Malati cronici, come vivono la pandemia?

Il recente lockdown probabilmente non è stato vissuto come un fatto eccezionale dai malati cronici. Pur essendo più vulnerabili alle malattie, molti di loro mostrano una grande resistenza interiore, una forza psicologica acquisita nel tempo.
Malati cronici, come vivono la pandemia?
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

Diabete, malattie rare, tumori, insufficienza renale, sclerosi multipla, morbo di Crohn, disturbi respiratori… I malati cronici rappresentano la fetta di popolazione più sensibile in questa pandemia. Al di là del rischio legato al coronavirus, l’oggetto di questo articolo riguarda i risvolti psicologici e le strategie con cui queste persone affrontano questa situazione.

Chiunque soffra di una patologia che richiede attenzioni particolari e frequenti visite ospedaliere sa bene che oggi è tutto più difficile. Ogni cosa ha un altro ritmo, un altro colore e una quotidianità permeata dallo stress con cui bisogna imparare a convivere. Se prima era già difficile, con il coronavirus è diventato ancora più complicato.

Paura, stanchezza, frustrazione, ansia… Sono tante le emozioni che abitano la mente dei malati cronici abituati a vedere le sale d’attesa degli ospedali come una seconda casa. Sono persone giovani e meno giovani, alcune attive e altre con maggiori limitazioni. Tutti loro, quasi senza eccezione, in questo momento stanno elaborando sentimenti contrastanti, difficili da definire.

Per molti di loro, il confinamento non è stato un evento nuovo. Vedere la vita scorrere da una finestra era già la normalità. Ma ora, mentre gli altri tornano alla loro vita quotidiana, loro sono obbligati a vivere confinati, in quanto popolazione a rischio. Quella verso la quale il coronavirus è in genere più aggressivo.

Donna preoccupata seduta sul divano.

Malati cronici: vulnerabili, ma resistenti

Le persone affette da malattie croniche hanno una storia alle spalle che va ben oltre i disturbi clinici. Una vita che sa anche di resistenza, del saper affrontare i momenti difficili, di accettare la propria vulnerabilità e fragilità fisica, di trovare in sé tutta la forza e il coraggio. Della voglia di vivere nonostante tutto.

Ed è per questo motivo che molti di loro affrontano questo periodo con tutte le risorse acquisite negli anni, maturate in quei giorni di paura e ansia per il peggioramento della salute trascorsi in un letto d’ospedale.

Ebbene, nonostante la pandemia sia un’ulteriore complicazione della loro vita e dalla quale proteggersi, molti di questi pazienti vivono tale evento con maggiore normalità rispetto al resto della popolazione.

Pazienti con malattie pregresse: la percezione del rischio non è nulla di nuovo

I malati cronici convivono con una perenne percezione del rischio. Il loro stile di vita presenta in genere più di una limitazione, più di un rischio da conoscere ed evitare nella quotidianità. In un certo senso, la pandemia è un mondo per loro già noto, ma dal quale devono proteggersi un po’ più rispetto agli altri.

L’etichetta di “persone vulnerabili” è molto ampia

Quando si parla di questa fetta di popolazione, ovvero quella che corre il rischio di maggiori complicazioni legate all’infezione da coronavirus, non ci si riferisce solo gli anziani. È bene ricordare che in questa categoria rientrano fette di popolazione molto più ampie e diversificate di quanto immaginiamo.

  • Le persone affette malattie rare costituiscono una parte di questo nucleo.
  • Oltre agli anziani e alle persone che si trovano nelle case di cura, esiste anche un ampio gruppo di pazienti con malattie cardiovascolari, problemi di insufficienza renale, diabete, artrite, sclerosi multipla e tumori.
  • Ultimi, ma non meno importanti, non bisogna dimenticare i pazienti affetti da malattie mentali e psichiatriche. In media, le persone con schizofrenia, disturbi alimentari, depressione maggiore, disturbo borderline di personalità convivono spesso con altri problemi di salute.

Il lockdown ci ha aiutato a capire la realtà dei malati cronici

Questa pandemia ha agito come un enorme equalizzatore sociale. Il confinamento ci ha costretti a vivere i nostri giorni nell’intimità delle nostre case per proteggerci e ridurre il tasso d’infezione da coronavirus.

Bambini, adulti, anziani, persone sane, malati cronici… Siamo stati tutti colpiti dall’ansia e abbiamo scoperto di essere vulnerabili alle malattie.

Abbiamo anche capito che parte della popolazione sta molto peggio di noi. Abbiamo preso coscienza delle esigenze dei più fragili, del fatto che forse avevano un po’ più bisogno del nostro aiuto nel quotidiano (farmacia, spesa…). Ebbene, è importante non dimenticarsene in futuro, perché le loro vite continueranno ad avere gli stessi limiti.

Mentre molti di noi hanno riacquistato la normalità tornando al lavoro, riprendendo l’attività sportiva o gli svaghi all’aperto, i malati cronici sono ancora a rischio. La loro mobilità continua a essere limitata.

Uomo preoccupato con le mani giunte.

Il privilegio della salute, il valore della forza

In questa nuova era in cui una pandemia sta trasformando la nostra realtà, abbiamo imparato il grande privilegio di star bene. Al contempo, stiamo scoprendo la forza che abita in coloro i quali vivono quotidianamente con la malattia, alle prese con recidive, ricoveri, trattamenti e visite in ospedale.

Li ammiriamo e li amiamo. Li teniamo in considerazione oggi più che mai, perché capiamo cosa significa vivere senza la speranza di un vaccino per le loro malattie, una cura definitiva che permetta loro di tornare alla normalità, tutto quello di cui noi godiamo ogni giorno senza quasi esserne consapevoli.  


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.