Quando scegliere vi porta alla solitudine

Quando scegliere vi porta alla solitudine

Ultimo aggiornamento: 30 luglio, 2016

Quando andavamo a scuola, facevamo già uso di espressioni come “mi hanno bocciato”, perché spesso non siamo in grado di sopportare il peso delle nostre decisioni e ci giustifichiamo utilizzando elementi esterni. L’espressione corretta dovrebbe essere “ho deciso di non studiare” o “ho deciso di deciso di dedicare il mio tempo ad altro”. Abbiamo paura che il gruppo, gli altri, non ci accettino; temiamo la solitudine.

La libertà di essere se stessi implica due elementi molto importanti: evitare le giustificazioni ed assumersi le conseguenze delle proprie azioni. Ma è difficile essere liberi, liberi dall’ansia di piacere agli altri, dallo sforzo di adattarci a ciò che loro vogliono, di fare ciò che la società si aspetta da noi.

Si tratta della libertà che l’Occidente prova a difendere, e che molti paesi invidiano; ma esiste un’altra libertà, più sottile, ovvero la libertà di scegliere entro i margini che abbiamo. Questa libertà ci fa davvero paura, perché significa assumerci un rischio di cui siamo responsabili per nostra decisione.

I tuoi sogni si trovano dall’altra parte dei tuoi pregiudizi, delle paure e delle credenze. Smetti di giudicare, apri la tua mente e affronta le tue paure.”

(Albert Ureña)

La libertà e l’approvazione degli altri

Nella società attuale, il nostro modo di agire, di vestirci, di pettinarci, di parlare è condizionato dalla ricerca dell’approvazione altrui. Non dobbiamo trasgredire totalmente le regole e fare ciò che vogliamo: l’idea è quella di trovare un equilibrio tra la nostra libertà personale e il rispetto verso gli altri. Il paradosso è che, se noi non accettiamo noi stessi, molto difficilmente lo faranno gli altri.

L’attore Bill Cosby un giorno disse: “Non conosco il segreto del successo, ma so che il segreto del fallimento è provare a piacere a tutti”. Ci sono diversi studi che indicano che al giorno d’oggi sui social network tendiamo a mostrare il meglio di noi, e questo è un modo per ottenere l’approvazione altrui.

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Pubblichiamo i pensieri che potrebbero ricevere dei “mi piace” ed evitiamo di scrivere cose che potrebbero risultare meno popolari. Questo tipo di ragionamento viene applicato anche alla “vita offline”, in cui mostriamo i lati di noi che riteniamo piaceranno maggiormente.

“Essere se stessi in un mondo che fa di tutto per impedirtelo è la più grande delle vittorie”

(Ralph Waldo Emerson)

Alcune ricerche hanno dimostrato anche che la parte del cervello che si attiva quando si riceve una ricompensa è la stessa che si attiva quando riceviamo l’approvazione degli altri; dunque è evidente che leggiamo tale gesto come fosse un premio, qualcosa di molto piacevole. Di certo, è soddisfacente essere approvati dagli altri, ma questo non può essere il motore che muove la nostra vita. A dare impulso alla nostra vita devono essere i nostri gusti e i nostri veri desideri.

L’aspetto positivo e negativo della solitudine

Alcuni studi antropologici sostengono che è possibile che la ricerca dell’approvazione altrui provenga da molto lontano, da quando, nella preistoria, si dipendeva da un gruppo di esseri umani per sopravvivere. Era estremamente difficile che una persona sola potesse restare in vita in quelle circostanze. Per questo, siamo giunti ad associare la libertà alla solitudine: in altre parole, se il gruppo non ci accetta, saremo liberi, ma soli.

Una ricerca pubblicata l’anno scorso sulla rivista Perspectives on Psychological Science ha fornito nuovi dati a proposito dell’impatto della solitudine sulla qualità della vita. Sono stati presi in esame 70 studi precedenti, realizzati tra il 1980 e il 2014 e riguardanti il modo in cui la solitudine, l’isolamento sociale o il semplice fatto di vivere da soli influissero sulla longevità. L’età media dei partecipanti era 66 e circa un terzo di loro soffriva di qualche disturbo cronico.

Si dedusse che l’isolamento sociale (ovvero avere pochi o nessun contatto sociale e realizzare poche o nessuna attività sociale) è associato ad una morte prematura e il rischio che ciò avvenga è circa del 29%.

“Per poter amare, bisogna svolgere un lavoro interiore reso possibile solo dalla solitudine”.

(Alejandro Jodorowsky)

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Ma la solitudine intesa come quei momenti in cui abbiamo bisogno di riflettere, conoscerci e capire chi siamo ha un significato diverso. La ricerca dell’approvazione altrui può portarci a sentirci soli; accettarci e imparare dai nostri errori e dalle nostre virtù ci aiuterà a conoscere la persona che siamo davvero, ovvero l’unica che tra tutte possiamo davvero amare dal profondo del cuore.


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