Obesità e disturbi del comportamento alimentare (DCA)
C’è una realtà che si ripete. Il trattamento dell’obesità viene affrontato in genere con l’aiuto di specialisti in medicina e nutrizione; di contro, invece, non è capita spesso che si opti per l’assisstenza di uno psicologo o di uno psichiatra. Dopotutto, sia il sovrappeso che l’obesità sono associati a fattori genetici, malattie e/o cattive abitudini alimentari.
Tuttavia, gli esperti di disturbi alimentari (DCA) sanno che l’obesità può essere il preludio a molteplici problemi di salute mentale. In effetti, lo stiamo vedendo sempre di più negli adolescenti e nei giovani adulti. Tanto che ciò che viene maggiormente diagnosticato in questo gruppo di popolazione sono la bulimia e il disturbo da alimentazione incontrollata.
Pertanto, sebbene sia chiaro che l’obesità sia un problema di salute pubblica, dobbiamo sempre affrontarlo in modo multifattoriale. In questi casi non basta un approccio basato sul miglioramento dell’alimentazione o sull’introduzione dello sport nella routine quotidiana. La psicologia permette di prevenire, capire e curare al meglio.
Gli stati emotivi con valenza negativa nelle persone con obesità aumentano il rischio di abbuffate e comportamenti associati alla bulimia.
In che modo l’obesità e i disturbi dell’alimentazione sono correlati?
Quando parliamo di disturbi del comportamento alimentare (DCA) visualizziamo quasi immediatamente una ragazza con anoressia nervosa. Associamo, come pregiudizio inconscio, questo insieme di condizioni psicologiche ad un’unica condizione e ad un’unica immagine, quella dell’estrema magrezza femminile.
Tuttavia, questo tipo di disturbo integra un’ampia combinazione di condizioni e, a sua volta, colpisce uno spettro di pazienti che è anche più ampio di quanto si pensi. Siamo infatti di fronte a una delle realtà cliniche più complesse e di quelle che affrontano una delle nebbie più fitte in termini di stigma e ignoranza sociale.
La letteratura scientifica supporta l’associazione tra obesità e disturbi alimentari. In questa relazione orbitano molteplici variabili, la più significativa delle quali è un ambiente familiare incentrato sulle preoccupazioni per il peso del bambino. Questo risolve fin dall’inizio un’insoddisfazione corporea che aumenta con il tempo. Vediamo, però, più dati.
L’obesità infantile e adulta continua ad aumentare. Con esso aumenteranno anche i problemi di salute mentale.
Come avviene questa interazione?
Sappiamo che l’obesità infantile o dei genitori aumenta il rischio di bulimia nervosa o disturbo da fame incontrollata. L’anoressia nervosa, da parte sua, di solito non si presenta con questi profili. In questi casi, ciò che appare è un’assunzione eccessiva di cibo, associata a fattori emotivi e un conseguente comportamento purgativo. Il disagio per la propria immagine e la pressione sociale e familiare orchestrano i seguenti meccanismi:
- L’ansia e le emozioni accumulate inducono la persona a scivolare verso il binge eating e si tende a mangiare eccessivamente senza fame fisiologica. Questo comportamento crea quindi vergogna e porta ad un aumento di peso.
- A sua volta, questo aumento di peso incoraggia, a un certo punto, a optare per diete rigide e comportamenti purgativi come vomito, diuretici, uso di lassativi, ecc. Queste azioni configurano la bulimia nervosa.
Questo quadro clinico è stato studiato dall’Università di Sydney, evidenziando come obesità e disturbi alimentari abbiano gradualmente un grande impatto sulla salute fisica e mentale delle persone.
Quali conseguenze ha sulla salute della persona?
Quando una persona con obesità mostra un disturbo da alimentazione incontrollata o bulimia nervosa, è normale che soffra, a un certo punto, di una sindrome metabolica o insulino-resistenza. Il rischio medico e le complicanze sanitarie aumentano e possono manifestarsi da ipertensione, problemi cardiaci, diabete, dislipidemia, ecc.
D’altra parte, il disagio per la propria immagine e la cattiva salute intensificano la sofferenza psicologica. Quasi senza sapere come, questi pazienti, per lo più giovani, rafforzano uno stile di vita ancora meno salutare. Possono portare ad ansia sociale, non voler uscire di casa, abuso di alcol o droghe.
Quali sono i fattori di rischio dell’obesità?
Sappiamo che obesità e disturbi alimentari sono correlati. Ora, tutte le persone obese possono soffrire di bulimia nervosa o disturbo da alimentazione incontrollata? La risposta è no. Come abbiamo sottolineato all’inizio, in quei bambini cresciuti in un contesto familiare orientato alla preoccupazione per il peso, agisce come un fattore di rischio significativo.
L’obesità è, in molti casi, ereditaria. Quando i genitori subiscono critiche sociali per il fatto di essere in sovrappeso o obesi in prima persona, i loro figli sono invitati a prendersi cura di loro e a perdere peso. Questo, che potrebbe essere positivo purché accompagnato da sane abitudini di vita, non sempre lo è. Non quando c’è costante critica e incoraggiamento al rifiuto della propria immagine.
Inoltre, non possiamo ignorare gli aspetti sociali e culturali. Viviamo in una società orientata alla tirannia dell’immagine e della magrezza. Pertanto, sebbene l’obesità sia ancora una malattia, il rifiuto estetico che suscita aggiunge un altro strato ancora più problematico.
L’obesità è una malattia e non un fallimento della persona per non saper adottare uno stile di vita più sano. Spesso ci sono fattori genetici aggiunti a elementi psicologici che dobbiamo capire.
Qual è l’approccio terapeutico in questi casi?
Si può essere obesi per pura genetica o per malattie associate. Anche problemi psicologici, come la depressione, porterebbero a questa situazione. Pertanto, la prima cosa da capire è che l’obesità non è sempre il risultato di una mancanza di volontà da parte del paziente, incapace di adottare uno stile di vita più sano.
Siamo di fronte a una dimensione fortemente distorta dall’opinione sociale e, spesso, anche fraintesa da alcuni ambiti medici (si parla di fat phobia della salute). Ma l’obesità è un problema in forte espansione ed è comune che si verifichi, come già sappiamo, con i disturbi alimentari. Cosa fare in questi casi? Qual è l’approccio terapeutico?
Per cominciare, la perdita di peso non è indicata con la bulimia nervosa. Non è il primo passo. Questa psicopatologia deve essere trattata da un approccio multifattoriale: con psicologi, medici e nutrizionisti. I programmi terapeutici tendono ad essere di lunga durata e in essi la terapia cognitivo comportamentale (CBT), ad esempio, tende ad essere efficace.
Prima di concludere, va detto, ancora una volta, che abbiamo bisogno non solo di modelli terapeutici più integrati e specializzati in ogni comunità per questi pazienti, dato l’aumento di questa realtà clinica. Dobbiamo essere consapevoli che la gestione e il trattamento dell’obesità trarrebbero sempre beneficio dal supporto psicologico.
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