L'intelligenza emotiva è un tipo di intelligenza?

Avere una buona intelligenza emotiva ci permette di avere relazioni positive e maggiore successo professionale. Tuttavia, si tratta davvero di un tipo di intelligenza? Scopriamo cosa dicono gli esperti.
L'intelligenza emotiva è un tipo di intelligenza?
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 25 gennaio, 2023

Quante persone conoscete con una buona intelligenza emotiva? Sono tanti o forse pochissimi quelli che hanno competenze adeguate in questo campo?

La verità è che molti, o tutti, avrebbero bisogno di migliorare questa abilità che permette di relazionarsi meglio e avere un maggiore controllo e comprensione di se stessi. D’altra parte, si tratta davvero un tipo di intelligenza?

La verità è che oggi c’è un certo disaccordo tra gli psicologi. Mentre il quoziente intellettivo (QI) si riferisce alla capacità di pensare ed elaborare informazioni, risolvere problemi, prendere decisioni o imparare dall’esperienza, l’intelligenza emotiva (EI) approfondisce altre aree.

Dimensioni come capire i propri stati emotivi e quelli altrui, saperli regolare, avere buone capacità sociali, ecc. Sappiamo anche che una buona intelligenza emotiva equivale a migliore salute mentale e maggiore soddisfazione. Possiamo quindi considerarla un tipo di intelligenza simile al QI?

L’intelligenza emotiva è un’abilità che tutti possiamo allenare e migliorare. Invece, l’intelligenza è in parte genetica e in parte dipende dalle esperienze e conoscenze.

Cervello con un cuore che simboleggia se l'intelligenza emotiva è davvero un tipo di intelligenza
Secondo gli esperti, l’intelligenza emotiva non è ancora chiaramente definita o facile da misurare.

Cosa dice la scienza sull’intelligenza emotiva (EI)?

L’intelligenza è, soprattutto, l’insieme delle competenze che permette di rispondere alle sfide ambientali. Saper risolvere i problemi in modo innovativo ne è un esempio.

Quando entra in gioco l’intelligenza emotiva? In che modo avere una corretta comprensione e regolazione emotiva può aiutare ad affrontare le sfide della vita quotidiana? In molti!

Alla domanda se l’intelligenza emotiva sia davvero un tipo di intelligenza, gli esperti ci danno una risposta. Non dovremmo pensare a essa come un’entità separata, ma come una parte in più dell’intelligenza generale. Il Dr. Ronald E. Riggio, uno dei massimi esperti di leadership e intelligence, ha pubblicato diversi studi sull’argomento.

Pertanto, mentre l’intelligenza generale ha una parte genetica, le competenze emotive sono aree che possiamo apprendere e sviluppare. Questo avvantaggia, perché rende individui più competenti, capaci di massimizzare talento, creatività e facoltà cognitive.

Il concetto di intelligenza emotiva (EI) risale agli anni 30. Fu allora che un gruppo di ricercatori scoprì un tipo di intelligenza non cognitiva, che definirono come una competenza che favorisce la convivenza nella società e le relazioni soddisfacenti.

È tempo di riformulare il concetto di intelligenza

Da decenni misuriamo l’intelligenza tramite test standardizzati, come il famoso e vecchio test Stanford-Binet o le scale Wechsler. Queste risorse misurano il pensiero logico e la capacità di elaborare nuove informazioni.

Figure come lo psicologo Robert Sternberg credono che si debba concepire un altro modello, quello che egli definisce intelligenza di successo. In altre parole, dovremmo misurare e concepire l’intelligenza come un insieme di abilità che ci consentono di raggiungere il successo in tutti i suoi aspetti (professionale, personale, sociale, salute mentale, ecc.).

Molte voci, inoltre, insistono sul fatto che misurare l’intelligenza attraverso test matematici o linguistici può essere in qualche modo riduzionista. Si consideri, ad esempio, qualcuno con un QI elevato, ma con competenze emotive simili a quelle di un bambino di 3 anni. Difficilmente raggiungerà il successo.

L’intelligenza emotiva è in realtà un’area dell’intelligenza generale

Uno studio dell’Università del Kentucky sottolinea che a oggi sussistono ancora seri limiti nella misurazione e valutazione dell’intelligenza emotiva. Tuttavia, un fatto è ovvio. Le persone con buone abilità emotive hanno maggiori possibilità di raggiungere il successo accademico e professionale.

Consapevolezza di sé, regolazione emotiva, ottimismo o sana comunicazione emotiva completano le nostre facoltà cognitive. Grazie a esse, gestiamo meglio lo stress e l’ansia, riusciamo a raggiungere accordi con chi ci circonda e ci sentiamo più motivati a lavorare per i nostri obiettivi.

Le competenze emotive sono alla base dell’intelligenza generale e tutti dovremmo svilupparle. Non è tuttavia un compito facile; ci vogliono impegno, pratica e dedizione.

C’è un ambito in cui ognuno di noi dovrebbe migliorare: prestare attenzione al mondo sociale che ci circonda, essere sensibile alla realtà altrui (empatia) e saper cogliere i messaggi emotivi degli altri.

Ragazzo con gli occhiali che pensa se l'intelligenza emotiva sia davvero un tipo di intelligenza.
Dobbiamo educare presto i nostri figli alla competenza emotiva.

L’intelligenza emotiva è un diverso tipo di intelligenza? Miglioriamo la comunicazione!

Dobbiamo andare oltre la classica domanda se l’intelligenza emotiva è davvero un tipo di intelligenza. Non dovremmo vedere queste dimensioni come entità separate.

Accantoniamo la teoria delle intelligenze multiple di Gardner e intendiamo piuttosto l’intelligenza come una caratteristica unica composta da diverse aree.

Come sottolinea Robert Sternberg,  queste ci permettono di essere efficaci, decisi, innovativi, comprensivi; in sintesi, di convivere, raggiungere accordi e regolare i nostri comportamenti per raggiungere gli obiettivi.

Non possiamo separare la ragione dalle emozioni, dunque non possono esserci intelligenza cognitiva e intelligenza emotiva. Sono un tutt’uno e si completano a vicenda. Il problema è che, finora, non abbiamo dato sufficiente importanza alle abilità emotive.

Dobbiamo diventare ascoltatori più efficaci, migliori comunicatori, persone più empatiche e orientate a raggiungere accordi e non creare conflitti. Essere un genio vale a poco se non si è capaci di dominare la propria frustrazione o notare la tristezza di chi si ha davanti.


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