La nostalgia collettiva delle epoche passate
Alla nostalgia possono essere associati due sentimenti. Un sentimento positivo, l’incantevole ricordo di qualcosa che ora non c’è, qualcosa andato perso nel tempo, oppure un sentimento doloroso, una sofferenza verso ciò che non è possibile recuperare, un rimpianto perché ne bramiamo il ritorno.
Essere nostalgici
Forse la più grande nostalgia è quella che si può provare nei confronti delle persone amate. Le rotture di coppia, la distanza o il fallimento di un rapporto ci portano a desiderare con forza il ritorno della persona in questione.
Anche la nostalgia dei luoghi è estremamente sentita. Un mix di tristezza e malinconia, l’anelito per la propria terra natale. Lo stato d’animo di rimpianto nei confronti della propria terra di origine. È il sospiro di chi, lontano da casa, non può fare a meno di rimpiangere e desiderare intensamente la propria terra e tutti gli aspetti, oggetti o persone che la caratterizzano e che ne fanno parte.
“Affacciati alla mia nostalgia e raccontami cosa vedi”
-Xavier Velasco-
La nostalgia collettiva
Si può essere nostalgici anche verso situazioni o eventi passati. Un caso particolare di nostalgia è rappresentato dalla nostalgia collettiva. È il rimpianto condiviso per le società passate e per i valori andati persi.
Ognuno di noi ha sentito, almeno una volta nella vita, qualcuno affermare: “Ai miei tempi le cose erano diverse”. La verità è che i paragoni con i tempi passati non sono mai giusti. La memoria e le sue distorsioni spesso ci fanno rimpiangere un passato che in realtà non era come lo ricordiamo. La memoria selettiva filtra i nostri ricordi e richiama alla mente solo i fatti che acutizzano la nostalgia.
Vi sono persone che rimpiangono, ed elogiano, i trascorsi regimi dittatoriali. Si rammaricano per la mancanza di “disciplina” dei nostri giorni e per l’assenza di leader carismatici e forti che diano lustro al paese. Questa nostalgia omette senz’altro elementi importanti sia del passato sia del presente; non considera, per esempio, tutti i diritti e le libertà difesi da uno stato non totalitario che le dittature invece non permettono, così come i crimini commessi nelle tanto elogiate epoche di regime.
Questa nostalgia collettiva esiste solo nell’immaginazione, che distorce la realtà. In questo modo, fantasticando su un passato ideale che non fu mai davvero tale, si finisce per glorificare le epoche passate e alcuni loro rappresentanti politici.
C’è chi elogia personaggi storici alquanto discutibili, come Hitler e Mussolini. Semmai avessero apportato davvero qualche beneficio in termini di progresso alle loro rispettive nazioni, comunque l’atrocità dei loro imperdonabili crimini li annulla e deve essere sufficiente a spazzare via qualunque sentimento di nostalgia verso tali epoche.
La nostalgia collettiva come motivazione
La nostalgia collettiva, come emozione che caratterizza un gruppo sociale, può trasformarsi in vero e proprio sentimento di motivazione del gruppo stesso fino a diventarne linea guida.
Quando condividiamo con la maggior parte dei membri di un gruppo la stessa nostalgia verso una società, la trasformazione è ancora più facile. Se una nutrita schiera di persone vuole riportare il passato al presente, la violenza può divenire il mezzo per ottenere il cambiamento, laddove altri non funzionano.
In alcuni casi, la nostalgia collettiva precede l’azione collettiva. Quanto maggiore è l’intensità dell’emozione che rende coeso il gruppo, maggiori saranno le probabilità che i suoi membri si riversino per strada a reclamare il loro oggetto del desiderio, il passato che tanto glorificano. Tuttavia, la relazione tra nostalgia di fondo e azione non è così semplice: diverse emozioni giocano in essa un ruolo fondamentale. In particolare, le emozioni negative.
Rabbia, odio e disprezzo sono sentimenti che, se incanalati verso un altro gruppo, contribuiscono alla mobilitazione dei membri del primo. Se il gruppo che si fa forte del sentimento di nostalgia verso il passato identifica un colpevole del cambiamento, ossia un diverso gruppo che impedisce la svolta “positiva”, il ritorno alla società ambita, è più probabile che si creino sentimenti negativi e, di conseguenza, azioni di difesa del proprio anelito. Azioni che possono essere in linea con la legge oppure oltrepassarne i limiti consentiti e sfociare in atti vandalici o violenza.
La nostalgia collettiva, chiaramente, non ha ragione di essere solo negativa. Se il rimpianto per il passato riguarda l’immagine che una volta contraddistingueva il paese, bisognerà indagare allora su com’era organizzato il paese. Meglio ancora, su quali sono gli aspetti particolari su cui ricade il nostro sentimento di nostalgia.
Se ad essere rimpianti sono valori come l’apertura e la tolleranza, le proteste saranno indirizzate al recupero di principi democratici, nonostante i mezzi usati per reclamarli possano non essere tali.
Se è vero che ci è data la possibilità di inseguire le nostre ambizioni e i nostri desideri, allora facciamo della nostalgia la motivazione per realizzare un mondo migliore. Se dobbiamo rimpiangere qualcosa, che sia il rimpianto delle libertà e non delle restrizioni, dell’uguaglianza e non dell’esclusione. Se sospiriamo per la perdita di qualcosa a livello sociale o nazionale, che sia la perdita di valori per cui vale la pena battersi, e non la perdita di razionalità.