Riconoscere lo schema del fallimento
Gli schemi sono strutture mentali che influenzano emozioni, pensieri e comportamenti. Iniziano a prendere forma durante l’infanzia e scompaiono solo quando il nostro cuore smette di battere. Sebbene siano caratterizzati da una linea comune, sono comunque personali. In questo articolo spieghiamo come riconoscere lo schema del fallimento, tra tanti.
Esistono tanti schemi tante quante sono le esperienze e i momenti. Uno dei più comuni, tuttavia, è lo schema di fallimento. A volte risiede nei sentimenti di insuccesso maturati durante l’infanzia e nel modo in cui sono stati gestiti.
Sebbene sia profondamente variabile, gli studi indicano un’origine ricorrente. Per esempio, un genitore molto critico, che fa spesso paragoni con i fratelli e che condivide pochissimo tempo di qualità con i propri figli. In qualche modo, questo genitore è presente solo per correggere o punire. Lo schema del fallimento è tipico anche delle persone perfezioniste che non riescono a soddisfare aspettative ben lontane dalla realtà.
Una concezione mentale che ci fa agire cercando di confermare il suddetto fallimento. A livello inconscio, la persona si convince talmente tanto di essere incompetente che finisce per diventarlo. Una sorta di profezia che si autoadempie.
La persona, dunque, non è felice, ma non sa come uscire dall’impasse. La terapia sarà quindi finalizzata a insegnare al paziente a modificare il proprio schema di fallimento.
Segnali per riconoscere lo schema del fallimento
Alcuni segnali ci aiutano a riconoscere lo schema del fallimento. In primo luogo, è comune svilupparlo se i genitori sono stati molto critici o, viceversa, hanno ignorato del tutto bisogni e pregi dei figli. Altri indizi che possono ricondurre allo schema del fallimento sono:
- Non adottare le misure necessarie per sviluppare competenze stabili e sicure a livello lavorativo.
- Scegliere ruoli al di sotto dei propri meriti o del proprio potenziale.
- Evitare le promozioni o i progressi in ambito lavorati e accademico.
- Ottenere un lavoro, ma essere licenziati perché si ha la tendenza a procrastinare i compiti da svolgere per mancanza di puntualità o negligenza.
- Non impegnarsi in una professione, passare da un lavoro all’altro.
- Scegliere una carriera molto dura o difficile da intraprendere e non sapere quando sarà possibile esercitarla (attore, calciatore, etc).
- Paura di prendere l’iniziativa o decisioni sul posto di lavoro.
- Scegliere un partner che ha successo nel lavoro e nella vita.
- Cercare di compensare la mancanza di rendimento lavorativo concentrandosi su altre questioni: l’aspetto fisico o la maternità.
Se vi sentite identificati con queste trappole della vita, probabilmente avete aderito a uno schema del fallimento. Questo modello di pensiero ha cercato di insidiarsi più e più volte durante il corso della vostra vita e vi ha tenuto bloccati fino ad ora.
Forse provate tristezza e delusione, perché non vi sentite in grado di esprimere tutto il vostro potenziale. Risulta essenziale risalire all’origine di questo schema. Dopodiché, smetterla di sentirsi frustarti: nessuno è da biasimare per la sua storia personale.
È normale che lo schema del fallimento induca a mettere in atto misure che lo confermino. È ciò che il cervello ha imparato in passato e per esso camminare lungo i sentieri noti è come camminare nella casa della propria infanzia.
Riconoscere lo schema del fallimento e bloccarlo
Rompere lo schema del fallimento non è un compito facile, in parte perché bisogna cambiare alcune abitudini su due livelli: mentale e comportamentale.
D’altra parte, il paziente che si rivolge al terapeuta dovrà apportare questi cambiamenti in modo strutturato. Alcuni obiettivi terapeutici in genere proposti per combattere lo schema del fallimento sono:
- Riconoscere l’attivazione dello schema. Il paziente deve essere consapevole delle situazioni in cui si attiva il suo schema. In genere, queste avranno a che fare con problemi accademici, lavorativi o di rendimento. Il paziente può tenere un diario in modo che il terapeuta possa osservare le situazioni di attivazione più comuni.
Una volta consapevole del fatto che lo schema si attiva in un determinato modo, deve provare a non lasciarsi travolgere. Una frase che possiamo usare in questi casi è: “Il mio schema di fallimento sta entrando in azione. Non ho intenzione di muovermi in base a quello che mi dice anche se è quello che ho sempre fatto”.
- Prendere decisioni che comportano dei cambiamenti. Lo schema del fallimento ci confonde, ci fa girare la testa, ci guida a prendere decisioni ispirate a un contesto emotivo negativo, solo con l’obiettivo di confermare il nostro destino di sconfitti. Spetta a noi riconoscere queste informazioni e aggirare la trappola.
Sforzatevi ogni giorno di prendere una decisione: con il partner, dal fruttivendolo, su come arredare la casa, ecc. Il segreto è familiarizzare con il processo decisionale. Una volta acquisita questa abilità nella vita quotidiana, potete estenderla ad altri campi.
- Creare un promemoria. Potreste creare un promemoria per ricordarvi in cosa consiste lo schema allo scopo di usarlo quando serve.
- Scegliere attività motivanti. Cercate di includere nella vostra vita obiettivi soddisfacenti per il percorso da intraprendere e non tanto per il loro raggiungimento.
- Fare un elenco delle proprie abilità e dei propri successi. Questo aiuterà a ricordare che nel corso della vostra vita non hanno prevalso solo la sfortuna, la frustrazione e il fallimento.
In sintesi, bisogna allontanare il cervello dal solito schema inefficace. All’inizio, il cambiamento sarà complicato a causa dell’inerzia dello schema: esso è perfettamente integrato nelle nostre vite.
Tuttavia, con pratica e perseveranza, lo schema del fallimento svanirà e verrà sostituito da un altro che contribuisce alla nostra crescita invece di frenarci e limitarci.
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- Young, J. (2013). Terapia de esquemas. Guía práctica. Descree de Brouwer.