Mia nonna con l'Alzheimer si divertiva un sacco

Mia nonna con l'Alzheimer si divertiva un sacco. Prendeva la malattia con umorismo. Lei mi ha insegnato l'importanza di vivere nel presente.
Mia nonna con l'Alzheimer si divertiva un sacco
Francisco Javier Molas López

Scritto e verificato lo psicologo Francisco Javier Molas López.

Ultimo aggiornamento: 14 febbraio, 2023

Mia nonna con l’Alzheimer si divertiva un sacco. Le prime lacune mentali sono apparse all’età di novant’anni, piccole dimenticanze senza rilevanza. A novantadue anni ha iniziato a scordarsi le cose appena fatte, però conservava la sensazione di piacere nel fare le sue attività preferite.

È morta a novantasei anni senza che la malattia fosse degenerata troppo, se non al punto da ripeterti la stessa domanda quattro o cinque volte. È stata un’ottima cuoca finché ha conservato la lucidità.

Negli ultimi anni, a seguito di diverse operazioni al ginocchio e all’anca, non riusciva più a spostarsi  senza l’aiuto di un deambulatore. Ma la sua energia era sorprendente, risvegliava ammirazione in chiunque la incontrasse. Mia nonna, con o senza l’Alzheimer, è stata una combattente per tutta la vita.

A mia nonna piaceva il vermut

Quando sono apparsi i primi segnali della malattia io avevo già la patente e la macchina. Lei viveva sola, c’era una ragazza che ogni tanto le faceva compagnia. Inizialmente l’Alzheimer non le impediva di vivere quasi normalmente, anzi, è rimasta abbastanza autosufficiente.

Però amava ancora venire a mangiare a casa mia e dei miei genitori, quindi a mezzogiorno andavo io a prenderla e la portavo da noi. Avevamo l’abitudine di fare un giretto di almeno un’ora per le vie della città.

Lei amava guardare il paesaggio dal finestrino, specialmente il paesaggio mediterraneo. Percorrevamo la costa di Maiorca come piaceva a lei, e finivamo sempre nel suo ristorante preferito a “provare il vermut”. E dopo il nostro giretto per l’isola, tornavamo a casa dai miei a mangiare.

“Dove siete stati?” domandava suo figlio, mio padre. “Non lo so, ma mi è piaciuto un sacco”, rispondeva sorridente e felice. “Nonna, cosa abbiamo visto?” le chiedevo io. “Abbiamo visto le distese di campi…non ricordo bene, ma credo che siamo andate lontano” rispondeva lei.

“Non so cosa abbiamo fatto, ma so che siamo state bene.”

Aiuto psicologico agli anziani durante la pandemia e donna che guarda dalla finestra.

Mia nonna con l’Alzheimer rideva per tutto

Con lei le conversazioni filavano lisce, potevamo parlare di tutto. Nonostante la sua memoria a breve termine stesse cedendo, quando ripetevamo più e più volte la stessa azione, pian piano riusciva a ricordarla.

La psicologia era uno dei suoi argomenti irrisolti, non ricordava mai a cosa servisse. Mi sono resa conto che i suoi vuoti di memoria, oltre alla complessità di alcuni temi, le rendevano difficile affrontare alcuni argomenti. Ma non aveva importanza, lei la prendeva bene e rideva.

Per quanto rovisti nella mia memoria, non trovo momenti in cui se la sia presa con la sua memoria difettosa. Al contrario, la faceva sorridere e guardandomi mi diceva: “hai visto come si diventa da anziani? Non ci si ricorda di nulla”, ridendo, e io con lei.

Ho letto un articolo in cui si attesta che almeno il 4,4% della popolazione europea con più di 65 anni soffre di Alzheimer. Cosa deve provare una persona che lentamente smette di ricordare? Come dev’essere una vita senza ricordi recenti?

Mossa da curiosità ho fatto altre ricerche e ho scoperto che negli ultimi anni si è assistito a un progressivo miglioramento nella qualità delle diagnosi e del trattamento delle persone con declino cognitivo e demenza. Come è evidente, prima si riesce a individuare il problema, più speranze ci sono per i nostri nonni.

Anziana signora con alzheimer.

Quando i nipoti si prendono cura dei nonni

Prendermi cura di mia nonna con l’Alzheimer mi ha insegnato una lezione molto importante: anche se non ricordava le cose appena fatte, ricordava di essere stata bene mentre le faceva. Mi sono resa conto che molte persone credono che un anziano che soffre di Alzheimer non possa provare piacere nel fare un’attività, quindi evitano di fargliele fare.

Ma l’importante non è che si ricordino o no, l’importante è che siano felici mentre la fanno. Mia nonna viveva nel presente, cosa che molti di noi provano a fare tutti i giorni, senza riuscirci.

Ricordava il suo passato più distante ma non quello che aveva fatto il giorno precedente, e sapeva che non avrebbe ricordato l’attimo che stava vivendo. Ma se lo godeva appieno, senza badare al passato o al futuro.

“Mia nonna con l’Alzheimer è sempre stata una donna di carattere, e a novant’anni ha deciso di lasciare da parte ogni rancore. Da allora ha scelto di sorridere alla vita e di viverla con buon umore. Questo l’ha aiutata ad affrontare la malattia con il sorriso.”

Questa lezione mi è servita anni dopo quando ho svolto un tirocinio di psicologia in una casa di riposo. Ricordo che i miei anziani preferiti erano quelli con l’Alzheimer, di cui quasi nessuno si preoccupava. Io sapevo che non avrebbero icordato nulla, ma sapevo anche che potevano godersi il presente.

Per tutto il tempo che ho lavorato con loro, sono diventati i miei “nonni” e le mie “nonne”. Mi sono assicurata che vivessero appieno il loro presente.


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