Il mito di Afrodite e Ares: tra bellezza e guerra
Il mito di Afrodite e Ares è uno dei più interessanti della mitologia greca. Afrodite era la dea della bellezza e dell’amore sensuale. Nata dal mare, la sua bellezza era superiore a quella di qualsiasi altra creatura. Chiunque la vedesse, dio o mortale, rimaneva incantato dalla sua bellezza e lei ne era ben consapevole. Da ciò dipendeva, in parte, la sua estrema vanità.
Efesto, dio del fuoco, della fucina, dei fabbri e degli artigiani, era tra coloro i quali amavano Afrodite in segreto. Era figlio di Era e Zeus, il re degli dei. Ma era anche l’opposto di Afrodite: una creatura sgraziata. Secondo il mito di Afrodite e Ares, quando Efesto nacque, sua madre fu talmente infastidita dalla sua bruttezza che lo espulse dall’Olimpo.
Efesto era zoppo e gobbo, aveva un aspetto trasandato e sgradevole. In conseguenza all’umiliante rifiuto che ricevette dalla madre, decise di vendicarsi. A tale scopo, costruì un trono magico nella sua fucina e con l’inganno convinse Era a sedarvisi intrappolandola poiché non le era più possibile muoversi.
“Gli ultimi ai quali perdoniamo l’infedeltà nei nostri confronti sono coloro che abbiamo deluso.”
-Emil Cioran-
Efesto e Afrodite
Di fronte alle suppliche di Era, Efesto pose una sola condizione alla sua liberazione: che gli dei gli dessero Afrodite in moglie. Zeus esaudì il suo desiderio. Il mito di Afrodite e Ares ci narra che la dea della bellezza non gradì affatto tale decisione. Detestava Efesto perché non era bello quanto lei.
Efesto cercò in tutti i modi di ottenere l’affetto di Afrodite. Creò dei bellissimi gioielli per lei nella sua fucina. Tuttavia, ella non provava alcun interesse per il dio del fuoco. Al contrario, ogni volta che poteva, lo tradiva con altri dei e persino con i mortali, senza che il marito se ne accorgesse.
Poi c’era Ares, dio della guerra, della violenza, della virilità e difensore dei più deboli. Era anch’egli figlio di Era e Zeus, ma a differenza di Efesto, era di bell’aspetto. E aveva anche un debole per le dee e per le donne mortali. Non si preoccupava nemmeno di corteggiarle, semplicemente le faceva sue.
Il mito di Afrodite e Ares
Secondo il mito, quando il dio della guerra vide la dea della bellezza, se ne innamorò perdutamente. A differenza di quanto era solito fare con le altre amanti, iniziò a corteggiarla. La riempì di doni e adulazioni per conquistare il suo amore. I due trascorrevano molto tempo insieme e alla fine Afrodite cedette ricambiando totalmente il suo amore.
Efesto trascorreva ogni notte nella sua fucina. I due amanti ne approfittavano per amarsi fino all’alba. Ares girava accompagnato da un giovane di nome Alectrione, il quale faceva la guardia alla porta. La sua missione era quella di fargli sapere quando Elio, il titano del sole, appariva all’orizzonte. Elio vedeva tutto e loro dovevano mantenere segreta la loro storia d’amore.
Per i Greci, qualunque dio o dea poteva avere ogni tipo di relazione amorosa con chi volesse. Non era tuttavia ammesso avere un unico amante e mantenerlo nel tempo, ovvero un’infedeltà formale. Il rapporto tra Afrodite e Ares era proprio di questo tipo.
La punizione
Procedette tutto al meglio, fin quando Alectrione, stanco, un giorno si addormentò mentre era di guardia. Poiché dormiva, gli fu impossibile avvisare i due amanti della presenza di Elio. Questi vide gli amanti nello stesso letto in cui Afrodite dormiva con Efesto. Colmo di indignazione, cercò il dio del fuoco e gli raccontò tutto.
Il mito di Afrodite e Ares narra che Efesto rimase molto ferito di ciò. Com’è facile immaginare, pensò solo a vendicarsi. A tale scopo, progettò una bellissima rete fatta di fili d’oro talmente sottili da essere quasi invisibili, ma allo stesso tempo estremamente resistenti. Avvalendosi di alcuni stratagemmi, dispose la rete di fili d’oro sopra il letto. Quindi avvertì Afrodite che sarebbe partito per un viaggio.
Ares, che era sempre a conoscenza delle mosse di Efesto, colse immediatamente l’occasione per andare a trovare Afrodite. Mentre erano impegnati ad amarsi, la rete di fili d’oro cadde su di loro e li intrappolò. Efesto accorse subito e convocò tutti gli dei, che risero così tanto della situazione, che la loro risata parve eterna.
In seguito, gli amanti vennero liberati e dovettero recarsi in un posto diverso. Ares punì Alectrione trasformandolo in un gallo, e obbligandolo a cantare ogni volta che appariva il Sole. Dall’amore delle due divinità nacque Eros, il dio dell’amore romantico. Ad Ares e Afrodite fu proibito vedersi, ma infransero la regola ed ebbero altri sette figli.
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- De Inda, C. M. (2001). Una comedia vital. El episodio de Ares y Afrodita. Cuadernos de Literatura, (10), 47-54.