La malformazione facciale e i suoi effetti
Una malformazione facciale o delle cicatrici sul viso possono generare un forte impatto psicologico. Anche se il volto umano non rappresenta il concetto di identità in sé, è indubbiamente il primo strumento col quale presentiamo la nostra persona al mondo. Di conseguenza, la conformazione del nostro volto è determinante per costruire il nostro senso di identità personale e sociale.
In fondo riconosciamo le altre persone non per le mani, le gambe o per i lineamenti del corpo. Lo facciamo grazie al viso. Nel mondo occidentale, la malformazione facciale e le cicatrici vengono spesso stigmatizzati come difetti e motivo di rifiuto.
“Le cicatrici sono il segno che l’anima ha cercato di uscire ma è stata costretta a tornare, è stata imprigionata, cucita dentro.”
-J. M. Coetzee-
A seconda del contesto, l’effetto della malformazione facciale e dei segni sul volto può essere più o meno intenso. A volte la loro incidenza è minore, ma altre diventa un vero e proprio ostacolo per uno stato emotivo salutare. Questo succede soprattutto se le malformazioni sono presenti fin da età infantile o in ambienti che danno molto peso all’aspetto esteriore.
La malformazione facciale e l’interazione
Le persone con malformazioni fisiche visibili sono abituate a stabilire interazioni con il mondo diverse. Uno studio ha rivelato che molti prendono le distanze o semplicemente distolgono lo sguardo quando si trovano di fronte a qualcuno affetto da malformazione facciale. Un gesto che genera un forte impatto. È una forma di rifiuto indiretta che alcune persone sono costrette ad affrontare ogni giorno.
Al contrario, capita anche che chi ha una malformazione facciale spesso riceva negli spazi pubblici un’attenzione indesiderata. Sono molte le persone che fissano le imperfezioni, arrivando talvolta persino a fare dei commenti in merito.
A causa di queste reazioni, chi ha una malformazione facciale deve costantemente sopportare un’intrusione della propria privacy. Queste persone passano dall’essere ignorate all’essere osservate con eccessiva attenzione.
Le credenze popolari
Quando parliamo con un’altra persona, la guardiamo in faccia. Consapevolmente o meno, il volto restituisce significati e simbolismi. Per esempio, di recente in Ecuador una famiglia ha rifiutato la figlia solo perché nata con una grossa macchia di colore rosso sul volto. Un fatto che è stato interpretato come segno di sfortuna e legato ad alcune credenze e superstizioni, portando all’abbandono della piccola.
Un viso segnato da cicatrici o inestetismi è spesso legato a una realtà simbolica ben precisa. La persona con malformazione facciale è brutta, cattiva o spaventosa. Convinzioni che portano, secondo uno studio condotto in Europa nel 2008, ben il 56% delle persone con malformazione facciale a soffrire di depressione.
Per curiosità, è bene citare che uno studio condotto in Inghilterra qualche anno più tardi, ha rivelato che gli adolescenti affetti da palatoschisi o gravi problemi cranio-encefalici dalla nascita mostrano un livello di auto-accettazione maggiore rispetto a quello degi adolescenti dal volto comune. Le cause di ciò non sono state rese note dall’equipe di studiosi.
Il cammino verso l’auto-accettazione
Una persona con malformazione facciale, cicatrici, traumi o segni di altro tipo sul volto, non ha certo una vita facile. Purtroppo, questa condizione può portare all’isolamento, a un sentimento di vergogna verso se stessi e ad autolimitarsi nelle attività. Nello studio del 2008 si osservava come la metà dei soggetti presi in esame avesse problemi di autostima, il 21% soffriva di ansia e il 26% provava rabbia e frustrazione nei confronti della vita.
Come in tante altre realtà difficili, anche quella riguardante la malformazione facciale può essere trattata, elaborata e superata. Il lavoro deve avere come obiettivo finale l’auto-accettazione, anche se non si dispone dell’accettazione altrui. Si tratta di un processo fatto di sofferenza e di alti e bassi, ma che con il giusto impegno può essere portato a compimento.
Se necessario, bisogna ricorrere all’aiuto di uno psicologo per poter lavorare sulla propria auto-accettazione e autostima. Con il giusto supporto, il soggetto riuscirà a relegare la malformazione nella giusta collocazione: quella di un incidente, un imprevisto.
In quest’ottica, gli studi ci dicono che chi si trova a dover affrontare grandi sfide e riesce a superarle, dispone di maggiore saggezza e risorse per costruire una vita solida.