L'ho persa e ho capito che era fatta per me
Passano i giorni, le settimane, i mesi… Conosco persone e alcune segnano il mio cammino. Persone che mi aiutano a capire meglio me stesso e quello che mi circonda. Ma non riesco a dimenticare quel sorriso. Un sorriso marchiato a fuoco nella mia mente. Il destino, le circostanze, il karma, qualcosa che si è messo in mezzo tra noi due. Alla fine ci siamo salutati. Un addio che mi ha incrinato l’anima e il cuore. Da quando l’ho persa, ho capito che era fatta per me.
Eravamo diversi e diverse erano le nostre preoccupazioni, ma esisteva un legame fortissimo. Un legame difficile da spiegare a parole, semplicemente ineffabile. Perché avvengono connessioni simili? Perché non riesco a toglierla dalla mente? Da quando l’ho persa è con me in ogni momento, in ogni canzone, in ogni passeggiata, in ogni ricordo.
Serendipità
Lord Horace Walpole (1717-1797), conte di Oxford, la definì una “scoperta fortunata”. A. Agostini nel 2005 la considerava un “imbattersi in qualcosa di importante mentre si è alla ricerca di altro“. Per J. A. Coppo (2012), la serendipità è l’arte di trovare qualcosa che non si sta cercando. Quello che è successo a noi.
Torniamo indietro di qualche anno. Era l’inizio di marzo. Un’amica doveva portare un gruppo di turisti a una visita guidata della città. Un imprevisto e mi chiese di sostituirla. Si trattava di mostrare i posti più caratteristici della città.
Una visita breve, un mordi e fuggi. Arrivati al punto di incontro erano già tutti lì, ansiosi di vedere gli angoli più belli della città, anche se il tempo era poco.
Alla fine, molti erano ancora curiosi, volevano sapere di più. Cercai di rispondere a tutte le domande con precisione; con chi voleva approfondire ci scambiammo il numero di telefono. Magari in un’altra occasione…
Fantasmi e ricordi
Diverse persone del gruppo si fecero vive. Alcuni aneddoti misteriosi che avevo raccontato sulla città le avevano irretite. Ma con una persona in particolare le conversazioni diventavano sempre più lunghe. In qualche modo, senza cercarlo, finimmo per parlarci ogni giorno. Sentivamo il bisogno di conoscerci.
Il legame divenne così intenso che decidemmo di vederci, più di una volta. Ognuno con la propria storia, eravamo così in connessione da crederci inseparabili. Mai siamo andati oltre l’abbraccio, ma i nostri occhi brillavano e neanche la luce del sole poteva oscurarli.
Posso scrivere i versi più tristi questa notte. Pensare che non l’ho. Sentire che l’ho perduta. Udire la notte immensa, più immensa senza lei. E il verso cade sull’anima come sull’erba la rugiada. Che importa che il mio amore non potesse conservarla. La notte è stellata e lei non è con me.
– Pablo Neruda –
I nostri fantasmi, le nostre paure, la nostra indecisione hanno smorzato, a poco a poco, quel fuoco. Una forza che in realtà era solo nascosta dall’ego e dall’orgoglio, perché le fiamme della passione erano più vive che mai.
Ma ho cercato di sorridere nell’avversità. Diceva Gabriel García Márquez, “non smettere mai di sorridere, anche quando sei triste, perché non sai mai chi potrebbe innamorarsi del tuo sorriso”.
Eravamo fatti l’uno per l’altra, ma l’ho persa
L’ho vista e ho capito che eravamo fatti l’uno per l’altra. L’ho persa è ho capito che lei era fatta per me e io per lei. Essere l’uno per l’altra va oltre il possesso. Oltre l’ossessione o l’attaccamento.
Ci trovavamo nel regno di un’unione che si capisce solo con l’esperienza. Un legame che, nonostante la rabbia, le tensioni e le divergenze, è rimasto indissolubile. Si trattava forse del famoso filo rosso?
“L’amore è così breve, e così lungo l’oblio.”
– Pablo Neruda –
Si dice che il filo rosso sia un filo invisibile che tiene uniti nonostante la distanza e il tempo. Un filo che crea una connessione tra due persone destinate a conoscersi e che, qualunque cosa accada, resterà lì, immutato.
Sarà lei, la donna all’altro capo del filo? Mi chiedo spesso se fosse amore vero quello che provavamo; se quel filo rosso unirà, prima o poi, le nostre vite. Da quando l’ho persa, il filo rosso non ha fatto che allentarsi e, a un certo punto, è sembrato che si spezzasse per sempre.
Quando l’ho persa
Da quando non sappiamo più niente l’uno dell’altra, so che non c’è giorno in cui non scivoliamo nel ricordo. E siamo arrivati a detestare le nostre azioni, così poco accorte.
In realtà, e con questo non voglio incolparti, penso che tu abbia sbagliato in molte occasioni. Anche io ho sbagliato. I tuoi errori, però, hanno distrutto quello che poteva essere un sogno. E anche così, non riesco a toglierti dalla testa. Quei tuoi errori che mi hanno trafitto l’anima, li ho perdonati.
Il tuo gioco non è mai stato pulito, tra bugie e omissioni. E il mio si reggeva sulla paura. Il nostro schema non era corretto. Mi aspettavi e non sono venuto. Ti ho chiesto segnali di complicità e non sono arrivati.
Mi hai messo con le spalle al muro. Ma ancora il filo non si spezza. A volte sento che stringe meno intorno al dito, altre volte mi blocca il sangue e mi toglie l’aria.
Da quando l’ho persa ho capito che i colori della mia vita volgevano al cupo. Quando ci siamo detti addio, ho sentito che qualcosa moriva dentro di me. Ho capito che alcune persone entrano nella tua vita per restare e non per allontanarsi, soprattutto non facendoti soffrire così.
Tu sei venuta per restare. Io sono venuto per restare. Ma niente è andato come speravamo. Forse non era il momento adatto, non erano adatte le circostanze. Perché tutto si è complicato? Tutto quello che volevamo era restare abbracciati e fonderci in un solo corpo.