La terapia transdiagnostica
Secondo alcuni studiosi, un bravo psicologo sanitario deve conoscere e applicare le diverse tecniche a disposizione. Ma deve anche essere in grado di combinarle per adattarle al singolo paziente. La terapia transdiagnostica si occupa proprio di questo.
Ogni paziente è un caso particolare che deve essere trattato con tecniche specifiche. La terapia transdiagnostica consente di personalizzare i trattamenti in base al paziente. Potremmo definirla come una specie di alchimia per creare la formula perfetta per ogni individuo.
Spesso le terapie psicologiche non permettono di raggiungere la vera origine del problema. I trattamenti superficiali aiutano a “spegnere incendi” emotivi, ma non ad approfondire la causa del disturbo. Si tratta infatti di metodi che consentono di ottenere solo risultati temporanei, effimeri, che inevitabilmente portano a ricadute.
La terapia transdiagnostica cerca invece di arrivare all’origine del disturbo mentale con un approccio diverso, più completo rispetto ai trattamenti standardizzati. Nell’articolo di oggi cerchiamo di analizzare la differenze fra i due metodi e gli obiettivi della terapia transdiagnostica.
“La grande scoperta della mia generazione è che gli esseri umani possono modificare le loro vite cambiando l’atteggiamento mentale”
-William James-
Qual è il problema dei trattamenti standardizzati?
La società attuale è sempre più consapevole dell’esistenza di diversi tipi di disturbi emotivi. In realtà, sono i disturbi mentali più diffusi tra la popolazione. Ognuno di noi conosce qualcuno che soffre o ha sofferto di problemi di questo tipo: ansia, depressione, stress… Le conseguenze sulla vita e sulle attività quotidiane sono ormai note a tutti.
Per questo motivo, sempre più persone capiscono l’importanza di rivolgersi a un bravo psicologo per recuperare il benessere emotivo. Purtroppo, però, non tutti adottano una linea terapeutica personalizzata. Molti non vanno al di là delle definizioni standard e propongono trattamenti sistematici che non considerano la specificità del paziente.
Per ogni patologia psicologica, esistono programmi concreti di trattamento standard, già definiti. Questi indicano le tecniche da adottare per ogni disturbo, da seguire in un ordine preciso. Il problema è che, pur soffrendo dello stesso disturbo, ogni individuo ha bisogno di trattamenti diversi.
Qual è l’obiettivo del trattamento nella terapia transdiagnostica?
La terapia transdiagnostica non rifiuta i trattamenti indicati dalla letteratura scientifica, ritenuti invece molto importanti. Apporta, però, un ulteriore elemento da tenere in considerazione nelle diverse terapie psicologiche: le caratteristiche individuali di ogni paziente. Torniamo così alla capacità di creare la “formula ideale” a cui abbiamo accennato in precedenza.
Come indica la parola stessa, la terapia transdiagnostica si spinge oltre la semplice definizione della diagnosi. Invece di intraprende un programma specifico prestabilito, cerca di lavorare sugli aspetti comuni che si osservano nei vari disturbi. Si dirige, quindi, direttamente alle cause, elementi fondamentali per raggiungere il benessere a lungo termine.
“Scopri come interpretare il mondo di un individuo e potrai controllare il suo comportamento”.
-Stanley Milgram-
La terapia transdiagnostica non si occupa solo dei sintomi specifici della patologia, ma si preoccupa dei fattori comuni che portano alla comparsa della stessa. Di conseguenza, afferma che i disturbi emotivi condividono la stessa vulnerabilità. Questa, associata a fattori di stress psicosociale, può portare a diverse manifestazioni patologiche. In concreto, mette sotto i riflettori proprio la regolazione emotiva.
Il ruolo della regolazione emotiva nella terapia transdiagnostica
La regolazione emotiva consiste in un insieme di strategie adottate per modificare o influenzare le esperienze emotive. Si tratta di strumenti che utilizziamo per incrementare o sopprimere un certo stato emotivo. Esistono strategie adeguate e inadeguate? Certo. Fra le strategie inadeguate più comuni troviamo: il rimuginare, la repressione e l’evitamento.
“All’uomo che ha soltanto un martello, ogni cosa che vede inizia a somigliare a un chiodo”
-Abraham Maslow-
Le persone che soffrono di disturbi emotivi adottano strategie disadattive di regolazione che contribuiscono a far persistere i sintomi. Per recuperare il benessere psicologico, è quindi necessario lavorare su di esse per modificarle. L’importante è non trascurare gli aspetti di base del disturbo, che vengono trattati con un approccio cognitivo-comportamentale.
In questo modo è possibile fomentare una rivalutazione delle interpretazioni negative, modificando i comportamenti disadattivi. La terapia transdiagnostica si occupa, pertanto, di aiutare il paziente a individuare i processi cognitivi ed emotivi che influiscono sul malessere. In sintesi, questa terapia si concentra soprattutto sul trattamento delle emozioni.
L’obiettivo della terapia transdiagnostica è quello di insegnare ai pazienti come affrontare e sperimentare le emozioni che provocano loro disagio. In seguito, si cercherà la risposta più adattativa alla situazione di disagio.
Questo tipo di terapia non cerca di eliminare le emozioni, ma di portarle a un livello funzionale. In questo modo le riposte saranno adattative e utili per la gestione delle emozioni nella vita quotidiana.