Proteggere i figli: preoccupazione ossessiva

Proteggere i figli: preoccupazione ossessiva
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 22 marzo, 2023

  1. Quando si è genitori, proteggere i figli è una priorità che nasce e si installa come una motivazione delle più potenti. Pur sapendo che è impossibile, molti genitori non rinunciano, nella loro struttura mentale, a proteggere i figli da ogni sorta di pericolo o minaccia, reale, probabile o improbabile che sia. In questo modo, proteggerli dalla sofferenza o dalla mancanza diventa una necessità fine a se stessa.

Di regola un genitore comincia a capire, con il tempo, che mantenere i propri figli al sicuro da tutte le minacce è un compito impossibile, soprattutto quando cominciano ad acquisire autonomia nei loro movimenti. Per quanto un genitore sia attento, ci sono sofferenze che non si possono e non si dovrebbero evitare a un figlio perché fanno parte del bagaglio di stimoli che serve alla crescita.

“La gente parla di maggiore età. Questa non esiste. Chi ha un figlio è condannato a essere padre per tutta la vita. Sono i figli che si allontanano da noi. Ma noi genitori non possiamo allontanarci da loro.”

-Graham Greene-

Alcuni genitori, però, decidono di non accettare questo dato di fatto. Assumono, potremmo dire, un atteggiamento di onnipotenza nei riguardi della vita dei figli. Credono che essendo sempre presenti, non succederà nulla. Come se fosse pensabile, come se non esistessero mille pericoli impossibili da schivare pur indirizzando alla sicurezza del bambino tutta la propria energia.

Proteggere i figli diventa allora un’ossessione. Questo pensiero si traduce soprattutto in una vigilanza continua che a poco a poco li esaurisce. Allo stesso tempo, questo tipo di genitore tende a mantenere un atteggiamento di sospetto di fronte agli altri e di fronte al mondo.

Madre abbraccia il figlio

Proteggere i figli: una sfida che racchiude la censura 

Senza rendersene conto, il padre e la madre che stiamo tratteggiando, cominciano ad assumere l’aspetto della censura. La parola “no” è sempre sulla loro bocca e quasi sempre accompagnata da una minaccia. “Non farlo perché ti può accadere che…”.

Allo stesso modo, spesso senza volerlo o per lo meno senza esserne coscienti, iniziano a limitare drasticamente l’esperienza del bambino. “Meglio non andare al parco perché fa troppo freddo e poi ti raffreddi”. “Non stare fuori a lungo perché la strada è piena di pericoli”.

Gli animali trasmettono le malattie, il fuoco brucia, l’acqua bagna … il mondo diventa un unico grande pericolo. E si trasmette ai figli l’idea che l’unica cosa capace di scongiurarlo sia la presenza del padre o della madre. E a volte, il bambino si convince che sia vero.

Ossessione e controllo

I genitori ossessionati dall’idea di tenere al sicuro il figlio diranno che vogliono solo proteggerlo e che lo fanno per il suo bene. E se qualcuno mette in discussione questo comportamento, presentano una lunga lista di motivi a loro difesa, che il più delle volte suona come un’accusa verso gli altri. “Tizio ha lasciato solo il ragazzino che poi è caduto e si è rotto un dito”. “Caio non bada ai suoi figli, infatti guarda come sono maleducati”.

Lo definiscono “proteggere”, ma in realtà si tratta di qualcosa di meno accettabile. La parola corretta è “controllo. Sono genitori controllori, non hanno nessun problema a dirigere e proteggere la vita dei propri figli, fino ai livelli più estremi. Desiderano vigilarne ogni passo intrapreso, intervenire pesantemente in ogni loro progetto. Essere lì, sempre presenti, come un’ombra onnipotente. Questo atteggiamento in genere si mantiene ben oltre l’infanzia del figlio.

Genitori iperprotettivi

Cosa si nasconde dietro questa ossessione?

Qualunque genitore può sentire, in un certo momento, la tentazione di agire come se il figlio fosse un oggetto di proprietà. Non si tratta di essere persone cattive; più semplicemente, veder nascere un bambino, esserne responsabili, genera un legame fortissimo. Non si è sempre preparati a un amore tanto viscerale sapendo, allo stesso tempo, di doversene assumere il rischio intrinseco che comporta.

La maggior parte dei genitori ossessionati dal controllo, in fondo, desiderano qualcos’altro. È possibile che il loro sogno sia prolungare questo vincolo più a lungo. Non rinunciare all’idea che i figli avranno sempre bisogno di loro, per tutto. Allontanare il pensiero che la legge della natura prevede che un figlio finisca per fare la sua vita, senza i genitori. Si tratta, in breve della paura di ammettere che quella tra genitore e figlio sia una relazione destinata a cambiare, destinata a una graduale separazione.

È molto probabile che questi genitori ossessivi non abbiano avuto una buona esperienza con la perdita. Forse hanno ancora un dolore da superare. Sono terrorizzati dalla possibilità che i loro figli smettano di avere bisogno di loro o almeno, comincino ad averne meno bisogno e andranno alla conquista del mondo, loro soli. Perciò si premurano di spaventarli, di mostrare loro tutte le cose orribili a cui potrebbero andare incontro senza il loro mantello protettivo.

Altre volte, nell’eccesso di cura si nasconde il rifiuto. Il padre o la madre non amano il bambino quanto vorrebbero. E si difendono da questo sentimento inconscio esagerando con le premure. In ogni caso, dietro queste forme ossessive di protezione c’è sempre qualcosa di malsano, che merita di essere analizzato.


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