Mahatma Gandhi: il leader della non violenza
L’eredità di Mohandas K. Gandhi, meglio conosciuto come Mahatma (grande anima), vive ancora tra noi. Mahatma Gandhi, con grande umiltà, avviò una rivoluzione pacifica per difendere i diritti civili del suo paese.
In seguito, divenne un leader politico e spirituale in grado di ispirare non solo un intero paese come l’India, ma il mondo intero. I suoi principi di resistenza nonviolenta sono ancora oggi un esempio unico di integrità morale.
Il 2 ottobre è la giornata mondiale della non violenza, un’occasione per riflettere sull’operato del leader del movimento per l’indipendenza indiana e le sue implicazioni nella storia contemporanea. Le sue idee, di fatto, hanno promosso non solo uno stile di pensiero, ma una vera e propria una filosofia di vita.
Durante quasi trent’anni di attivismo pacifico, Mahatma Gandhi cercò di liberare il suo popolo dal Raj britannico, ma i suoi obiettivi erano più ambiziosi. Difese la giustizia sociale, aspirò alla trasformazione delle strutture economiche e gettò le basi per un’etica più attiva per l’essere umano. Come se non bastasse, ci ha insegnato che la convivenza tra popoli e religioni diversi è possibile.
Gandhi: da ingenuo avvocato a geniale attivista
Mohandas K. Gandhi nacque a Porbandar nel 1869. Apparteneva a una distinta casta indiana della fine del XIX secolo. Il padre era Primo Ministro del Gujarat e la madre, appartenente all’Induismo, era una donna nota per la sua tolleranza e per aver promosso la convivenza pacifica tra tutte le religioni.
Gandhi è cresciuto in un ambiente privilegiato sia dal punto di vista economico sia per l’armonia e per la spiritualità con cui venne educato fin dall’infanzia. Era vegetariano, praticava il digiuno ed era un instancabile studioso di tradizioni, usi e costumi della cultura indiana.
La famiglia lo scelse tra i suoi due fratelli maggiori per destinarlo alla formazione accademica. Per questo motivo, si trasferì Londra nel 1888 dove studiò legge. Questa fase della sua vita lontano dall’India, durata quasi vent’anni, fu cruciale nella costruzione della sua identità, della decisione di dedicarsi all’attivismo sociale e per la nascita delle sue convinzioni filosofiche.
In Inghilterra entrò in contatto con la cerchia dei teosofi, che lo iniziarono alla Bahagavad Gita, il libro sacro dell’Induismo, che fu di grande ispirazione per i suoi ideali e per i suoi principi religiosi.
Dopo aver ottenuto la laurea, Mahatma Gandhi si recò in Sudafrica, un paese diviso e instabile composto da più colonie governate da inglesi e olandesi. Fu in questo contesto che iniziò una fase decisiva della sua vita: il giovane avvocato divenne improvvisamente un forte difensore dell’uguaglianza e della libertà.
In Sudafrica si formarono i quattro credi che da quel momento in poi avrebbero definito il Mahatma Gandhi:
- Difensore della libertà.
- Riformatore sociale.
- Difensore della tolleranza di tutte le religioni.
- Leader spirituale.
La lotta per l’indipendenza dell’India
Quando Gandhi tornò nel suo paese nel 1915, la situazione non era affatto rosea per l’India. Stava per essere votata una legge per vietare il suffragio degli indù. Fu in quel momento che Gandhi iniziò ad applicare lo stesso attivismo sociale che aveva già iniziato in Sudafrica. Decise di richiamare il suo popolo alla resistenza e al Satyagraha (il credo della non violenza).
Nel frattempo, nel mondo cominciavano a sentirsi gli echi della prima guerra mondiale. Ma in questo clima di violenza e paura, Gandhi riuscì comunque a porre le basi per il raggiungimento pacifico dell’indipendenza da parte dell’India. A tale scopo, fece ricorso a un approccio tattico e intellettuale tanto nuovo quanto stimolante per tutte le generazioni. Mahatma Gandhi costruì una fattoria nella città di Ahmedabad per radunare i suoi discepoli.
Divenne ben presto un leader spirituale in grado di ispirare più comunità. Contribuì a creare degli insediamenti pacifici, che furono il cuore pulsante di una grande rivoluzione.
Una strategia efficace fu quella di fermare la produzione di cotone, un elemento chiave per l’industria tessile britannica. Quindi avrebbe fatto lo stesso con il monopolio britannico del sale. Purtroppo, però, queste campagne di disobbedienza civile causarono migliaia di vittime e valsero parecchi anni di carcere a lui e ai suoi seguaci.
Nonostante ciò, l’obiettivo venne raggiunto: il 18 agosto 1947 è la data ufficiale dell’indipendenza dell’India dal Regno Unito. Pochi mesi dopo, il 30 gennaio 1948, Gandhi venne ucciso dall’estremista indù Nathuram V. Godse in mezzo alla folla. Aveva 78 anni.
Le linee guida del Mahatma Gandhi sul Satyagraha (il credo della non violenza)
Satyagraha è una parola inventata dallo stesso Gandhi per rappresentare la sua lotta, che si basava sull’assoluta e ferma convinzione a non ricorrere alla violenza.
Questo uomo umile e fermamente ostinato a difendere i diritti sociali (al punto da essere nominato 5 volte per il premio Nobel per la pace) insisteva sul fatto che la vita è indivisibile e che, in quanto tale, è inconcepibile che una persona possa fare del male a un’altra.
Qualsiasi lotta attiva per il bene e la difesa di coloro che soffrono deve pertanto basarsi sul Satyagraha, una dimensione regolata dai seguenti principi:
- Dire sempre la verità.
- Non rubare.
- Rispettare qualsiasi religione.
- Credere nella verità e nella non violenza e nell’intrinseca bontà della natura umana.
- Non provare né rabbia né odio.
- Resistere agli assalti dell’avversario, senza arretrare né provare paura.
- Non opporre violenza e accettare di essere arrestato.
- Rinunciare alla proprietà privata.
- Rinunciare alla vendetta.
- Non insultare verbalmente qualcuno.
- Non riconoscere la bandiera del Regno Unito, ma non insultarla.
- Se c’è una rissa, proteggersi da attacchi e insulti.
Conclusioni sul lavoro del Mahatma Gandhi
Gandhi è stato in grado di generare un innegabile cambiamento nel pensiero del XX secolo. I suoi principi e il suo attivismo hanno lasciato una traccia indelebile, come quella di Martin Luther King ai suoi tempi o di Mandela anni dopo.
Saper raccogliere l’eredità di queste figure è senza dubbio una sfida per il nostro tempo e dovremmo tutti prenderli da esempio per migliorare la convivenza all’interno della civiltà.
La più atroce delle cose cattive della gente cattiva è il silenzio della gente buona.
-M. Gandhi-
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