Persepolis, l'altra verità

Persepolis ci mostra la verità dietro la storia, la storia vissuta dal popolo e non dai leader politici e militari.
Persepolis, l'altra verità
Leah Padalino

Scritto e verificato la critica cinematografica Leah Padalino.

Ultimo aggiornamento: 04 novembre, 2022

Cosa sappiamo del resto del mondo in Occidente? Non serve un’analisi approfondita per riconoscere nel contesto occidentale la tendenza molto marcata a ignorare ciò che accade lontano dai suoi confini. È possibile affermare che esiste una quasi totale ignoranza della realtà degli altri paesi, la quale dà luogo a un certo numero di pregiudizi. L’Occidente, ai nostri occhi, è il lato positivo, il bene, l’esempio da seguire. Su questa linea, Marjane Satrapi ha tradotto questa realtà tanto sconosciuta a molti nella sua opera autobiografica intitolata Persepolis.

Si tratta di un romanzo grafico in cui l’autrice narra i cambiamenti subiti in prima persona e dal suo paese, l’Iran, verso la fine degli anni 70. Persepolis è approdato nel grande schermo nel 2007, riscuotendo il plauso della critica al Festival di Cannes. Marjane era ancora una bambina quando iniziò la Rivoluzione Islamica del 1979; apparteneva a una famiglia benestante e progressista, frequentò il Liceo francese a Teheran e, più tardi, continuò i suoi studi a Vienna.

In Europa, l’eurocentrismo ha regnato per secoli: siamo il centro del mondo, l’origine della storia e della cultura. I paesi occidentali non corrispondono più solo a una posizione puramente geografica, ma si definiscono occidentali tutti quei paesi che, per effetto della colonizzazione, hanno adottato una cultura prevalentemente europea.

La storia, narrata dal punto di vista di Marjane, racconta la scoperta di una realtà di cui siamo totalmente all’oscuro in Occidente. Narra l’evoluzione della società iraniana e di come ha acquisito il carattere islamico così come lo conosciamo oggi, parla delle conseguenze della guerra e mette in discussione la prospettiva occidentale.

Nonostante inizi come la storia di una bambina, la serietà si fa già evidente nell’assenza del colore, essendo un romanzo in bianco e nero. Mentre Marjane cresce e la rivoluzione avanza, Persepolis acquista un tono sempre più drammatico e tragico. Marjane si rende conto di quanto sta accadendo nel suo paese e noi, come lettori o spettatori, ci accorgiamo di quanto poco sappiamo e quanto abbiamo ancora da imparare.

Attraverso gli occhi innocenti di una bambina, vediamo la crudeltà dell’uomo, la pericolosità delle idee, il dolore della repressione e le contraddizioni di una rivoluzione. Persepolis ci mostra la verità dietro la storia, la storia vissuta dal popolo e non dai leader politici e militari. Una verità che non è universale, perché non si discosta dalla soggettività; dopotutto, è un punto di vista, di una realtà individuale: quella di Marjane.

Persepolis

L’Iran della fine degli anni ’70 raccontato da Marjane è molto diverso da quello che potremmo immaginare, perché è abbastanza simile a qualsiasi altro paese europeo. La famiglia di Marjane è di idee progressiste, crede nella rivoluzione e nella caduta dello Scià; nessuna delle donne del suo ambiente indossa un velo e hanno tutte vita sociale.

Sebbene Marjane sia sempre stata in contatto con la religione, frequenta una scuola laica dove ragazzi e ragazze vanno a lezione insieme. La sua famiglia appartiene a una classe benestante: la realtà che rappresenta, certamente, non corrisponde a quella della maggioranza della popolazione.

Marjane, all’inizio, non capisce la rivoluzione, a scuola le è stato insegnato che lo Scià è stato scelto da Dio e non capisce perché la sua famiglia non lo sostenga; per questo motivo, vuole sapere un po’ di più sulla storia dei suoi antenati. La rivoluzione era vista come una promessa di libertà, con cui porre fine a un’era di successioni ereditarie e portare al trionfo della repubblica. Tuttavia, non andò come previsto e finì col prendere una piega molto diversa dalle speranze originali.

Donne in persepolis

La scoperta di un’altra realtà

Nonostante la giovane età, Marjane inizia a sostenere la rivoluzione, si documenta e legge un’infinità di libri, ascolta le opinioni della sua famiglia, ecc. Ma ciò che la spinge a sostenere i rivoluzionari è soprattutto la condizione di diseguaglianza sociale, realtà che persino la sua famiglia sembrava ignorare.

Con la famiglia Satrapi vive una cameriera, una giovane donna di origine umile, analfabeta e che fin da piccola si è presa cura di Marjane. Sono cresciute insieme e a Marjane dispiace non poterla avere a tavola con la sua famiglia; la rivoluzione significa per lei la fine delle classi sociali, l’uguaglianza di tutte le persone. Essendo una bambina, non ha pregiudizi e la sua visione è più aperta di quella dei suoi genitori; si sente in imbarazzo quando viaggia sulla Cadillac del padre mentre gli altri bambini devono lavorare.

Ma la rivoluzione prese una svolta inaspettata e divenne una rivoluzione islamica; la paura cominciò a prendere il controllo di gran parte della popolazione e Marjane dovette salutare alcuni amici e parenti che decisero di emigrare. Ben presto, le scuole smisero di essere laiche e miste, e le ragazze furono costrette a indossare il velo.

Tutti questi cambiamenti, insieme alla guerra tra Iran e Iraq, fecero perdere prima a Marjane prima del tempo l’innocenza dell’infanzia e la obbligarono a trasferirsi in Europa per continuare i suoi studi. La posizione sociale privilegiata e gli anni di studio in un liceo francese le facilitarono l’accesso a una scuola francese a Vienna.

L’arrivo in Europa

L’arrivo in Europa non fu facile, non conosceva la lingua e fuggiva da una guerra. Le persone più progressiste sembravano affascinate dalla sua storia, ma si trattava di un interesse egoistico incentrato sulle apparenze e sulla soddisfazione delle proprie curiosità. Allo stesso tempo, dovette affrontare le critiche di quelle più conservatrici e riluttanti a entrare in contatto con altre culture, arrivando persino a mentire sulla propria nazionalità.

Marjane non si trovava bene in Europa e decise di fare ritorno al suo paese d’origine, ma non si trovò bene neanche lì. Non aveva vissuto il disastro della guerra, non aveva sperimentato la sofferenza dei suoi vicini e amici, i suoi problemi si erano “occidentalizzati”. Si laureò in belle arti e cercò di ristabilirsi nuovamente a Teheran, con scarso successo, dunque poco tempo dopo si trasferì a Parigi.

Persepolis è la rappresentazione della sua prospettiva sulla rivoluzione, la guerra, l’emigrazione e il successivo adattamento a un paese che non è il suo, una cultura e delle persone che non hanno facilitato tale integrazione.

Personaggi di persepolis

In Europa cercherà di trovare persone che condividano i suoi ideali, tuttavia, incontrerà una realtà ben diversa da quella che conosceva e scoprirà che queste stesse idee vengono difese in modo molto diverso, più superficiale e nella comodità del benessere.

Considerazioni finali

La visione della Satrapi in Persepolis non è oggettiva, poiché si tratta di un’opera autobiografica, ma di certo serve a stimolare alcune riflessioni, ovvero che esiste una totale mancanza di conoscenza da parte dell’occidente verso il resto del mondo, la presenza di pregiudizi ben radicati e la tendenza a criticare partendo dall’ignoranza.

Qualcosa di non troppo diverso dalla realtà del mondo da cui proviene Marjane, dove anche i suoi genitori, nonostante le idee progressiste, sostennero coloro che li avrebbero poi privati della libertà e predicavano l’uguaglianza pur avendo una cameriera e tutta una serie di privilegi.

La Satrapi mette tutti in discussione attraverso lo sguardo attento di una bambina; Persepolis costituisce un romanzo di formazione dal quale trarre una lezione, un insegnamento. Come fa la stessa Marjane, che plasma la sue opinioni mentre cresce e comprende il mondo: dall’utopia infantile alla dura realtà. Forse il mondo sarebbe più semplice se conservassimo un po’ di quell’innocenza infantile che abbiamo perso.

“Avevamo così tanta voglia di libertà che ci siamo dimenticati di non essere liberi”

Persepolis


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