Nebbia di Miguel Unamuno: nivola o romanzo

Miguel de Unamuno ruppe gli schemi del romanzo, con un'audacia a cui attribuì il nome di nivola. L'esperimento prese il titolo "Nebbia", con cui l'autore mise in dubbio la realtà.
Nebbia di Miguel Unamuno: nivola o romanzo
Leah Padalino

Scritto e verificato la critica cinematografica Leah Padalino.

Ultimo aggiornamento: 12 gennaio, 2023

Miguel de Unamuno è uno degli autori più importanti della letteratura spagnola. Nato a Bilbao nel 1864, morì a Salamanca nel 1936. A oggi il suo nome risuona come quello di uno dei grandi della letteratura ispanica e come uno dei rappresentanti della Generazione del 98. Nel 1914 pubblica un romanzo piuttosto peculiare, un romanzo che decise di etichettare secondo il genere della “nivola”, evitando in tal modo che la critica potesse paragonarlo ad altre opere. In questo articolo analizziamo proprio quel romanzo: Nebbia di Miguel Unamuno.

Nel testo l’autore raccoglie molte delle idee presenti nei suoi scritti precedenti, ma lo fa attraverso la vita di un personaggio, Augusto Pérez, uomo ricco e laureato in Giurisprudenza. La storia di per sé non presenta troppi intrecci, ma lo scrittore ha cercato di darle una dimensione “altra”.

Una nuova lettura che lui stesso avrebbe catalogato nel genere della nivola e non in quello del romanzo, come tradizionalmente era stato fatto. In questo articolo vi sveleremo alcuni dei segreti dell’opera Nebbia di Miguel Unamuno, con la speranza che vi lascerete trasportare dalla sua genialità. 

Ritratto di Miguel Unamuno

La trama di Nebbia 

Un aspetto che attira subito l’attenzione del lettore è che il prologo è firmato da Víctor Goti, uno dei personaggi dell’opera. A esso segue un post-prologo nel quale l’autore spiega che non stiamo per leggere un romanzo, bensì una nivola.

Come se non bastasse, a rendere le cose più interessanti interviene l’epilogo: una narrazione dei fatti dell’opera, ma dal punto di vista di Orfeo, il cane di Augusto Pérez, il protagonista.

La trama irrompe con Augusto che incontra una donna della quale finisce per innamorarsi perdutamente. Cercherà, con le sue limitate risorse di conquistarla, ma non otterrà altro che rifiuti, perché la donna ha un marito. Tuttavia, nel tempo, gli concederà qualche appuntamento, ma al solo scopo di approfittarsene. Infine, il giorno del suo matrimonio, gli scriverà per comunicargli che è stato tutto un inganno.

A partire da questo momento, assisteremo a una vera e propria rivoluzione dal punto di vista narrativo. Augusto si sente rifiutato a tal punto da pianificare il suicidio. Tuttavia, egli non è altro che un personaggio di un’opera e, in quanto tale, è privo del libero arbitrio. È Unamuno, l’autore, a poter prendere la decisione finale.

Proprio a questo punto si rompe quella che nel gergo cinematografico viene definita la quarta parete, e Augusto decide di iniziare una conversazione con l’autore; ovvero, decide di rivolgersi direttamente a Unamuno.

Il personaggio finisce per ribellarsi all’autore, esponendogli le proprie intenzioni. In questo modo, si insinua il dubbio nell’autore: è lui stesso un personaggio di un altro racconto? Fino a che punto dispone del libero arbitrio? L’idea è che non appena Unamuno inizi a dubitare della propria libertà e delle propria realtà, anche il lettore metta in dubbio la propria esistenza. E se esistessimo solo in un sogno? E se facessimo parte del sogno di qualcuno?

La grandezza del romanzo non risiede solo nella trama, ma anche nella capacità di dialogare con la realtà del lettore e, in questo caso, anche dell’autore. Ecco perché Unamuno decide che l’opera debba rientrare in un genere letterario a sé, in una categoria ricca di paratesti, a cui preferisce dare l’appellativo di nivola, in modo che la critica non possa etichettarla né fare alcun paragone.

Realtà e finzione letteraria nel romanzo Nebbia di Miguel Unamuno

L’opera di Unamuno ha qualcosa in comune con La vita è sogno, di Calderón de la Barca. In un certo senso, l’elemento fittizio è più reale degli autori stessi. Per Unamuno, i personaggi hanno vita propria, il lettore li fa vivere e ciò che conta è il modo in cui rivive la letteratura.

Tutto ciò conserva una stretta relazione con la questione dell’immortalità: se siamo ciò che sogniamo e se diamo forma al sogno che tutti abbiamo in comune, non possiamo sapere se è reale.

Unamuno aveva letto Cartesio, ma anche Calderón de la Barca e proprio lì affonda le sue radici l’ispirazione della nivola. Vediamo in essa un riflesso del razionalismo di Cartesio, per cui non abbiamo, inizialmente, alcun motivo per pensare che quello che ci circonda non sia altro che un sogno.

L’esistenza di Dio

Nonostante fosse credente, Unamuno non riusciva a spiegare in modo razionale l’esistenza di Dio, come invece fece Cartesio. Per questo motivo non aveva motivo di credere che ciò che lo circondava fosse un sogno o un inganno. Come sappiamo quando i sensi ci stanno ingannando?

Unamuno condensa tutta questa complessità in Nebbia, disegnando varie dimensioni: quella della finzione, in cui troviamo i personaggi; a incorniciare la finzione, troviamo la realtà della funzione, che è il luogo in cui si trova l’autore fittizio; infine, nella regione più esterna, ai confini, troviamo un’altra realtà: quella del lettore stesso.

In Nebbia, Unamuno descrive diversi piani che si intrecciano tra loro. L’autore stesso finisce per agire come un personaggio quando si troverà di fronte ad Augusto. In altre parole, siamo in presenza di una realtà della realtà che sarebbe quella del mondo che ci circonda e, a sua volta, in una realtà della finzione in cui si trova Unamuno. Infine, una finzione della finzione in cui si trovano i personaggi.

Dialogo con l'autore Unamuno

Altri aspetti filosofici di Nebbia 

Un’altra questione fondamentale di Nebbia è, come abbiamo già anticipato, quella del libero arbitrio. Viene affrontata da due punti di vista: la prima nella natura della finzione, dal momento in cui il personaggio si domanda se è libero.

Vediamo Augusto in procinto di suicidarsi, ma a cui appare Unamuno che glielo impedisce: non può suicidarsi, perché è semplicemente un personaggio. E a questo punto lo stesso dubbio si riflette nel lettore.

I personaggi nascono da una parola, da un’eredità; per questo motivo, neppure noi siamo liberi di pensare ciò che pensiamo, ed ecco che si ripresentano due possibilità: Dio non esiste e la realtà non è altro che il sogno che tutti sogniamo, oppure Dio esiste e non siamo altro che il sogno di Dio.

Augusto lotta per la propria vita, la sua vita è finzione, ma è comunque sua. Nella sua disperazione, il personaggio di Augusto annuncia ai lettori che anche loro moriranno e che l’opera è, in fin dei conti, una metafora dell’esistenza umana.

Stesura del libro Nebbia di Miguel Unamuno

Nebbia di Miguel Unamuno: il genere nivola

Cos’è la nivola? È un romanzo i cui personaggi non sono chiaramente definiti, bensì prendono forma man mano che si muovono; il loro creatore non ha un piano ben definito su ciò che accadrà, come succede nella vita reale.

Scopo della nivola è quello di confondere i critici che tendono a mettere a confronto qualunque cosa con la precedente; si presenta così come un genere nuovo, senza precedenti con i quali fare paragoni.

Secondo Unamuno, il romanzo realista cela una sorta di trappola: ci fa credere di essere reale ed è il genere proprio degli uomini che non vedono che la propria realtà è un sogno. La nivola, invece, sarebbe un modo per comprendere qualsiasi romanzo: un romanzo che esiste solo quando viene pensato, si attiva e viene letto. Si tratta di un romando scomodo, in cui il prologo stesso è un romanzo; in cui la realtà e la meta-narrazione si mescolano tra loro nel testo.


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