delle emozioni è troppo caotico per loro. Tutto viene vissuto in modo esagerato e doloroso, con un eccesso di ansia.

Secondo la coppia di ricercatori, non è vero che le persone con sindrome di Asperger restino fredde di fronte alle emozioni degli altri. A volte, anzi, sentono troppo e si bloccano perché non sanno come reagire.

Si tratta di una sensazione sgradevole. Si sentono sopraffatte, evitano il contatto visivo, si allontanano e tendono a evitare situazioni sociali troppo invasive per i loro sensi.

Madre e figlio in controluce.

In conclusione, l’empatia nelle persone con Asperger è reale, tangibile, insomma esiste. Semplicemente lavora in modo diverso, ed è bene tenerlo a mente. Il mondo interiore di questo gruppo di persone non è semplice.

È per questo che hanno bisogno di sensibilità, rispetto e sostegno da parte nostra per integrarsi nella società, con i propri ritmi, a modo loro e con la propria luce personale.


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