Tanatofobia, la paura della morte
L’idea che un giorno non ci saremo più è in grado di mettere a disagio la maggior parte di noi. Per qualcuno, tuttavia, il pensiero è tanto terrificante da impedirgli di condurre una vita normale. In questo caso si parla di tanatofobia. La paura di morire è normale, ma diventa disadattiva quando si raggiungono alti livelli di malessere molto alto.
La tanatofobia è spesso paralizzante e questo tipo di pensiero emerge in modo ossessivo. Per quanto la morte sia un evento naturale, in realtà non ne capiamo il motivo.
Tanatofobia nella vita quotidiana
Chi soffre di tanatofobia è ossessionato dall’idea della propria morte. Evita luoghi come gli ospedali o i cimiteri, così come la visone di film molto violenti, la vista di bare o qualunque cosa sia collegata alla morte.
Sintomi
I sintomi espressi da chi soffre di tanatofobia sono diversi:
- Ansia.
- Pensieri di morte (la propria e quella dei propri cari) ossessivi e costanti.
- Stati d’animo depressivi o depressione.
- Angoscia.
- Comportamenti di evitamento su tutto ciò che riguarda la morte.
- Attacchi di panico.
- Disturbi del sonno.
Cosa si nasconde dietro la tanatofobia?
Un trauma
Molte persone con paura della morte hanno vissuto in modo intenso un evento luttuoso. È il caso, ad esempio, di chi è sopravvissuto a un grave incidente stradale o un attentato.
La tanatofobia può anche essere innescata dalla morte di un familiare o da un evento collegato alla morte, reale o immaginario. Anche un film può essere un fattore che semina la paura.
La paura appresa
Le posizioni che riguardano l’aldilà sono diverse. C’è chi crede nella vita eterna, chi difende l’idea della reincarnazione o della rinascita. Per altri, dopo la morte, non c’è niente.
Ciò nonostante, il pensiero della morte è in genere inquietante. Vivere in una società che teme la morte aumenta le probabilità del singolo di averne paura.
In una cultura che crede nella rinascita, il timore è meno sentito e probabilmente la vita presente verrà vissuta con l’intenzione di accedere a una buona rinascita nella vita successiva.
Che ci sia qualcosa o meno ad aspettarci è una questione personale, ma è ovvio che le nostre convinzioni possono favorire serenità o incutere paura.
“Diversi nella vita, gli uomini sono uguali nella morte.”
-Lao Tzu-
Il desiderio di occultare la morte
Una società che occulta la morte è una società che non l’accetta. È quindi poco probabile che venga incoraggiato un rapporto sano con questo passaggio importante.
Nonostante sui giornali e in televisione abbondino notizie su tragedie e disastri, tendiamo a rifuggire l’idea della nostra morte. Venire a sapere che qualcuno ha lasciato la vita ci rattrista, ma il pensiero che un giorno toccherà a noi, oltre a causare tristezza può generare forte ansia e malessere.
L’equipe di Gala Leòn (2002) così descrive tale atteggiamento: “con questo tentativo di occultamento e di negazione ci incanaliamo in un processo evolutivo all’indietro (retroprocesso) che ci conduce a stadi meno maturi e più bassi del processo evolutivo per quanto riguarda il nostro atteggiamento nei confronti della morte”.
La dissoluzione della propria identità
Un altro aspetto rilevante dietro la paura di morire è la perdita di identità. Una perdita che, in linea di principio, presuppone la mancanza di nozione di un Io che sente. Morire significa smettere di sentire. L’Io si estingue e tutto quello che siamo stati smette di essere.
Ci aggrappiamo a un concetto statico di identità che, per sua natura, è invece transitorio. Ma quando ci rendiamo conto di dover lasciare andare il nostro corpo e la nostra identità, la paura talvolta è paralizzante.
“La morte non è altro che un cambio di missione.”
-Lev Tolstoi-
Le paure alla fine della vita
Secondo l’equipe di Gala León, alla fine della vita emergono una serie di paure; queste possono intensificare la paura che di per sé tendiamo a provare:
- Della morte. Pensare che si proverà dolore fisico o psicologico può causare angoscia in molte persone.
- Di perdere il controllo delle cose. Quando giungiamo alla fine e il nostro corpo perde forza, spesso gli altri devono decidere per noi.
- Di quello che capiterà a chi sopravvive alla nostra morte. Le condizioni in cui lasciamo i nostri cari sono fonte di grandi preoccupazioni. Staranno bene? Soffriranno? Resterà tutto in ordine?
- Della paura degli altri. Osservare la paura negli altri può aumentare la nostra.
- Dell’ignoto. Cosa c’è dopo la morte? Cosa si prova prima della dipartita?
- Che la vita vissuta non abbia avuto nessun significato.
Come viene trattata la tanatofobia?
Il trattamento più utilizzato è la terapia cognitivo comportamentale. Si concentra sia sul piano comportamentale che cognitivo e fisiologico. Il team di Mercedes Bordas (2011), dell’Università di Siviglia, propone una serie di obiettivi:
- Controllare i sintomi dell’ansia. A livello fisiologico si tratta di controllare quei sintomi che sembrano collegati all’idea della morte. A livello cognitivo si lavora sui pensieri relativi alla morte. Vengono anche utilizzate tecniche di rilassamento attraverso la respirazione o di rilassamento progressivo.
- Ridurre i comportamenti di evitamento, sia simulati che dal vivo.
- Abbassare i livelli di disagio emotivo associato all’esperienza della morte. La ristrutturazione cognitiva, da questo punto di vista, è essenziale quando si desidera lavorare sulla tanatofobia.
Conclusioni
Sebbene la morte sia uno tra i tanti passaggi della vita, è normale provare paura o rispetto nei suoi confronti. Tuttavia, se è tanto intensa da impedirci di vivere in modo normale, la scelta appropriata è cercare un aiuto professionale.
Un buon sostegno fornisce gli strumenti utili a impedire che la paura ci blocchi. In questo modo torneremo a godere delle nostre attività come abbiamo sempre fatto. Quello che veramente conta non è morire, ma vivere in modo pieno e apprezzare ogni piccolo dono che ci offre la vita.
“Vivere senza paura non solo è possibile, è la gioia suprema. Quando toccate l’assenza di paura, siete liberi.”
-Thich Nhat Hanh-