Le parole fanno male quando sono dette da persone importanti

Le parole fanno male quando sono dette da persone importanti
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

Le parole sono potenti, tanto da causare un dolore emotivo molto forte. Come se ci avessero colpito fisicamente, come se una carica diretta ci spezzasse l’anima e ci rompesse il cuore in mille pezzi.

Nonostante ciò, questo loro effetto ha potere solo se provengono da una persona che per noi è importante: il nostro partner, un parente, un amico È come una rottura dei nostri schemi e del nostro equilibrio e sentiamo un attacco che proviene da un legame per noi molto intimo.

L’impatto che il linguaggio ha è sorprendentemente duraturo. Nessun bambino dimenticherà facilmente una parola cattiva e nessuno può cancellare dalla propria memoria un’aggressione verbale o comunicativa che proviene dal proprio partner.

Il linguaggio non è solo un insieme di parole associate a significati che ereditiamo e che impariamo da un punto di vista sociale e culturale. In realtà, il linguaggio è, prima di tutto, un modo di comunicare e di trasmettere emozioni. In questi casi, persino il tono di voce e le espressioni del viso hanno “qualcosa da dire”.

Nella vita possiamo ricevere commenti poco appropriati, scoraggianti o persino cattivi. Nonostante ciò, lasciamo correre la maggior parte di quelle parole, che non lasciano nessun tipo di impronta nel nostro cervello. Quelle che invece fanno male e lasciano una cicatrice sono quelle che vengono dette dalle persone a cui vogliamo bene.

Tutti noi conserviamo nella “botola nascosta” della nostra memoria quelle frasi sprezzanti che ci ha detto un parente. Può succedere che, ancora oggi, ricordiate con tristezza certe frasi e certe parole pronunciate da quella persona a cui tanto volevate bene.

Parole che lasciano cicatrici

donna intrappolata tra le spine

Dobbiamo ricordare che nessuno di noi può evitare di “lasciarsi sfuggire” una parola inappropriata ogni tanto, una parola che faccia male o dia fastidio a qualcuno. Ciononostante, il problema si manifesta quando non ci si limita alle parole, ma riceviamo da qualcuno una comunicazione nociva e una mancanza di affetto.

Le parole dette senza affetto o empatia sono la causa di grandi carenze negli esseri umani. Sono buchi fatti di solitudine e isolamento per un bambino e abissi fatti di delusione e amarezza per l’adulto ferito dal proprio partner.

Paul Watzlawick, celebre psicologo austriaco esperto di comunicazione e linguaggio, formulò una teoria interessante che chiamò “la disconferma”. Questa teoria riflette il potere distruttivo delle parole contenute nella comunicazione umana e i modi più comuni in cui queste feriscono:

  • La svalutazione: in questo tipo di comunicazione si fa uso di un determinato tipo di parole che hanno lo scopo principale di sminuire il valore dell’altra persona. Si toglie importanza a tutto quello che l’altro dice o fa, si usa un linguaggio volto a screditare e a svalutare del tutto la sua figura, la sua essenza. È una comunicazione molto distruttiva.
  • La squalificazione: in questo caso, lo scopo non è più quello di svalutare l’altro, ma quello di “invalidarlo”. È un passo in più rispetto alla svalutazione e appaiono parole come “non servi a niente”, “sei la persona più inutile del mondo”, “non sei all’altezza di nessuno”…
  • La disconferma: questo livello di comunicazione arriva ad annullare del tutto una persona. Se nelle comunicazioni precedenti lo scopo era quello di sottrarre valore e umiliare l’altro, ora si mira a “ignorare”. Non importa se il bambino ha fatto una cosa giusta o sbagliata, semplicemente viene ignorato. Non importa che il partner stia a fianco alla persona che ama, poiché questa è fonte di “vuoto”. Come se non esistesse…
profilo di uomo con natura

Come affrontare le parole che feriscono

A volte semplicemente non si sa come comunicare, non si hanno gli strumenti giusti per trasmettere la vicinanza emotiva, il rispetto e l’approvazione. Si tratta di quelle persone che parlano senza prima riflettere su quello che diranno e fanno del male senza rendersene conto (almeno nella maggior parte dei casi).

La prima condizione da rispettare in qualsiasi forma di comunicazione e di uso delle parole è il rispetto

Nella vita, di sicuro vi sarete ritrovati in situazioni simili. Provare dolore per alcune parole che provengono da persone a noi care è una situazione che dobbiamo saper affrontare. Ecco quali sono i consigli chiave da seguire:

  • Dobbiamo considerare la personalità di quella persona. È possibile che, per esempio, i vostri genitori o i vostri fratelli presentino la seguente caratteristica: una carenza di comunicazione emotiva e rispettosa. In questi casi, è dobbiamo accettarlo, ma chiarendo sempre che quelle parole “fanno male”.
  • Se quella comunicazione è sempre aggressiva e infrange i nostri diritti, arrivando persino ad annullarci, è chiaro che non bisogna continuare a coltivare quella relazione. Si tratta di una forma di maltrattamento e, come tale, è necessario difendersi e mantenere le distanze.
  • Nel caso in cui il proprio partner, per esempio, faccia un uso frequente di frasi ironiche, è necessario comprendere che anche questa è una forma di abuso personale. Non dovete permetterlo.
  • È necessario capire fin dall’inizio che l’uso determinato che una persona fa delle parole, dice molto della sua personalità. Se non vi sentite a vostro agio con il linguaggio che usa, vuol dire che non “funzionate” con quella persona.

A tutti può succedere, una volta ogni tanto, di farsi sfuggire parole nocive. Tuttavia, se si tratta di un’abitudine che si ripete spesso, dovete esprimere chiaramente il vostro dispiacere, il fastidio e il dolore che provate. Usate la “personalizzazione” per mostrare all’altra persona come si sentirebbe se fosse nei vostri panni.

Uno dei problemi principali della comunicazione è che non ascoltiamo per comprendere, ma ascoltiamo per rispondere ed è allora che si manifestano le parole che fanno male.

donna su un cuore

Immagini per gentile concessione di “Art in the Dark” e Beth Joole


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