Maleficent, riscrivere la favola

Quando si rivisita un classico, è molto difficile trovare la nota perfetta e certamente a qualcuno la rivisitazione del personaggio di Malefica non è piaciuto.
Maleficent, riscrivere la favola
Leah Padalino

Scritto e verificato la critica cinematografica Leah Padalino.

Ultimo aggiornamento: 05 gennaio, 2023

Maleficent ha sbancato i botteghini nel 2014. Gli spettatori hanno accolto con entusiasmo la nuova proposta di un personaggio iconico dalla Disney. La critica, però, non è stata unanime. Sono stati criticati gli eccessi, le interminabili scene di scontri e l’overdose di sdolcinatezza con cui è stato dipinto un personaggio che nella versione originale non aveva nulla di buono.

Quando si rivisita un classico, è molto difficile trovare la nota perfetta e certamente a qualcuno la rivisitazione del personaggio di Malefica non è piaciuto. Nel caso di una figura nota come Malefica, si può arrivare addirittura a “mettere in discussione” l’infanzia di molti di noi e il personaggio che manteniamo nella nostra memoria.

Ormai da parecchi anni, la Disney ha deciso di rivisitare i suoi classici restituendoci una versione più attuale, più in accordo con le necessità e i modelli a cui guardiamo oggi. Le nuove generazioni non si riconoscono più nella famiglia reale, le bambine non hanno bisogno di un principe che le salvi, bensì si fanno strada (o cercano di farlo) da sole.

Maleficent e le nuove icone femminili

La Disney si è resa conto che i classici come Biancaneve, La bella addormentata nel bosco o Cenerentola continuano a far sognare i più piccoli, ma la vecchia formula non funzionava più come prima. La macchina dei sogni aveva bisogno di principesse forti e coraggiose che non si preoccupano troppo di incontrare un principe e che possano incarnare le nuove icone femminili del XXI secolo.

Sono nate quindi figure come Mulan (1998) e Pocahontas (1995) che possiamo considerare pioniere del cambiamento. Fino alle più recenti Elsa di Frozen (2013) o Vaiana di Oceania (2016) emblemi del futuro.

Se ci pensiamo, non c’è principessa più insignificante di Aurora, la bella addormentata. Dorme per la maggior parte del cartone animato, ha poche battute e si innamora del principe senza nemmeno conoscerlo. Certo, siamo nel 1959, quindi non dobbiamo stupirci se l’unico scopo nella vita delle principesse di allora fosse incontrare un buon marito e vivere felici e contente.

La Malefica del XXI secolo porta una storia diversa; è la stessa Aurora a narrare la fiaba e ad ammettere che, forse, non è stato raccontato tutto. I buoni non sono completamente buoni e i cattivi non sono del tutto cattivi. Parliamo dunque di sfumature, ma questa scala di grigi del male contenuti in Maleficent ha indotto molti spettatori a rifiutare il cambiamento proposto; si aspettavano di trovare il male più puro e ingiustificato. Quello che caratterizzava la Malefica del 1959.

L’evoluzione di Malefica

La Disney ci ha abituato ai personaggi estremi: la pura bontà (fino all’ingenuità eccessiva) e la personificazione del male, un male che non ci era mai stato spiegato.

Per molti questa essenza è andata perduta; siamo affascinati dalla cattiveria senza motivo e lasciamo che sia la nostra immaginazione a inventare un passato. Le esigenze del pubblico sono però cambiate. Vogliamo sapere tutto, vogliamo capire cosa passa nella mente dei personaggi, cosa li muove. Viviamo nell’era dell’informazione in tempo reale, abbiamo bisogno di un perché, una causa… desideriamo credere nella storia che ci viene proposta.

Malefica bambina, scena del film

Così, in questa versione rivisitata, scopriamo il passato di Malefica. Sebbene il suo nome non aiuti a crederlo, non è così cattiva come sembra. Non è altro che una fata orfana della brughiera, in un regno popolato da creature fantastiche. Al confine vi è il regno degli uomini, dove l’avidità si impossessa delle loro anime. La creatura fatata stringe amicizia con Stefano, un bambino che vive in una fattoria nel regno degli umani, anch’egli orfano.

Stefano fa spesso visita a Malefica e, ormai sedicenne, la dà un bacio (presunto simbolo del suo amore sincero). Il ragazzo è però ambizioso e, nonostante le sue origini umili, aspira a diventare re. Questa ambizione lo porterà a voltare le spalle a Malefica e infine a tradirla, strappandole le ali. Il re lo nomina suo successore: Stefano alla fine avvera il suo sogno agognato. Malefica, invece, trova rifugio nell’odio e nella sete di vendetta, diventando la cattiva della bella addormentata.

Sciogliendo nodi e colmando lacune

Il film Maleficent si ripropone di “mettere a posto” e colmare le lacune. La strega non si fa più odiare perché adesso la conosciamo meglio e ci sforziamo di capire perché agisce in quel modo.

La sete di vendetta e l’odio sono strettamente legati al personaggio di Malefica, questo è vero; tuttavia finisce per affezionarsi alla piccola Aurora e vuole rimediare all’errore. Oltre all’evoluzione della strega, assistiamo ad altri cambiamenti che colmano le lacune della prima versione.

  • Le fate. Chi non ha voluto bene alle fate della bella addormentata? In questa versione, tuttavia, sono piuttosto goffe e difficilmente si pensa che possano prendersi cura di un bambino. Elemento che ha suscitato fastidio o divertimento in parti uguali.
  • Aurora. Resta una creatura innocente, ma ora molto più avventurosa. Riconosce in Malefica la sua fata madrina e il suo ruolo sarà fondamentale nella redenzione della protagonista. Allo stesso tempo, la storia d’amore con il principe non è rilevante per la trama.
  • Il corvo. È sempre stato un personaggio importante nella storia. In questa versione scopriamo che la protagonista, essendo stata spogliata delle sue ali, ha bisogno di una sentinella che vigili dall’alto. La scelta del corvo non è casuale, essendo un animale associato all’acuta intelligenza. Malefica lo trasforma in essere umano ai suoi ordini e tra i due nasce una forte intesa. Il corvo Fosco può essere considerato una specie di coscienza di Malefica.
Fate, immagine del film

Il bacio del vero amore

Malefica non crede più nell’amore, Stefano la tradì quando aveva 16 anni. Per questo motivo punisce la figlioccia con la stessa condanna. Lo stesso Stefano sa che l’amore vero non esiste: non lo ha mai provato, conosce solo l’avidità. Malefica si è fatta guidare dall’odio e dal rancore che conserva per Stefano, ma quando conosce Aurora, capisce che quest’ultima non è responsabile per l’operato del padre. Sa che la fanciulla non merita quel castigo, ma per quanto cerchi di annullare l’incantesimo, non ci riesce. L’unica soluzione è che riceva un bacio di vero amore.

Lo scetticismo di Malefica nei confronti dell’amore le farà credere che sia impossibile salvare Aurora; Fosco e le fate, invece, credono che il bacio del principe Filippo avrà questo potere. Il principe, dal canto suo, sebbene sia attratto da Aurora, non è ancora innamorato. La conosce appena e il suo bacio non riesce a risvegliarla. L’amore è molto più complesso di quanto ci mostrava la Disney nei sui classici.

Malefica e Aurora

Sarà quindi una Malefica pentita e addolorata per quanto ha fatto a dare un bacio alla bella addormentata. È un bacio del tutto materno, ma senza dubbio di vero amore, a risvegliare Aurora dal suo sonno di morte. Scostandosi, in questo modo, dal tema classico Disney.

Maleficent: la malvagità non nasce dal nulla

Maleficent è un classico snaturato o reinventato? Dipende dai gusti. Quello che è certo è che le nuove interpretazioni ci avvicinano a stereotipi meno radicali.

Riflettono un’idea che si materializza continuamente nel mondo reale: la malvagità e la bontà non nascono dal nulla e non sono estreme. Siamo fatti di sfumature e tutti possiamo liberare odio o amore in determinate circostanze;  le donne non hanno bisogno di essere salvate da un principe; l’amore si costruisce a poco a poco e affinché sia solido, è necessario ben più che un’attrazione iniziale.

“Il mio regno alla fine è stato riunito non da un eroe o da un cattivo, come la leggenda lasciava presagire, ma da una creatura che era insieme eroina e cattiva. Il suo nome era Malefica”.

Maleficent


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