La tempesta che hai affrontato ti ha riportato alla vita

La tempesta che hai affrontato ti ha riportato alla vita
Cristina Roda Rivera

Scritto e verificato la psicologa Cristina Roda Rivera.

Ultimo aggiornamento: 03 febbraio, 2023

Gran parte di quello che siamo è determinato da quello che abbiamo vissuto. Solitamente screditiamo l’insegnamento che viene dalle esperienze più dure, senza pensare al cambiamento positivo che queste ci hanno dato, ma concentrandoci solo sugli aspetti negativi.

Desideriamo tornare a come eravamo prima che cose terribili ci accadessero, senza considerare che la vita inevitabilmente ci mette in quel tipo di situazioni da cui possiamo uscire sconfitti oppure più forti di prima.

In realtà, sono i tempi bui, le grandi delusioni e i fatti sgradevoli a rivelare la nostra vera natura e a renderci più forti e resilienti. Casualità o meno, a volte questa tempesta che abbiamo affrontato ci ha ridato la vita. Paradossalmente, senza che ce lo saremmo mai aspettati, dopo aver vissuto un grande dolore o una delusione, ritroviamo una calma mai avuta.

Le tempeste che ci trasformano

Se la vita fosse tutta in discesa e semplice, allora non sarebbe vita. Se al mondo tutte le persone fossero uguali e volessero le stesse cose, i rapporti umani sarebbero vuoti e non esisterebbe la motivazione per lottare e voler migliorare. Anche se immaginassimo una società piena di giustizia e di uguaglianza, una cosa meravigliosa che tutti vorremmo, i conflitti continuerebbero a verificarsi.

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La mancanza di stabilità sta nella natura stessa che ci circonda e nella nostra natura di esseri umani. Non saper tollerare l’ambiguità, l’incertezza e il conflitto è un terreno fertile che porta a sviluppare disturbi psicologici. Il mito della vita stabile è solo questo, un mito.

Se siamo consapevoli di questo, saremo preparati al fatto che cambiamenti bruschi ed eventi dolorosi sono possibili. Preparati e consapevoli, mai allenati… in questo sta la bellezza e la varietà degli esseri umani, nel modo in cui sanno affrontare il bene e il male.

La metafora del Kintsugi

A volte, quando abbiamo vissuto una situazione o un periodo doloroso, crediamo che la cosa più conveniente sia incollare i nostri cocci nel modo migliore possibile e che dobbiamo nascondere le nostre cicatrici.

Vogliamo uscirne a tutti i costi, andare avanti nonostante il dolore, voltare pagina, essere forti e non mostrare segni di debolezza. Niente e nessuno deve capire che un giorno siamo stati deboli, che ci siamo rotti in mille pezzi… Questo potrebbe dare la sensazione che siamo fragili e che possiamo essere facilmente feriti.

La cultura occidentale ha molto da imparare dalle filosofie orientali e da ciò che insegnano a riguardo: il dolore non va nascosto, non dobbiamo associare la mancanza di dolore al mantenimento dell’autostima. L’aver affrontato una situazione difficile e averla superata è un segnale di orgoglio e di bellezza.

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Quando i giapponesi riparano oggetti rotti, valorizzano la zona danneggiata riempiendo le crepe con dell’oro. Sono convinti che quando qualcosa subisce un danno, abbia una storia e per questo diventi più bello.

L’arte tradizionale giapponese della riparazione di oggetti di ceramica con collante forte e polvere d’oro è chiamata Kintsugi. Il risultato è che l’oggetto di ceramica non solo viene riparato, ma è addirittura più forte di prima.

Invece di nascondere difetti o crepe, questi vengono accentuati e valorizzati perché diventano la parte più forte dell’oggetto rotto. Kintsukuroi è il termine giapponese per indicare l’arte di riparare oggetti con lacca d’oro o di argento, per sottolineare che l’oggetto è ancora più bello perché si è rotto.

L’idea è che quando qualcosa di prezioso si rompe, una grande strategia consiste nel non nasconderne la fragilità o le imperfezioni e ripararlo con qualcosa che faccia le veci dell’oro: forza, impegno, virtù… Tutto questo è la prova dell’imperfezione e della fragilità, ma anche della resilienza, la capacità di guarire e riprendersi

Le grandi tempeste emotive portano qualcosa di nuovo

Non scopriamo quello che implica una tempesta emotiva per la nostra vita fino a che non ne usciamo completamente. Ci sono anche tempeste che si ripresentano di tanto in tanto, non spariscono completamente fino a che non siamo riusciti ad affrontarle, fino a quando non capiamo che le nubi faranno sempre ombra, così come i raggi del sole.

Ancora una volta la natura ci dà il suo vero insegnamento: niente è immutabile ed eterno, per quanto sembri calmo e bello. I cambiamenti sono l’unica regola che sembra confermarsi sempre. In qualsiasi ambito.

Una volta passata la tempesta, non ricorderai come l’hai superata, come hai fatto a sopravvivere, di fatto non sarai nemmeno sicuro che sia tutto finito. Una cosa, però, è certa, quando superi la tempesta non sarai più la stessa persona di prima. Questo è il significato della tempesta.

Haruki Murakami

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La prossima volta che arriverà una tempesta, quindi, sarà normale avere paura, anche se continuerete a stare in piedi. Se cerca di farvi sprofondare, assumetevi questo dolore in modo consapevole e selettivo, non con un atteggiamento passivo o masochista.

Sono i piccoli dettagli a potervi rivelare molte cose di voi che vi potranno servire più avanti. Forse tutte quelle piccole contusioni vi hanno mostrato chi o cosa vi ha fatto del male.

Alla fine, ci sono tempeste che sono inevitabili in questa vita. Una volta che vi trovate in mezzo, lasciatevi inzuppare e magari ne uscirete con le idee più pulite oppure direttamente con nuove idee che vi riporteranno in vita.

Immagini per gentile concessione di Nathalia Suellen e Fairy Tales.


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